Dragon Ball: The Breakers – Recensione
Bentrovati nel mondo di Akira Toriyama, dove siamo abituati a seguire le vicende eroiche di Goku e compagni; a tifare per il bene a dispetto del male, a emozionarci a ogni trasformazione dei protagonisti, o a ogni utilizzo delle magiche Sfere del Drago. Che sia nel manga, nella trasposizione animata o videoludica, siamo soliti vestire i panni dei buoni, di Goku, Gohan, Vegeta e il resto del cast, e darle di santa ragione ai temibili cattivi che ogni volta minacciano la Terra o l'intero universo.
Stavolta, però, si cambia rotta e mentalità. Paradossalmente sviluppato subito dopo Dragon Ball Z: Kakarot, il titolo che più si avvicina alla fedeltà assoluta dell'opera del maestro Toriyama, Bandai Namco ci propone una visione alternativa e inquietante della saga con Dragon Ball: The Breakers. Qui, stavolta, saremo noi i cattivi di turno. O peggio ancora, stavolta ci toccherà scappare anziché combattere. Si fa incetta di multiplayer asincroni, tra questo e il fresco Ghostbusters: Spirits Unleashed.
Dov'è finito Mr. Satan?
A seguito di una frattura temporale dalla provenienza sconosciuta, un comune terrestre – il nostro avatar – verrà risucchiato in una nuova, sgradevole realtà. Una linea temporale catastrofica, minacciata da un potente essere malvagio e in cui gli eroi non ci sono più. A tutti i terrestri catapultati in queste realtà dai portali oscuri, aiutati da Trunks, toccherà l'arduo compito di scappare dalla minaccia utilizzando la Super Macchina del Tempo. Oppure, se temerari abbastanza, sfidare e sconfiggere il potente cattivo.
Mentre si cerca una soluzione (che non si troverà mai, in The Breakers), le pattuglie temporali ospitano i sopravvissuti su un'isola fluttuante a Conton City, collegandosi dunque agli eventi di Dragon Ball Xenoverse 2. Anche se solo come spin-off, e solo nell'incipit. E' curiosa la scelta di non voler fornire una vera e propria modalità storia, cosa che confinerà Dragon Ball: The Breakers all'universo online only. Ne condividiamo le motivazioni essendo un titolo multiplayer asincrono, ma non avrebbe guastato un qualche sviluppo in più dopo il tutorial, anche un po' abbozzato, giusto per spiegare meglio al giocatore come approcciarsi al gameplay.

Speranza e distruzione
Il gameplay di Dragon Ball: The Breakers è semplice da seguire, anche se nelle prime battute poco intuitivo. Vengono proposte al giocatore due alternative, che però verranno scelte casualmente: giocare come un sopravvissuto oppure vestire i temibili panni del razziatore. Se catapultato nel primo scenario, ai giocatori toccherà mettere le mappe sotto lente d'ingrandimento per scovare gli oggetti più utili alla sopravvivenza, sia propria che della squadra.
Lo scopo di ogni partita è anticipare il razziatore e fuggire dalla mappa, richiamando la Super Macchina del Tempo. Per farlo bisognerà trovare tra tutte le casse dei rifornimenti, magari con l'aiuto di un Radar apposito, le Chiavi della Super Macchina. Queste, una volta trovate da un superstite, faranno parte dell'inventario condiviso e dunque tutti i giocatori potranno posizionarle nelle aree prescritte, anche queste da cercare. Una volta trovate e posizionate le chiavi, non necessariamente tutte e cinque, partirà il conto alla rovescia per azionare la macchina del tempo. Countdown possibile solo grazie al terminale dell'Area X, che andrà duramente difeso in quanto, una volta azionato, sarà l'epicentro dell'intero scontro.
Far scadere quel countdown sarà essenziale per la vittoria, ma non è l'unico modo per uscire vivi da quell'inferno. Armati di tanta pazienza nella ricerca dei cubi del potere si potranno utilizzare le Trasfere; si tratta di oggetti già equipaggiati che, in base alla quantità di potere accumulato, ci trasformeranno in uno degli eroi del passato. Acquisendone forza e abilità, anche se per un periodo di tempo molto ristretto. Aiuta nell'accumulo di potere l'evocazione del Drago Shenron con le sette Sfere del Drago, anch'esse da trovare in giro nella mappa.
Il tutto, però, da fare con assoluta discrezione. Se scovato dal razziatore, l'avatar potrà sopportare solo due colpi prima del K.O., ed è possibile ricevere solo una rianimazione. Giocano a nostro vantaggio le abilità preimpostate, quali possono essere l'uso di una bomba ninja, un rampino o un trampolino per spostarsi più rapidamente. Tra queste tecniche spicca per originalità la trasformazione in oggetto inanimato di Oolong, che rende l'intera partita agli occhi del sopravvissuto decisamente più divertente e al cardiopalma.
Celloween
Un altro paio di maniche è la partita nei panni del razziatore. Anziché l'utilizzo del nostro avatar, ci sarà concesso d'impersonare i grandi cattivi di Dragon Ball come Cell, Freezer e Majin Bu. Con il passare del tempo in partita, o con l'assassinio di giocatori o civili innocenti, il villain accumulerà sempre più potere per cambiare forma; Cell, ad esempio, partirà come larva fino a diventare l'essere perfetto. Il tutto con cambi perenni nel modo di utilizzo del personaggio; tra maggiore mobilità, più potenza di attacco e nuove abilità.
A ogni power up ci è concessa la distruzione di un'intera area di gioco, questa da scegliere con cura e in maniera strategica. Bisognerà considerare dove è già stata trovata (ma non posizionata) una chiave e dove potrebbero essere la maggior parte dei sopravvissuti.
Gli scontri sono decisamente impari, come giusto che sia. Chi controlla il razziatore ha il “potere del Sole nel palmo della mano”, e disporrà senza limiti del potenziale in stile Dragon Ball. Dare la caccia ai superstiti in verità è uno spasso proprio in virtù di questa potenza. Inutile nasconderlo: vi scapperà qualche risata malvagia incutendo terrore, girando intorno ai giocatori o ancor di più quando ne assorbirete uno.

