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The Forgotten City – Recensione

Il dado è tratto, con la nostra recensione di The Forgotten City. La trasposizione di Skyrim in salsa romana di Dear Villagers e Modern Storyteller è pronta a stupirvi con tanti colpi di scena. Ci siamo accomodati su un comodo triclinio e ci siamo lanciati per voi in quest'avventura.



Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo



Negli ultimi anni il web si è riempito di meme dedicati al mitico Skyrim. Il gioco targato Bethesda è infatti stato riproposto in tutte le salse e su ogni piattaforma possibile. Questa sua onnipresenza gli è valsa una serie di battute, che non hanno però intaccato la fama del titolo. Numerose sono difatti anche le mod, ossia insiemi di modifiche estetiche e funzionali per il titolo realizzate sia da amatori che da professionisti. Grazie a queste, Skyrim ha vissuto e sta vivendo una nuova vita, trasformandosi spesso in qualcosa di totalmente diverso dall'originale gioco di ruolo.



La nostra lunga premessa legata a Skyrim è fondamentale per comprendere il percorso di The Forgotten City, gioco nato letteralmente da una sua costola. Il ristretto gruppo di Modern Storyteller, composto da soli tre membri, ha infatti creato quella che in gergo è chiamata total conversion. Quello che abbiamo per le mani infatti è un gioco di deduzione e investigazione, in cui gli elementi ruolistici e di combattimento diventati marginali.



La storia narrata è semplice ma d'impatto. Nei panni di un misterioso individuo (che potrà essere di sesso maschile o femminile) ci risveglieremo sulla riva del fiume Tevere. Qui una ragazza ci chiederà di andare alla ricerca di un'altra persona, un certo Al, in delle rovine romane situate lì vicino. Senza sapere come, si verrà risucchiati in un vortice temporale e ci ritroverà bloccati in una misteriosa cittadina romana, in cui sarà necessario dipanare una serie di misteri per sopravvivere.



Senza troppo svelarvi della trama, vero pezzo forte del gioco, possiamo dirvi che nella città vige quella che viene chiamata “Golden Rule” e che comporta punizioni esemplari per chi commette una serie di crimini. Innescare la regola causerà l'attivazione di un loop temporale, fondamentale per venire a capo di certe situazioni ma anche tremendamente pericoloso.



Chiamatemi Re Mida



Trattandosi di un'evoluzione romana di Skyrim, The Forgotten City presenta una struttura di gioco non dissimile dall'opera di Bethesda. Oltre alla possibilità di dialogare, il nostro protagonista smemorato e senza aspetto (non è infatti possibile personalizzarsi i connotati) può sfruttare una torcia, accovacciarsi e in situazioni disperate attaccare con una serie di armi usando i tasti dorsali.



La totalità del gioco, complice anche l'assenza di un aspetto per il viaggiatore temporale, è in prima persona. La scelta di Modern Storyteller di rinunciare alla terza persona permette di ammirare al meglio lo splendido lavoro di realizzazione delle strutture romane. La città perduta è viva, piena di personaggi con cui interagire e di strutture da esplorare. Non mancano cunicoli nascosti, aree segrete e persino un set di carrucole per muoversi rapidamente nella mappa.



Trattandosi di un gioco dedicato all'Antica Roma, non stupisce poi la presenza di templi, di un anfiteatro e soprattutto delle immancabili terme. Quella realizzata dal team è una riproduzione che lascia a bocca aperta per qualità, con una grafica in Unreal Engine molto curata. Gli effetti di luce legati alla torcia sono altrettanto stupefacenti, soprattutto nelle zone più buie della città. Rivedibili invece, per quanto ben fatte, alcune animazioni facciali. Niente di disturbante comunque, soprattutto se siete abituati allo stile dei giochi targati Zenimax.



Decisamente meno vasta rispetto a Skyrim è invece la mappa, che in ogni caso riserva qualche piccola sorpresa. La non eccessiva dispersione è un aiuto al giocatore, che non si sente mai spaesato e in pochi minuti è già in grado di orientarsi nella città.




Vince chi fugge



Come detto nelle prime righe di questa recensione, The Forgotten City è un gioco di deduzione e investigazione. Questo significa che per superare la maggior parte delle situazioni sarà sufficiente utilizzare la propria materia grigia e un po' di destrezza. L'intera storia è strutturata come una serie di enigmi da risolvere, missioni di difficoltà crescente in cui il loop temporale gioca un ruolo fondamentale.



Molto spesso infatti, per poter proseguire, sarà necessario tornare sui propri passi. Completare determinate azioni e riavvolgere il nastro sbloccherà aree prima inaccessibili o fornirà dettagli su come proseguire. Assistere ad esempio a una votazione, scoprendo che tutti daranno contro al nostro candidato, permette di agire nel passato per modificare i voti e portarli dalla nostra parte.



The Forgotten City, in questo senso, è una storia magistralmente orchestrata ricca di colpi di scena. Ognuno dei personaggi presenti è inoltre debitamente caratterizzato, con numerose strisce di dialogo. Voler conoscere la storia di ognuno potrebbe comportare parecchie ore di lettura di testi, sfortunatamente solo in inglese. Molto buono comunque il doppiaggio, che permette di avere la giusta empatia per i paesani. Interessante anche la presenza della regola d'oro, che non permette di fare crimini o di compiere determinate azioni. Capire però quali siano le azioni che innescano la regola è parte del gioco, uno dei tanti misteri da risolvere.



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Tu quoque, Brute, fili mi!



Uno degli aspetti migliori di The Forgotten City è, come avrete già potuto intuire, la sua storia. Questo non significa però che gli altri elementi siano stati tralasciati. Detto di una grafica assolutamente all'altezza di produzioni ben più blasonate, anche la colonna sonora e gli effetti audio sono di grande qualità. Non esiste un elemento, all'interno di The Forgotten City, che non sia amalgamato al meglio all'interno della ricca lore creata dai ragazzi di Modern Storyteller.



Anche la fluidità del gioco non offre mai il fianco a critiche, tanto che anche nei momenti più concitati i rallentamenti saranno minimi. Una tirata d'orecchie va mossa invece per l'adattamento non perfetto dei comandi. Si tratta di una sbavatura, ma in certi momenti controllare al meglio il proprio personaggio potrebbe risultare più ostico del previsto.



Sorprendente invece la rigiocabilità: a dispetto delle aspettative, che farebbero pensare a un gioco da completare e archiviare, The Forgotten City regala infatti una bella sorpresa. La storia vanta infatti quattro finali differenti, raggiungibili completando determinate azioni. Per vederli tutti sarà necessario impegnarsi al massimo e magari seguire anche qualche indicazione in rete, dato che a volte i soli loop temporali non saranno sufficienti a trovare tutte le risposte.



Trofeisticamente parlando: facta, non verba!



La lista trofei di The Forgotten City non poteva non includere uno scintillante trofeo di Platino. Per sbloccare la romanica ricompensa sarà necessario, oltre a vedere tutti e quattro i finali, completare una serie di azioni specifiche nel gioco. Niente di eccessivamente complicato, a parte la coppa che vi chiederà di completare l'avventura senza innescare nessun loop temporale. Per completare la lista, sarà necessario spremersi davvero le meningi.




L'articolo The Forgotten City – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.

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17 agosto 2021 alle 17:00

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