Sword of the Necromancer – Recensione
Dopo il mezzo fallimento di Indiecalypse, JanduSoft tenta di risollevarsi grazie al lavoro di Grimorio of Games, che propone un roguelike con meccaniche innovative. Abbiamo analizzato per voi l'interessante Sword of the Necromancer. Ecco la nostra recensione.
Tama e Koko
Il mercato dei videogiochi è al momento relativamente saturo di prodotti appartenenti al genere roguelike. Molti sono stati anche in grado di rivoluzionare il genere e di tenere gli appassionati incollati allo schermo per centinaia di ore. Opere come The Binding of Isaac, Rogue Legacy e più recentemente anche Dead Cells sono diventate pietre miliari grazie a spunti intelligenti e a una realizzazione tecnica di prim'ordine.
Sword of the Necromancer tenta d'inserirsi in questo vasto panorama, sfruttando elementi classici con qualche licenza poetica, tra cui una trama relativamente complessa che solitamente non è prerogativa del genere. La storia coinvolge Tama, una giovane ladra ribelle, e Koko, una sacerdotessa pura e ingenua, le cui vite si intrecciano fino a sfociare in un amore troncato sul più bello a causa della morte della religiosa per mano di un criminale. Tama, distrutta dal dolore, decide di riporre le sue speranze nella spada del negromante da cui prende il titolo il videogioco, in grado, secondo la leggenda, di riportare in vita i morti. Inizia così un'avventura molto particolare, con una serie di risvolti inaspettati, nel covo del creatore dell'arma, in cui Tama impara a sfruttare i poteri unici della lama per riuscire a salvare Koko.
Scegli di che morte morire
La struttura alla base di Sword of the Necromancer è quella classica di ogni dungeon crawler che si rispetti: la nostra eroina deve affrontare una serie di livelli di difficoltà crescente, sconfiggendo mostri in stanze generate proceduralmente e alcuni enormi boss per arrivare all'epica conclusione. L'eventuale morte comporta la perdita della maggior parte dei progressi, obbligando così i giocatori a ripartire da zero e tentare nuovamente la discesa negli inferi. Il meccanismo punitivo alla base dei roguelike viene però mitigato da una serie di opzioni inserite da Grimorio of Games, che permettono di fatto di annullare gli azzeramenti trasformando il titolo in una sorta di roguelike entry level per i neofiti.
Quale che sia la configurazione scelta, Sword of the Necromancer rimane un hack ‘n' slash con visuale top-down, in cui si esplorano dungeon pieni di nemici e tesori. In ogni piano l'obiettivo principale è trovare la chiave per aprire la porta e accedere alla stanza del boss, cercando di recuperare eventuali tesori e subendo meno danni possibile dai nemici che popolano i sotterranei. Gli attacchi di Tama sono affidati ai comandi frontali, mentre con i grilletti è possibile utilizzare una schivata dotata di un numero limitato di cariche. Fin qui nulla di nuovo, ma la situazione cambia in parte stringendo tra le mani la spada del negromante.
