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Probe: A Game Dev Experience – Recensione Speedrun

Diventate sviluppatori di videogiochi in un lampo grazie alla recensione Speedrun di Probe: A Game Dev Experience. Il titolo di Voxel Labs punta a far vivere ai giocatori un'esperienza che possa essere sia divertente che istruttiva. Firmiamo il contratto e iniziamo questo nuovo lavoro.



Prima le presentazioni



Negli ultimi tempi le richieste di personale nel settore dello sviluppo dei videogiochi si sono moltiplicate a dismisura. Tra studi indipendenti che cercano un supporto, grandi case produttrici che cercano di ridurre il famoso e temutissimo crunch e persino lavoratori in proprio, le possibilità sono davvero tante. Ecco perché non stupisce che ci sia stato un boom di studenti d'informatica pronti a lanciarsi nel mondo del lavoro.



Probe: A Game Dev Experience si presenta come uno strumento per gli allievi, per mostrare loro come si articola lo sviluppo di un videogioco. Ovviamente il titolo di Voxel Labs non ha la pretesa di essere un simulatore, ma piuttosto un'esperienza formativa. Accettato il contratto si entra in azienda e si conoscono i membri del team, che ci assegnano vari compiti per contribuire alla realizzazione di una nuova opera.



L'intera esperienza di Probe è fruibile sia utilizzando il PlayStation VR che sfruttando il sensore di movimento del DualShock 4. In entrambi i casi però i comandi sembrano strani e “gommosi” fin dai primi minuti, senza contare che sono necessarie numerose ricalibrazioni durante le sessioni di gioco. Nonostante l'iniziale disorientamento, decidiamo da lavoratori indefessi quali siamo di dare il nostro contributo.



To-do list



Come detto, Probe si basa sulla premessa di voler realizzare un videogioco. Parlando con i membri del team ci verranno assegnati vari compiti, come creare i personaggi, gestire la luce e realizzare modelli 3D. Ogni missione portata a termine genera un codice QR per approfondire il nostro compito, una sorta di lezione buona nelle intenzioni ma poco impattante sugli studenti.



In tutto questo però Probe sembra confuso sulla sua stessa identità. La struttura di gioco sembra pensata per adolescenti curiosi, mentre le spiegazioni per persone mature desiderose d'imparare. Tutto questo viene inoltre gestito da una struttura mal realizzata. Oltre ai comandi imprecisi troviamo poi spiegazioni lunghe e complesse, in grado d'illustrare a malapena il compito da assolvere.



A completare il quadro troviamo un gameplay non coeso, in cui si affrontano compiti malfatti uno dietro l'altro, si viene ringraziati e si passa alla missione successiva. Creare una piccola trama o dialoghi aggiuntivi con lo staff avrebbe sicuramente giovato alla profondità di un gioco, oltre a dare davvero l'idea di un team che lavora affiatato.



Tra gli aspetti positivi di Probe troviamo il comparto grafico, con modelli poligonali in stile cartone animato simpatici e ben realizzati. Discreta anche la colonna sonora, nonostante non ci sia nulla per cui gridare al miracolo. Totalmente penalizzante infine l'assenza di localizzazione in italiano: per un gioco che vuole essere istruttivo, si tratta di una pecca a nostro avviso molto grave.



Trofeisticamente parlando: sviluppato dai giocatori per i giocatori



La sorpresa più amara Probe: A Game Dev la regala con la sua lista trofei. Chi si aspetta un Platino facile si scontrerà infatti con l'assenza dell'amata coppa blu. Il titolo di Voxel Labs offre solo nove trofei, tutti legati alla storia e tutti in spagnolo. Fortunatamente non c'è molto da capire per arrivare al 100%, solo da soffrire per qualche ora.




L'articolo Probe: A Game Dev Experience – Recensione Speedrun proviene da PlayStationBit 5.0.

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21 dicembre 2021 alle 10:00