Horizon Forbidden West è meraviglioso, ma...
Sapete come si dice: "la bellezza delle cose esiste nella mente di chi le contempla". Guardando un antico acquedotto dell'epoca classica, un architetto sarà rapito dalle linee delle arcate, dall'implementazione della struttura nel territorio, o ancora da altre caratteristiche che brillano nella sua sfera di competenza e interesse. Mettete lo stesso acquedotto di fronte a un ingegnere, e questi probabilmente finirà per apprezzarne maggiormente la funzionalità pratica e la sicurezza.
Gira che ti rigira, nel settore dei videogiochi questa discrepanza d'interessi e attenzione tocca praticamente qualsiasi prodotto, e lo fa a qualsiasi livello. C'è chi dice che l'Undertale di Toby Fox è un capolavoro senza tempo, e chi invece non riesce a superare lo scoglio dell'obsolescenza grafica; c'è chi è disposto a chiudere un occhio su bachi e imperfezioni nelle animazioni di un'opera e chi invece ha costruito una carriera attorno all'analisi di questi elementi; c'è chi vive esclusivamente di esperienze in single player e chi veicola il proprio amore per il medium solo attraverso il multigiocatore.
La natura variopinta del videogioco rappresenta senza dubbio uno dei suoi più grandi punti di forza: opere come Death Stranding, Papers Please e What Remains of Edith Finch, saranno follemente amate da alcuni individui e detestate da altri, e la maggior parte delle volte non sarà possibile individuare una verità insindacabile. Ma cosa c'entra tutto questo con Horizon Forbidden West?
