Batora: Lost Haven: siamo davvero fautori del nostro destino?
Il libero arbitrio è un concetto dato apparentemente per scontato nella quotidianità ma che, nel bene e nel male, finisce per accompagnare ogni momento della nostra esistenza. Una presenza subdola e sottile, capace di condizionare, quasi inconsapevolmente, ogni nostro gesto ed azione. E che non cessa mai di influenzarci, visto che tra le tante opzioni a nostra disposizione, ha deciso di manifestarsi nella volontà di dare corpo alla recensione di Batora: Lost Haven.
Avremmo potuto impiegare il nostro tempo in mille altre maniere differenti ma alla fine il desiderio di raccontare la storia di Avril e Mia ha avuto il sopravvento. Una questione di scelte, dicevamo, proprio come quelle che caratterizzano l'avventura firmata dai nostrani ragazzi di Stormind Games, che dopo aver lavorato alla serie di Remothered, hanno deciso liberamente (tanto per rimanere in tema) di lanciarsi nella creazione della loro prima IP originale.
Si tratta di un balzo sicuramente importante per una realtà contenuta come quella capitanata da Antonio Cannata, ma che mette in evidenza una volontà creativa ed una voglia di crescere davvero apprezzabile ed invidiabile. Un passo importante che, seppur non perfetto in tutte le proprie intenzioni, denota un'ambizione fuori del comune, che non può che far piacere a tutti coloro che auspicano, da sempre, la crescita del settore videoludico italiano.
