Final Fantasy: il futuro della serie, Naoki Yoshida, i remake e la deriva Stranger of Paradise
Final Fantasy. Un nome pesante da portare sulle spalle, un nome ancor più pesante da imprimere sulla copertina di un videogioco. Un marchio che, nel bene e nel male, quando torna ad affacciarsi sul mercato risveglia le passioni di più di dieci milioni di videogiocatori di tutte le età, di coloro che sono cresciuti nell'era dell'high fantasy, di quelli che sono stati svezzati da Cloud, Squall e Gidan, di tutti i nuovi fan che hanno scoperto un mondo attraverso i viaggi di Lightning e del principe Noctis.
Una serie che nell'arco di trent'anni ha esplorato dozzine di contenitori comunicativi, spaziando dal sottobosco del videogioco di strategia al GDR a turni, dal titolo d'azione open-world fino al film d'animazione, dal concerto in sala fino, in ultimo, all'esperienza mobile Battle Royale. Una saga che ha assaporato il successo internazionale e la crisi più nera, che ha incassato miliardi e ha perso milioni, che ha imposto nuovi standard e si è trovata a inseguire le velleità creative di altri.
