LA-MULANA 1 & 2 – Recensione
Mentre tra le produzioni occidentali impazzavano i più grandi titoli per PlayStation 2, come God of War o Grand Theft Auto: San Andreas, il ramo Nintendo vedeva il mercato esplodere grazie alla portentosa rivoluzione che fu Nintendo Wii. Tantissimi furono i titoli degni di nota della console più popolare al mondo – dalle vendite inferiori solo, appunto, a PlayStation 2 – eppure si percepiva in Giappone un certo abbandono delle tipologie di gioco tradizionale su hardware Nintendo, in favore di controlli più accessibili ai non giocatori, come il giroscopio del WiiMote, e contenuti più family friendly. Agli sviluppatori di Nigoro venne così l'illuminazione: ispirarsi a uno dei più grandi generi videoludici e creare un tradizionale gioco da distribuire gratuitamente.
LA-MULANA è infatti stato un freeware per PC e successivamente trasportato come WiiWare, porting che ha fatto esplodere la sua popolarità in Giappone. Contestualmente saranno anche due prodotti completamente differenti e dal successo non paragonabile, ma un po' questa storia ci ricorda Time Slip per la PlayStation NetYaroze – lo conosciamo tutti senza ricordare mai il nome, stiamo parlando di questo. Nato con dentro il senso della nostalgia, ampliando però la grandezza dei giochi classici e aggiungendoci un pizzico di hardcore come solo la vecchia scuola sapeva fare. In occasione del suo quindicesimo anniversario, celebrato l'anno scorso, LA-MULANA, insieme al suo seguito, esplora territori sconosciuti e approda anche su PlayStation 4.
Chibi Indiana Jones
Con la nostalgia e il senso di vintage nel cuore, LA-MULANA si propone al pubblico come un “gioco action basato sull'esplorazione di rovine archeologiche”, una sorta di Indiana Jones in 2D. Nei panni di Lemeza Kosugi, un archeologo nippo-americano, esploreremo armati di frusta e cappello l'antica civiltà di La-Mulana, passando per le rovine più oscure di essa, alla ricerca del tesoro segreto della vita. Una trama banale per un concept sfrutta tutti i cliché del caso senza cercare di nasconderli. Infatti, quantomeno per ciò che concerne i dialoghi e la storia stessa, LA-MULANA è pregno di battute e citazioni che addirittura li prendono in giro quegli stessi cliché usati.
Cosa, però, non è affatto da sottovalutare, è la difficoltà del gioco. Il gioco si struttura in un delizioso metroidvania, ricco di bivi, di nemici agguerriti e tesori da scovare. Non manca un platforming buono e ben composto, questo grazie al sapiente posizionamento di avversari e trappole, che più di una volta ci faranno ripetere intere sezioni per un singolo errore.

Good morning Viet-Mulana!
LA-MULANA, però, si ispira al metroidvania come inteso nei primi Castlevania: punitivo, senza level up e senza checkpoint. L'unico respiro, anche se parziale, è l'altare del punto di salvataggio, da cui è possibile salvare la partita o teletrasportarsi da un altare all'altro, ma che omette però il dettaglio più importante: la cura del personaggio.
Data la difficoltà che non risparmia nessuno, salvare la partita in LA-MULANA è sempre un'arma a doppio taglio: più volte ci siamo trovati a salvare, per errore, in zone non proprio abbordabili e con il minimo di punti vita, elemento che ci ha costretto più volte a ricominciare da zero una run. Vista la natura vintage del gioco non contiamo la meccanica come un deficit. La cosa potrebbe però far scappare a gambe levate il giocatore moderno (o chi non ha più voglia di ripetere allo sfinimento le aree più ardue).
LA-MULANA mette il giocatore seriamente alla prova, però, con l'esplorazione della mappa. La grandezza della mappa di gioco si traduce in tantissime aree uniche da esplorare, con platforming e nemici incontrati sempre diversi. Ma spesso la cosa si rivela un'arma a doppio taglio (di nuovo) a causa di una certa dispersività dell'ambiente, a volte dovuto anche a texture non proprio chiare. E non aiutano affatto i salti.
Saltare in LA-MULANA significa pianificare prima di agire: saltando, infatti, il giocatore è bloccato nella direzione in cui si stava dirigendo prima di premere il tasto e costretto a seguire un arco di movimento preciso. Saltare è più un azzardo che una libertà, e spesso è fonte di guai, soprattutto contro i boss, battaglie intelligenti e che chiederanno sempre tutta la conoscenza possibile del mondo di gioco (alcuni boss possono essere sconfitti solo con determinate armi, ad esempio, scoperta che faremo solo se parleremo con gli NPC).
