Scarlet Nexus - prova
Scarlet Nexus si è presentato al pubblico come la più classica delle scatole degli enigmi. Una produzione Bandai Namco Studios d'ispirazione orientale, vicinissima alla cultura degli anime, l'ennesima in un portfolio che intreccia adattamenti su licenza e opere originali. Un progetto che porta le firme di Kenji Anabuki, direttamente dalla serie Tales of, di Keita Iizuka, la mente dietro Code Vein, e soprattutto quella dell'art director Kouta Ochihai, la matita dietro i tratti di God Eater cui si è affiancato l'esordiente Masazaku Yamashiro.
Un titolo fortemente improntato all'azione tradizionale, molto distante dal classico JRPG, nonché decisamente più vicino all'Astral Chain di Platinum Games piuttosto che alla formula soulslite vista in Code Vein. Insomma, un videogioco atipico che a nostro avviso poteva essere tutto e niente, l'ennesimo "anime video game" impalpabile come un progetto destinato a lasciare il segno. Ma quando abbiamo finalmente vestito i panni dei protagonisti Yuito Sumeragi e Kasane Randall, la maschera è caduta e la nebbia si è dipanata tutto d'un colpo.
"Caspita, ma questo è un anime shonen, anzi, un ottimo anime shonen fatto e finito", abbiamo pensato dopo circa tre ore di gameplay. Ironia del destino, l'anime in questione si farà per davvero: Funimation ha licenziato il marchio allo studio di animazione Sunrise, che durante l'estate di quest'anno metterà in scena la serie ufficiale di Scarlet Nexus, una trasposizione diretta degli eventi raccontati nel videogioco.
