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Let's Sing 2021- recensione

Il canto è un libro aperto: con una canzone allegra il viso si distende, gli angoli della bocca si allargano in un sorriso spontaneo e il corpo ondeggia freneticamente. Con una canzone triste, invece, le palpebre si chiudono, l'anima cerca rifugio tra quelle note e un nodo claustrofobico stringe la gola senza alcuna pietà.



Il canto può essere un nascondiglio segreto in cui potersi spogliare della propria corazza, e urlare a squarciagola incuranti delle innumerevoli stonature. Non esiste alcun controllo, anzi, quei brani toccano inevitabilmente le corde dell'anima, le svegliano dal loro torpore e le scuotono con dolcezza e violenza al tempo stesso.



Una scarica di adrenalina simile era già oggetto di desiderio dai tempi di VanBasco Karaoke, o dal Canta Tu degli anni 2000, ma potremmo fare molti esempi ancor più datati. Potersi mettere alla prova su una base strumentale era strano: dopo aver ascoltato per anni la voce di un cantante, stavolta, l'unica voce da ascoltare e su cui fare affidamento era la nostra. Così impugnavamo il microfono in modo goffo, chiudevamo gli occhi ed espiravamo lentamente per ristabilizzare il respiro. Col cuore in gola fingevamo di cantare per qualcuno, di avere un'enorme platea pronta a giudicarci o di essere le nuove star internazionali.



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23 novembre 2020 alle 10:10