Chibi-blonde Lara Croft
Prendiamo tutto ciò di cui abbiamo parlato, sia pregi che difetti, e applichiamo lo stesso discorso al seguito, LA-MULANA 2. Ambientato diversi anni dopo la fine del primo capitolo, LA-MULANA 2 ci mette stavolta nei panni della figlia di Lemeza, Lumisa. Seguendo le orme del padre, la ragazza diventa un'archeologa avventuriera a sua volta e decide di seguire le tracce del vecchio protagonista, ora misteriosamente scomparso, finendo proprio a scovare le rovine di La-Mulana.
Seppur il gioco sia meno incisivo del suo predecessore, almeno in termini di popolarità, il secondo capitolo potenzia ogni aspetto del primo. Il gameplay risulta incredibilmente più pulito e fluido, le mappe esplorabili più comprensibili e (leggermente) meno dispersive e i movimenti migliorano sotto ogni punto di vista. Anche i salti, tenuti sì ad archi, ma decisamente a livelli più accettabili e con reazioni più rapide.
Entrambi i titoli, pur non avendo un sistema di level up, lasciano il potenziamento del personaggio al denaro trovato in giro per il mondo di gioco. Questo, se speso per i giusti attrezzi, diventa la risorsa più utile del gioco insieme alle applicazioni da installare sul tablet. Audacemente, infatti, entrambi i capitoli hanno trasformato l'albero delle abilità dei personaggi in un tablet su cui installare determinate app, che possono aiutare nell'esplorazione o a potenziare ciò che già possediamo. Il tutto però tenendo d'occhio lo spazio in megabyte residui, una trovata carina e simpatica.
Invecchiato, ma bene o male?
LA-MULANA è certamente un gioco invecchiato, figlio di tempi che già non gli appartenevano al rilascio originale su PC. Agli occhi di un giocatore di ultima generazione, LA-MULANA potrebbe non essere minimamente interessante, specialmente considerando tutti i difetti da “gioco vecchio” che gli abbiamo attribuito, come la meccanica dei salvataggi o dei salti e del gameplay in generale, eppure potrebbe nascondere qualche sorpresa.
Il titolo è riuscito a scaturire in noi delle sensazioni contrastanti, apprezzamento per il level design e, lo ammettiamo, un leggero disprezzo per l'eccessiva difficoltà, a quei livelli così sadici ormai non è più vista di buon occhio dalla massa – evitiamo il paragone con Dark Souls, quello è un altro tipo di difficoltà.

Vampire Killin' it
Nel primo capitolo a rendere il tutto più frustrante è una certa macchinosità, parzialmente riparata nel secondo. E' stato LA-MULANA 2, infatti, a darci un quadro più completo della visione: non erano e non sono mai stati i limiti tecnici, è stata la pura volontà degli sviluppatori a rendere per certi versi il gioco accessibile solo a una fetta di pubblico retrò, ovvero più paziente e accomodante verso le frustrazioni.
Cosa, invece, è invecchiato dannatamente bene è l'apparenza. Per l'aspetto estetico, LA-MULANA è una piccola chicca. Gli scenari sono realizzati molto bene e sufficientemente diversificati sia per il platforming che per l'ambientazione, discorso che si estende a tutta la (mastodontica) mappa e a quella del seguito. Si nota nei piccoli dettagli la cura dietro lo sviluppo, come certe animazioni riservate solo a determinate azioni (come mangiare) o al posizionamento corretto delle gambe dei protagonisti in piattaforme con dislivelli, e non sempre si vede al giorno d'oggi. Un plauso va anche alla colonna sonora, squillante e “castlevaniesca”, orecchiabili e perfette per quasi ogni contesto. Grande difetto della produzione, tuttavia, è la mancanza totale di una localizzazione in italiano.
Trofeisticamente parlando: cacciatore di disgrazie
I gli elenchi trofei dei LA-MULANA 1 e LA-MULANA 2 si somigliano molto, pur essendo entrambi tragicomici. E bisogna completare la storia in meno di dieci ore (e in Hard Mode), aprire tutti i forzieri, riempire tutti gli slot dell'inventario e morire nei modi più disparati, come schiacciato da un sole, da un gigante o da un pugno di pietra. Senza dimenticare di dover affrontare e sconfiggere tutti i boss presenti e, per una run, giocare senza usare armi secondarie. Quel tesoro magari è meglio lasciarlo lì dove si trova.
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