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Kena: Bridge of Spirits - prova

Perché Kena: Bridge of Spirits piace a tutti? Perché nessuno ha storto il naso né espresso dubbi di fronte al lavoro di Ember Lab, uno studio composto da appena quattordici elementi che si trova al primo confronto con il mondo dei videogiochi dopo anni di esperienze nell'animazione?



Ci sono diverse risposte a questa domanda. La prima, la più banale, è che Kena: Bridge of Spirits è meraviglioso a vedersi. La qualità tecnica emersa dalla modellazione dei personaggi, dall'espressività della protagonista e dalla magnificenza delle ambientazioni, è uno dei migliori biglietti da visita che ci sia stato proposto in epoca recente, ed è a dir poco assurdo che un simile risultato provenga da un team tanto piccolo.



Poi c'è un'altra ragione, una che non va assolutamente sottovalutata. Questa esclusiva console PlayStation, infatti, ha la straordinaria capacità di scherzare con i ricordi di migliaia di ragazzi e ragazze. Le atmosfere incarnano l'inconfondibile stile Pixar ma è la natura di videogioco a sferrare duri colpi alla nostalgia, rievocando le esperienze che hanno segnato le vite degli appassionati, i primi contatti con la serie di Zelda, l'epoca delle grandi avventure tridimensionali per console.



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18 giugno 2021 alle 12:10