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Metroid Dread - prova

Raccontare un videogioco come Metroid nel 2021 è un'operazione molto più complessa di quanto non fosse nel pieno dell'età dell'oro della saga di Samus Aran. Perché se escludiamo dall'equazione il remake del secondo episodio, quel Samus Returns pubblicato nel 2017, bisogna tornare indietro di oltre 11 anni prima di imbattersi in un altro capitolo della serie, ovvero Other M per Nintendo Wii, riscoprendo un'epoca in cui le cose funzionavano in modo molto diverso.



Se allora quello del “metroidvania” era un genere sfuggente e destinato a una ristretta cerchia di appassionati, oggi si è trasformato in una fucina creativa capace di dare vita a dozzine di piccoli e grandi capolavori. Hollow Knight del Team Cherry, Ori and the Blind Forest e il suo sequel, il recente Ender Lilies di Binary Haze Interactive, il The Messenger pubblicato da Devolver Digital: questi sono solo alcuni esempi in quello che è stato un vero e proprio Rinascimento inaspettato, una corrente che ha svelato al mondo intero quanto ancora avessero da dire le avventure bidimensionali.



Quando ti chiami Yoshio Sakamoto, assisti a questa sorta di revival, e sei la persona che ha regalato una forma a Samus Aran, è inevitabile sentire il desiderio di proiettare nel futuro la saga che ha scritto le regole del genere. Metroid Dread per Nintendo Switch è proprio questo: il frutto della volontà di creare un proseguo diretto dell'odissea di una delle eroine più amate nel mondo dei videogiochi, allineando meccaniche di gameplay ormai immortali alle più recenti ispirazioni artistiche e creative.



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27 settembre 2021 alle 15:11