Control: Ultimate Edition - recensione
Il nome di Remedy Entertainment è quello di uno degli studi di sviluppo più importanti della storia dell'industria videoludica. L'azienda finlandese, capitanata dal carismatico Creative Director Sam Lake, è stata l'ideatrice di storie indimenticabili come quella dell'implacabile Max Payne o quella dell'enigmatico scrittore Alan Wake ma è anche una delle maggiori innovatrici in un mercato troppo spesso stazionario e stagnante come quello dei videogiochi tripla-A.
Tale brillantezza nel comparto narrativo, purtroppo, non si è sempre tradotta in un travolgente successo in termini di vendite ma Remedy non ha mai rinunciato alla voglia di sperimentare, di plasmare nuove IP ed immaginare mondi fantastici, caratterizzati da una visione creativa assolutamente affascinante.
Il punto più alto dell'opera dello studio di Helsinki, con ogni probabilità, è stato raggiunto con Control, l'eccelso action radicato nei canoni del genere metroidvania rilasciato nel 2019. Si trattava di un titolo dall'ottimo intreccio narrativo graziato da un gameplay galvanizzante e da un setting costruito con rara maestria che, però, soffriva a causa delle limitazioni tecniche imposte dalla scarsa potenza delle console di scorsa generazione che comportavano rallentamenti e vistosi cali di frame-rate.