“Ha meno di ottomila, acchipicchia!”
E allora dove sta il problema in Dragon Ball: The Breakers? Anche se nelle idee non è niente male, è nell'esecuzione che il titolo non si sforza di chiedere un desiderio migliore al Drago. Nonostante condivida lo scheletro di modelli e movimenti da Dragon Ball: Xenoverse 2, questo spin-off nella realizzazione trasmette un senso di pigrizia non indifferente.
La mancata ottimizzazione della fluidità di gameplay è la prima, grande pecca della produzione. Il frame rate sfortunatamente non è mai troppo stabile, e quando raggiunge il suo massimo della velocità a stenti arriva ai 30fps. Non aiuta neppure un sistema di controlli poco intuitivo e macchinoso; basti pensare di dover premere R2 e Cerchio per usare il Radar del Drago, R2 e Quadrato per il lanciarazzi o per i guanti (per ora presenti solo quelli di Vegeta, che regalano un Cannone Galick) e R2 e Triangolo per scambiare gli oggetti da usare. Legnoso a dir poco.
Ciò che davvero infierisce è però la mancanza di un tutorial fatto e finito. Al termine del Prologo, l'unico livello in single player, sapremo così poco del gioco e di cosa lo circonda che ci vorranno una decina di partite per cominciare a farci un'idea e avere un quadro completo. Solo dopo alcune ore abbiamo poi scoperto che la Stanza dello Spirito e del Tempo, nella Hub segnata come Allenamento, non è una modalità pratica, ma un luogo dove potenziare le proprie abilità in cambio di una delle tante valute di gioco.
Anche la questione monetaria ha seri problemi: troppe varietà, troppe valute. Troppi oggetti al negozio da acquistare e troppi pochi Zeni ottenuti in partita. Viene parzialmente in nostro soccorso il Dragon Pass, che ci regalerà skin e monete in cambio di punti esperienza, ma tutto il meccanismo delle abilità da sbloccare e dei collezionabili da ottenere si avvicina pericolosamente troppo al sistema delle microtransazioni.
Non a caso, è sempre in bella vista una slot da cui evocare le Trasfere degli eroi, che una volta ottenute sbloccheranno abilità casuali – o che già possediamo – dietro pagamento di Zeni, Gettoni PT o ticket speciali. Tutto è troppo simile a Dragon Ball Legends su mobile, ma quello è un free-to-play.

Livello di combattimento: solo cinque?!
Per quanto riguarda l'aspetto grafico, sfortunatamente, c'è poco da salvare. Dopo Kakarot, dallo stile grafico pazzesco, e dopo lo spettacolare FighterZ, purtroppo The Breakers cade nella mediocrità e si accontenta della fascia più bassa possibile. I modelli sono copiati e incollati da Xenoverse 2, le mappe sono poche anche se ben fatte (solo tre al lancio e pure piccoline) e soffrono di pop up degli elementi man mano che ci avviciniamo. Premiamo giusto gli artwork proposti dei personaggi, ma lì Bandai Namco non sbaglia mai.
Ma oltre al frame rate di cui abbiamo già discusso, l'elemento che più fa infuriare dell'intera produzione è la telecamera. Scomoda, legnosa e perennemente a scatti; diventa difficilissimo seguire l'azione o rincorrere i superstiti nonostante il sistema di lock automatico. Niente da segnalare sul comparto audio, dagli effetti ancora una volta trascinati di forza da Xenoverse a musiche poco presenti, anche se gradevoli – in particolar modo quella della Hub centrale.
Trofeisticamente parlando: come esprimere un desiderio
Dragon Ball: The Breakers offre la giusta sfida per quanto concerne la caccia al Platino. Essenzialmente si dovrà giocare cinquanta partite nei panni di superstite e razziatore, portare le loro abilità a +20, salvare o eliminare cinque civili in un solo match, evocare Shenron, scappare con la Macchina del Tempo o distruggerla. Sono pochi i trofei che ci richiedono effettivamente di vincere le partite, e la richiesta non è neppure esorbitante. Un po' una rogna quello di completare cinquanta match nei panni di un razziatore, in quanto per giocare nei suoi panni ci si baserà su un sistema di priorità mai veramente efficace. Ma nel complesso, quello di Dragon Ball: The Breakers è un Platino molto fattibile che ci richiede giusto l'impegno e la voglia di giocare un bel po' di partite.
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