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Hard West: Ultimate Edition – Recensione

Dopo aver stupito i giocatori su PC, il team di CreativeForge Games porta anche i giocatori PlayStation 4 nel brutale mondo di Hard West. Abbiamo indossato cappello e speroni e ci siamo lanciati in una ricca recensione a colpi di revolver.



Red Dead chi?



Il genere western è riuscito e riesce tuttora a influenzare la cultura pop: classici senza tempo come quelli di John Ford e Sergio Leone hanno ispirato intere generazioni e hanno permesso di creare una serie di prodotti perfetti per i giovani, i meno giovani o semplicemente per chi vuole sentirsi un novello John Wayne. In mezzo a una marea di costumi pieni di frange e di pistole finte hanno iniziato a fare anche la loro comparsa una serie di videogiochi, che hanno timidamente cercato di conquistare il mercato.



I western digitali non hanno però mai attecchito veramente, nonostante prodotti di buon livello come quelli della serie Call of Juarez, fino alla pubblicazione da parte di Rockstar Games del premiatissimo e apprezzatissimo Red Dead Redemption. Il successo di quest'ultimo ha stimolato numerosi publisher, in grado di dare vita a produzioni di qualità tra cui annoveriamo anche Hard West, l'action strategico arricchito da una trama intensa e brutale di cui parlaremo oggi.



Il titolo, che offre uno spaccato quanto più veritiero possibile di un periodo violento e tumultuoso, segue principalmente le vicende dello sfortunato Warren. Usa la Morte (intesa come Tristo Mietitore) come voce narrante per raccontare le avventure di un gruppo di personaggi sia buoni che cattivi che si muoveranno nel New Oregon, affrontando una serie di problemi sia canonici del genere come battaglie tra banditi e indiani, sia legati all'elemento soprannaturale dei demoni, introdotto da CreativeForge Games in maniera egregia e senza snaturare lo stile western del gioco.



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Prima spara, poi fai le domande



La campagna principale di Hard West si articola in una serie di otto scenari di difficoltà crescente, in cui si interpreteranno come detto una serie di personaggi le cui trame si andranno inevitabilmente a incrociare in quella che è a tutti gli effetti la fotografia di un selvaggio west brutale e crudele, che colpisce i giocatori come un pugno nello stomaco con situazioni che al giorno d'oggi sarebbero al limite del paradossale ma che ai tempi erano considerate normali e che obbligheranno a scelte drastiche. Tra città controllate da banditi, maledizioni, demoni e duelli all'ultimo proiettile, Hard West mischia momenti di pura azione ad altri più riflessivi, in cui sarà necessario soppesare ogni parola. Questo dualismo offre una certa variabilità a un gameplay con combattimenti tattici a turni uniti a dialoghi a scelta multipla in grado d'influenzare pesantemente la storia.



All'atto pratico, diversamente da quanto visto in altri strategici come Desperados III, la parte narrativa di Hard West si concretizza in una mappa del New Oregon popolata di punti d'interesse da esaminare obbligatoriamente oppure opzionalmente, in cui le situazioni vengono illustrate da testi (sfortunatamente solo in inglese) e saltuariamente da immagini. I giocatori saranno chiamati a scegliere tra opzioni multiple in grado di modificare l'andamento della trama e persino di attivare scontri a fuoco imprevisti. Proprio qui entrano in campo le componenti action e tattiche di Hard West, che nel tempo di un'estrazione di revolver si trasforma da una mite avventura narrativa in una violenta guerra di nervi e di pallottole volanti.




Fattore C



Durante le fasi puramente action, Hard West è a tutti gli effetti un tattico a turni, in cui si devono posizionare i propri pistoleri spostandoli su una mappa mostrata con visuale isometrica, cercando di abbattere i nemici a colpi di revolver e fucili. Ogni personaggio si può spostare di un determinato numero di passi e può sfruttare una serie di coperture divise in parziali e totali, indispensabili per non rimanere esposti al fuoco nemico, oppure le ombre per celarsi alla vista durante le sessioni stealth e ritardare lo scontro.



Dopo il movimento è possibile fare fuoco con un colpo singolo o con delle abilità speciali, scegliendo il proprio bersaglio in base alla percentuale di successo degli attacchi. Proprio qui entra però in scena la meccanica più particolare e, per certi versi, più controversa di Hard West, ossia la fortuna. Questa sostituisce la classica difesa e permette di schivare più facilmente i colpi, andando però esaurendosi con il tempo e rendendo quindi eroi e nemici più sfortunati e di conseguenza più facili da colpire.



L'elemento di casualità insito in questa meccanica, per quanto ben strutturata e coerente con le tematiche del gioco, potrebbe far storcere il naso ai giocatori innamorati della vera tattica. Ad eccezione dei colpi sicuri, la percentuale di fallimento seppur bassa potrebbe riservare amare sorprese e compromettere persino intere missioni. Fortunatamente (e qui è proprio il caso di dirlo) ci sono numerosi oggetti in grado di mitigare questo effetto, favorendo quindi i perfezionisti che vorranno affrontare l'avventura alle difficoltà più elevate oppure penalizzati da una serie di modificatori, senza contare una curiosa e ben congegnata gestione delle abilità mediante l'utilizzo di carte da gioco.



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Calvachiamo verso il tramonto



Nonostante alcuni piccoli nei, il gameplay di Hard West è in grado di far felici sia gli amanti della tattica pura che i giocatori desiderosi di un'esperienza che possa fare da introduzione al genere. Nonostante ciò, è bene sottolineare che molte icone a schermo e la gestione di certi elementi, come ad esempio l'equipaggiamento dei propri eroi o gli spostamenti sulla vasta mappa, sono spesso poco chiari o di non facile fruibilità su console.



Questo problema, così come una certa arretratezza grafica in alcuni frangenti, è figlio del porting di un prodotto apparso già diversi anni fa su PC e giunto solo ora su PlayStation, nonostante l'invecchiamento non sia stato così precoce come si potrebbe pensare. In certi momenti inoltre, soprattutto nelle missioni con molti nemici, la lentezza dei turni si farà sentire e ci si ritroverà spesso a fissare lo schermo per interminabili minuti in attesa di agire.



Molto buona invece la fluidità generale, così come la gestione dei comandi affidata a un mix di levette analogiche, frecce direzionali e tasti frontali che permette sempre di capire cosa accade attorno ai propri eroi. Anche la colonna sonora, per quanto mai esagerata o invadente, riesce ad accompagnare al meglio l'avventura western di CreativeForge Games, supportata anche da un doppiaggio in cui la voce della Morte farebbe invidia al compianto Sergio Leone. Ultimo accenno per l'espansione Scars of Freedom, inclusa in questa Ultimate Edition e in grado di regalare qualche ora extra a una campagna decisamente longeva e soprattutto aggiungere ulteriori tasselli alla trama grazie a un nuovo scenario.



Trofeisticamente parlando: West duro, trofei duri



Giochi tattici e trofei facili raramente vanno d'accordo, come dimostra l'elenco trofei di Hard West: Ultimate Edition che vanta un Platino western decisamente complicato da acciuffare. Oltre a terminare la campagna, infatti, sarà necessario portare a termine ogni scenario alla difficoltà massima e con i malus attivi, senza contare numerose richieste di miscellanea e un paio che chiameranno in causa la fortuna.




L'articolo Hard West: Ultimate Edition – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.

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29 ottobre 2022 alle 17:00