Monster Harvest – Recensione Speedrun
Cappello di paglia bene in testa e camicia a quadri sono un must per la recensione Speedrun di Monster Harvest. Il simulatore di fattoria di Merge Games e Maple Powered Games nasconde però una vera e propria sorpresa. Sarà sufficiente per rendere il gioco imperdibile?
Se mio zio avesse avuto tre…
Se vi stessi raccontando a voce la mia esperienza con Monster Harvest, la prima domanda sarebbe “Hai mai giocato un qualsiasi Farming Simulator?”. In caso di risposta affermativa, vi direi che la trama del gioco è esattamente quella di qualsiasi altro gestionale in circolazione. Un nostro parente, zio in questo caso, non riesce a gestire una fattoria ormai diroccata e chiama noi, annoiati abitanti di città, per gestire i possedimenti.
Quello che caratterizza Monster Harvest è però la svolta che questa trama assume. Nostro zio è infatti uno scienziato (pazzo, aggiungerei) che ha abbandonato la vita agreste per creare una sorta di gel in grado di animare le piante, creato quelli che vengono chiamati Planimals. Oltre a poter dibattere per ore su quanto sia improbabile l'intera trama, ci possiamo rimboccare le maniche e lanciare in un'avventura in pixel art che mischia gestione dei campi e combattimenti in stile Pokémon (o Nexomon, se preferite).
Vi anticipo che, sfortunatamente, Monster Harvest non fa bene nessuna delle due cose. Inizialmente lo zio professore ci spiega come muoverci in un menu scomodo al limite del tollerabile e come utilizzare i primi, spartani strumenti. Tra questi i classici piccone, zappa e annaffiatoio, per ripulire i campi e coltivarli. Solo in un secondo momento ci viene spiegato come utilizzare lo slime e dar vita a dei Frankestein vegetali pronti a servirci fino alla morte.
Chi di pianta ferisce, di pianta perisce
La nascita del nostro primo Planimal spinge il professore a ricordarci che a nord della città c'è una caverna piena di mostri da abbattere. Curioso che non ce l'abbia detto prima di trasferirci, ma in ogni caso entrandovi sarà possibile usare il nostro vegetale vivente per combattere contro altre creature. Proprio come la meccanica della coltivazione, però, anche questa parte del gameplay sembra solo abbozzata. I Planimals dispongono di tre mosse, due delle quali inizialmente bloccate e ottenibili solo salendo di livelli.
I combattimenti sono scialbi, una sequenza di animazioni risalenti ai tempi del primo Game Boy (di un gioco brutto del primo Game Boy, peraltro) in cui sperare di sopravvivere. Tutto questo si protrae per poco: dopo cinque livelli del dungeon sconfiggeremo il boss e concluderemo l'avventura. La pochezza di contenuti di Monster Harvest è forse il suo più grande difetto.
Gli abitanti di Planimal Point potranno stringere legami con noi, ma senza scopo alcuno. Proseguendo nella storia si ha accesso a nuove aree, quasi tutte inutili o vuote. Lo stesso slime è di difficile gestione, tanto che spesso si creeranno creature totalmente a caso. Discorso identico si può fare per le colture, gestibili in base al meteo e alla stagione ma in grado di generare un numero ridottissimo di creature. Monster Harvest è, purtroppo, un progetto che sembra ancora acerbo: l'unico problema è che non si tratta di un accesso anticipato o di una demo ma di un gioco venduto a prezzo pieno.
Trofeisticamente parlando: datti all'agricoltura!
Nemmeno sotto il fronte trofei Monster Harvest è in grado di regalare soddisfazioni. La lista del gioco comprende soltanto diciassette coppe, senza nessun Platino in vista. Per sbloccare ogni ricompensa è sufficiente utilizzare i tre tipi di slime, completare il dungeon sconfiggendo il boss e poco altro. Probabilmente, però, abbandonerete l'impresa prima di arrivare alla fine.
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