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Mind Scanners - recensione

La distopia è un genere spaventoso e potente, capace di far riflettere sui pericoli che si nascondono dietro l'uso sconsiderato dei media e dell'informazione. Che l'abbiate scoperto con l'intramontabile 1984 di Orwell, con il drammatico e scenograficamente eccessivo Brazil di Terry Gilliam o con le follie social di Black Mirror, sappiate che Mind Scanners ricrea perfettamente le atmosfere asfissianti, tragiche e grottesche tipiche del genere.



In una società che controlla ogni vostro movimento, in cui essere paranoici è inevitabile, come comportarsi di fronte a un ordine ingiusto? Come ribellarsi, nel vostro piccolo, quando la vostra città è sotto un opprimente regime totalitario? Quando viene deciso dall'alto cosa è normale o meno, a cosa crederete? Mind Scanners, del nuovo team di sviluppo The Outer Zone, vi porrà queste domande senza mezzi termini. A voi scegliere se piegarvi al volere della Struttura o se compiere piccoli atti rivoluzionari.



Forse avete già presente Papers, Please di Lucas Pope (che con Return of the Obra Dinn ha vinto il BAFTA nel 2019 proprio per il game design), un gioco semi-narrativo che spingeva il giocatore a scegliere chi potesse o meno superare una dogana. A seconda della vostra volontà di eseguire gli ordini o meno, cambiavate le sorti della società. Mind Scanners parte da questo concept e ci costruisce sopra una distopia cyberpunk. Dovrete fare nel vostro meglio in un contesto dove non potrete fidarvi di nessuno.



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18 maggio 2021 alle 17:11