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Il giorno in cui Twitter si scoprì valere meno di Crash Bandicoot

È ufficiale: Elon Musk ha acquisito Twitter. Il consiglio di amministrazione della compagnia ha approvato all'unanimità il buyout da parte dell'uomo più ricco del mondo, fissando il prezzo a 54,20 dollari per azione, per un totale complessivo che accarezza quota 46,5 miliardi di dollari. Questo prezzo rappresenta un premio del 38% rispetto al valore in chiusura, e significa l'addio definitivo della società alle file di Wall Street, su cui era sbarcata nel lontano 2013.



Il CEO di Tesla ha affermato che Twitter deve mirare a diventare “la piattaforma per la libertà di espressione d'eccellenza”, nonché che ha bisogno di uscire “trasformata” dalla transazione integrando un nuovo algoritmo “open-source”, pertanto accessibile e valutabile da qualsiasi attore. “Spero che anche i miei critici peggiori rimangano su Twitter, perché questo è il significato della libertà di espressione”, ha poi concluso Musk attraverso il suo ultimo post dedicato alla questione.



Ciò che ci interessa discutere oggi, d'altra parte, non sono le implicazioni del passaggio di mano di uno fra i più grandi colossi dei social network, ma una constatazione inevitabile a seguito degli avvenimenti degli ultimi anni. Twitter fa parte di un triumvirato di aziende che si spartiscono equamente il monopolio dell'informazione sul web, potremmo dire che rappresenta uno fra i media più potenti al mondo, eppure si è scoperto avere un valore inferiore rispetto a una società che sviluppa videogiochi.



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26 aprile 2022 alle 16:11