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Breathedge – Recensione

Spazio profondo, temperature invivibili, ossigeno assente e una nave distrutta a fare da base. Ad anni luce dalla Terra, le vie di fuga non esistono, non c'è più niente che funzioni. In uno scenario del genere, l'istinto di sopravvivenza deve prendere il sopravvento, ma la tristezza e la solitudine entrano a gamba tesa. O ci entrerebbero di norma, ma non in Breathedge. La particolare produzione di Redruins Softworks mette subito in chiaro la sua voglia matta di ridere di fronte alle disgrazie e di gettare fiumi di battute e ironia davanti al giocatore. “L'universo in pratica è un animale, pascola nell'ordinario, crea infiniti idioti per mangiarli”, per citare Rick Sanchez.



Nello spazio nessuno può sentirti ridere



Nei panni del protagonista The Man (sì, si chiama proprio così), il giocatore si ritrova disperso nello spazio dopo una misteriosa esplosione della navetta, su cui si stava tenendo il funerale del nonno. Tutti muoiono, eccetto il protagonista che, dopo aver dovuto dire addio alle ceneri del nonno, deve fare i conti con la sopravvivenza nell'ambiente più ostile. Non se ne parla di aspettare i soccorsi che, sì, rispondono alla chiamata di aiuto, ma arriverebbero a destinazione solo tra circa tremila anni.



Breathedge è da molti correttamente definito un Subnautica nello spazio: raccogliere materiali per costruire nuovi attrezzi ed equipaggiamenti è la chiave per la sopravvivenza. Non bisognerà mai perdere di vista la tipica barra della salute, questa suddivisa in altre tre piccole di base che indicano fame, sete e ossigeno – quest'ultimo inizialmente terribilmente a bassi valori – e una di pericolo, solitamente accesa quando in prossimità di zone particolarmente fredde o radioattive.



A differenza di survival del calibro di Stranded Deep, in Breathedge tutta l'avventura è coperta da un sottile, ma presente filo narrativo che muove il giocatore, anche se questa a un determinato punto arriva a sostituire le meccaniche chiave del gioco e diventa forse troppo predominante. Ma se non altro le risate sono assicurate: Breathedge è zeppo di ironia, quando sottile e quando esplicita, che si fa spesso beffe dei canoni classici di qualsiasi genere vada a toccare, che siano contesti narrativi o videoludici stessi.



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Per fare due esempi rapidi e no-spoiler (parliamo di due elementi presenti nei primi dieci minuti di gioco), durante la prima cutscene il cattivone di turno viene visto fumare (più o meno) una sigaretta, e a quel punto il gioco ci chiederà se siamo contro o a favore della censura. In caso favorevoli, ogni sigaretta del gioco diventerà una carota, sia nei testi che nella grafica.



Il secondo esempio riguarda invece le missioni: tantissime hanno nella descrizione diciture come “completa la schifezza che ti è imposta dagli sviluppatori per continuare col gioco”. Cosa simpaticissima, ma tremendamente a doppio taglio in alcune occasioni. Uno dei più grandi difetti di Breathedge sta proprio nell'assenza di chiarezza in punti determinanti del gioco, come già nelle fasi iniziali. Il titolo apre subito ai giocatori la possibilità di esplorare lo spazio in tutte le sue sfaccettature, ma non si cura più di tanto di guidare i primi passi e aiutare un neofita ad ambientarsi col mondo e prenderne dimestichezza. Una cosa chiara dall'inizio c'è eccome: per risolvere le situazioni più strampalate, abuseremo spesso e volentieri del nostro fidato compagno, un pollo immortale. Non facciamoci domande ed entreremo nel pieno spirito della produzione.



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Ora si diverte uno solo



Nonostante la storia di “un pollo per amico” e di tutta l'ironia, c'è una cosa su cui Breathedge non scherza affatto: la difficoltà. Con la visuale in prima persona, sfideremo le leggi della natura fuori dallo shuttle per rimediare i materiali di nostro interesse, nascosti chissà dove nel grande vuoto. Detriti, rocce radioattive o pezzi di ghiaccio fanno al caso nostro, da raccogliere e trasformare in utili attrezzi con cui poter “crescere” e tentare di sistemarci; o quantomeno per rendere la navicella un posto vivibile, modellandone pareti, creando stanze e quant'altro.



Tutto diventa più facile man mano che si prosegue nel gioco, ma non bisogna mai e poi mai dimenticare di tenere sotto controllo l'ossigeno in particolar modo, l'unico vero elemento che ci terrà al guinzaglio in caso volessimo allungarci a esplorare quella stanza in più. Non aiuta l'impossibilità di individuare con certezza l'habitat, per così dire, dei materiali di cui abbiamo bisogno, è come trovare l'ago in un pagliaio. Se non altro ad accompagnarci per tutta la durata dell'avventura abbiamo buoni comparti grafici e sonori. Ammirare lo spazio di Breathedge lascia, per l'appunto, senza fiato.



I dettagli sono minuziosi, precisi e azzeccati e i modelli di oggetti e personaggi cartooneschi riescono a spezzare il ritmo e dare un piacevole effetto. Musicalmente è prevalentemente “vuoto” durante le sessioni nello spazio, ma in cabina possiamo contare su uno stile jazz che ben incalza lo spirito del gioco. Il jazz sta bene su tutto poi. Unica grande, grandissima nota dolente della produzione è l'assenza della localizzazione in lingua italiana; un problema che anche ai più abili potrà far perdere qualche gioco di parole o qualche doppio senso.



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Trofeisticamente parlando: un'impresa spaziale



Magari per la difficoltà standard del gioco, o forse per la mancata chiarezza (ancora una volta), i trofei di Breathedge sono difficili da inquadrare. Essenzialmente bisognerà finire il sei capitoli del gioco senza saltare nessuno dei trofei specifici per platinarlo in una sola run, nessuno di questi però legato ai collezionabili. Azioni del tutto casuali determineranno lo sblocco di alcune coppe, principalmente narrative: la prima fra tutte, ad esempio, è scegliere tre volte di sputare in faccia al nemico prima di dirgli quel che vuole sapere. Il nostro consiglio è di godersi la prima run così com'è concepita, senza badare ai trofei, per poi dedicarsi alle singole azioni capitolo dopo capitolo successivamente.




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24 dicembre 2021 alle 17:00

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