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The Suicide Squad: Missione suicida - recensione

È da molto che osserviamo perplessi con chi giudichi con severa seriosità film con personaggi dai poteri speciali come protagonisti. Che si può anche fare con gente come Batman, Superman, gli X-Men o gli Avengers. Ma certo non con i protagonisti di Suicide Squad. Ai quali del resto di essere presi sul serio proprio non interessa.



Dopo il primo film del 2016, che nella sua mediocrità commerciale riusciva comunque a intrattenere, grazie a una serie di personaggi assurdi pur discretamente scritti, in questo nuovo trattamento, che fin dal titolo rifiuta di essere un "numero 2", sacrificando allegramente un bel pezzo del vecchio cast, ci troviamo di fronte a un gruppetto di nuovi protagonisti, ancora più surreali dei precedenti.



Oltre al ritorno di Harley Quinn e Rick Flag, la ragazza del Joker e l'impavido Colonnello, faremo conoscenza di: Bloodsport (Idris Elba), in competizione da maschio alpha con Peacemaker (John Cena); Ratcatcher II (Daniela Melchior), ragazza ferita dalla vita che domina eserciti di topi; Polka-Dot Man (David Dastmalchian), un uomo che spara ridicoli pois colorati ma dal tragico background emotivo, dovuto a una madre manipolatrice (che sarà al centro di un paio di spassose gag); l'esilarante Uomo squalo, King Shark, sempre affamato e bisognoso di amici, che in originale è doppiato da Sylvester Stallone e in mocap è modellato su Steve Agee, che è anche uno dei membri del riluttante team della perfida Amanda Waller (ancora Viola Davis). Ma anche tutti i personaggi minori godono di una particolare cura nella scrittura, avvertibile.



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31 luglio 2021 alle 16:11