Swordbreaker The Game – Recensione
Quando la fantasia prende il sopravvento durante un racconto, che sia un libro, un fumetto o un film, è inevitabile dare vita a dei what if, varianti immaginarie sul prosieguo della storia secondo il nostro volere, una scelta che il protagonista non ha preso ma che noi in terza persona, invece, avremmo considerato. I what if si sprecano anche per il genere stesso del gioco di cui scriviamo oggi: cosa succederebbe se una visual novel dovesse incontrare un libro-game? E come si evolverebbe l'avventura se, invece delle tradizionali route amorose che ne contraddistinguono il genere, potessimo spostarci sul medievaleggiante, su una storia eroica e su creature mitologiche?
Di titoli che propongono avventure testuali ne esistono a bizzeffe, anche se raramente pubblicizzati: naviga sulla stessa barca Swordbreaker The Game, un'avventura molto più vicina a un fumetto interattivo che a un effettivo videogioco, ma ciononostante in grado di nascondere qualche spunto interessante.
Per la forza di Greyskull
Attraverso una fitta nebbia, un eroe senza macchia scorge la figura di un oscuro castello. Armato solo della sua fidata spada, dei resti di una particolare armatura e della sua mappa macchiata dalla pioggia, l'eroe decide di mettere piede nel minaccioso castello e scoprire cosa nasconde. La storia racconta le gesta dell'eroe guidato esclusivamente dal fato e dalle sue abilità, trovatosi in un castello abbandonato, ma pieno d'insidie, trappole e creature, alcune eccentriche, altre ostili.
A differenza di una comune visual novel, Swordbreaker The Game propone al giocatore una scelta da compiere per ogni singolo riquadro di testo, lasciando che sia lo stesso a immedesimarsi e, pad alla mano, a scegliere la sorte dell'eroe vignetta dopo vignetta, selezionando le risposte elencate – solitamente da uno a tre, ma con qualche variante come lo scheletro dorato.

L'altra leva!
Proprio grazie alla sua incredibile varietà, la storia non risulta quasi mai lineare, propone davvero tanti modi per viverla e altrettanti finali, anche se non tutti soddisfacenti e degni del tempo che vi è stato dedicato. Il gioco è infatti vittima di una certa superficialità narrativa, non solo dovuta a una piattezza generale della trama, o delle trame, al plurale, queste sì scelte dal giocatore stesso, ma tutte o quasi prive di mordente anche a causa dei personaggi – sia primari che secondari – privi di una caratterizzazione ben definita o di una giusta contestualizzazione.
Swordbreaker The Game ha la bontà di prendersi in giro da solo se non altro, e nel complesso la narrazione può anche risultare avvincente e divertente, ma dopo qualche playthrough è palese come gli sforzi di renderla credibile vadano man mano scemando (vedi anche: alieni che rubano la scena in un contesto medievale), e non fa di certo una buona impressione vederla tralasciata da un gioco legato a essa stessa, al suo punto chiave. A questo aggiungiamo l'impossibilità di impostare la lingua dei testi in italiano, ma solo in polacco o in un inglese a volte sgrammaticato.

Grazie eroe, ma la principessa è in un altro castello
Il punto di forza del gioco ha dunque svariati problemi, ma perlomeno la componente narrativa è accompagnata da una fortissima diramazione degli eventi, che portano a moltiplicare la rigiocabilità di Swordbreaker The Game, specialmente se mossi dall'ottenimento del trofeo di Platino (ma ci arriveremo a tempo debito). Abbiamo apprezzato la vastità del castello, facilmente visibile dall'opzione apposita nel menù principale, che mostra dove sono ambientati e situati i punti del titolo visitati e quelli ancora da scoprire, per un totale di più di quattrocento voci.
Promosso il comparto grafico, che seppur pecchi gravemente di stile con i font utilizzati nel menù e nei riquadri di testo, viene sorretto come la sfera celeste dal titano Atlante dalle formidabili illustrazioni, capaci di donare charme attorno al protagonista e sensazioni di minaccia per determinati mostri. Ed è per fortuna l'elemento più ricorrente del gioco, sono ben trecentoventiquattro gli artwork sparsi per il gioco.
Bocciamo, invece, il comparto sonoro. A causa di una composizione di soundtrack praticamente inesistente e di un doppiaggio poco credibile nonché presente solo al filmato di apertura e al finale e neppure in linea con quanto scritto nei sottotitoli, questo ramo di gioco non ha saputo convincerci neanche un po'.

Trofeisticamente parlando: one slash, one kill
Se assidui lettori e contrari alle guide ai trofei, il Platino di Swordbreaker The Game potrebbe richiedervi un bel po' di esplorazione. Al contrario, conoscendo già le risposte da selezionare per ogni singolo trofeo, la coppa massima del titolo sarà vostra in appena trenta minuti. Tutti i trofei sono infatti legati alle diramazioni di trama selezionate e visitate appena, ma non necessariamente esplorate, in quanto il set di trofei richiede di portare a termine l'avventura una sola volta e non di visualizzare ogni singola scena proposta.
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