Aliens: Dark Descent – Recensione
“Nello spazio nessuno può sentirti urlare.” è la classica tagline ormai simbolo imprescindibile di Alien, fortunata serie cinematografica riproposta in tante altre versioni media. Libri, fumetti, in questo caso videogiochi, hanno contribuito ad ampliare e approfondire l'universo sci-fi creato da Dan O'Bannon, complice anche l'iconicità delle temibili creature che lo popolano: gli xenomorfi. Dopo l'esplorazione del survival horror con Alien: Isolation e del genere FPS con Aliens: Colonial Marine, lo sviluppatore Tindalos Interactive porta i terribili mostri alieni su un nuovo piano, utilizzando il genere strategico e creando una formula mai esplorata in precedenza per questa famosa opera dell'orrore. Armi in spalla, prepariamoci ad addentrarci sulla superficie di Lethe e scoprire tutte le caratteristiche di Aliens: Dark Descent.
È sempre Wailand-Yutani
È un normalissimo giorno di lavoro a bordo della stazione spaziale Pioneer, l'amministratrice Mako Hayes si occupa dei suoi lavori doganali e tutto sembra andare per il verso giusto. Dopo aver perso i contatti con una delle stive ed essersi inimicata il dirigente di turno, Hayes, sempre più motivata a scoprire cosa sia successo, raggiungerà il posto per scoprire, in modo abbastanza prevedibile, che i lavoratori del posto sono stati tutti eliminati. Dopo aver fatto la conoscenza della letale creatura infiltratasi sulla nave, Hayes verrà salvata dai marine coloniali, dando l'avvio agli eventi del gioco.
Sfuggiti allo xenomorfo, i marine e l'amministratrice ritornano alla USS Otago, nave bloccata sul vicino pianeta Lethe posto in quarantena a seguito dell'invasione delle creature aliene più pericolose della galassia. L'obiettivo è chiaro: fuggire da quella che potrebbe diventare la loro tomba, riparando la nave e salvando i pochissimi sopravvissuti del posto. Con particolari riferimenti ad Aliens: Scontro Finale di James Cameron, Aliens: Dark Descent si focalizzerà di nuovo sulle disavventure dei marine coloniali, prendendo a piene mani dall'universo di Alien, citando e omaggiando, mai copiando, tutto quello che ha reso la serie un vero cult del cinema dell'orrore e non.

La strategia era quella che mancava
Come molti, dalla presentazione ai primi trailer mostrati, si pensava ad Aliens: Dark Descent come ad uno strategico a turni, ritrovandoci parzialmente sorpresi DualSense alla mano. Il titolo non presenta assolutamente nessuna caratteristica a turni, donando al giocatore un velocissimo titolo strategico in tempo reale.
Controllando un gruppo di marine, ci si muoverà tra le varie mappe del gioco che caratterizzeranno i luoghi del pianeta Lethe. Una colonia devastata, una fabbrica, la superficie della luna del pianeta e altre zone, diventano teatro su cui si muoveranno i soldati, pilotati dall'occhio vigile del giocatore. Utilizzando il controller, sarà possibile impartire ordini all'intero team, che si muoverà e interagirà, proprio come se ricevesse ordini da una torre di comando, che li guarderà dall'alto.
Durante le fasi di combattimento, invece, il giocatore non dovrà preoccuparsi di sparare ma solo gestire il team, posizionando torrette, utilizzando attacchi speciali come granate e razzi, e lasciando al gruppo il semplice compito di sparare all'impazzata verso le creature. Proprio queste fasi, però, velocissime nell'esecuzione, saranno difficili da gestire e comprendere, complice anche una non comoda mappatura dei comandi. Sopravvissuti all'assalto degli xenomorfi, arriverà il momento di leccarsi le ferite e riprendere fiato, incamminandosi lentamente verso il prossimo obiettivo della missione.

Non solo strategia
Con il giocatore che prenderà la parte di una sorta di osservatore, era impossibile sviluppare il gioco solo attorno ai combattimenti e alla fuga dagli alieni. Prima, durante e dopo ogni missione, infatti, sarà possibile gestire e amministrare vari settori della nave Otago, compreso il reclutamento di nuovi marine e lo sviluppo di armi, insieme al reparto medico. I soldati, divisi in varie classi, dovranno essere sempre pronti al meglio per affrontare l'orda di alieni in agguato, non solo tramite l'equipaggiamento ma anche fisicamente e psicologicamente.
Sul campo, infatti, non sarà raro ritrovarsi con soldati feriti, terrorizzati e prossimi allo svenimento. Tramite l'hud, infatti, sarà possibile tenere sotto controllo anche livelli di stress e malus, che più volte vi porteranno ad abbandonare la missione per ritornarci in futuro, si spera in forma smagliante. Questa scelta è data dalla presenza del permadeath, la caratteristica di morte irreversibile che caratterizza Aliens: Dark Descent. Tutti i marini smarriti, rapiti o morti durante le missioni resteranno tali, rendendo la vita su Lethe ancora più difficile e donando un senso di ansia perenne al giocatore.
Ma, purtroppo, con l'ottimo comparto ludico, audio e visivo, cozza l'altalenante comparto tecnico, che non raramente vi farà assistere a glitch grafici, personaggi bloccati nelle texture e, nel peggiore dei casi, al vuoto e nero schermo del televisore, portandovi a dover addirittura ricaricare l'area. La speranza è che patch correttive siano già in via di pubblicazione, per mitigare rapidamente la situazione.

Il prezioso Platino di Aliens: Dark Descent
Eccoci alla parte più amata dai nostri lettori. Con ben quarantasei coppe, l'elenco dei trofei di Aliens: Dark Descent non sarà semplice da completare, specialmente per chi non mastica bene il genere proposto. Oltre ai trofei legati alle difficoltà, con la doverosa precisazione che già alla difficoltà normale il gioco non perdona quasi mai, il cacciatore di trofei provetto dovrà destreggiarsi tra potenziamenti vari e uccisioni, sperando di non lasciar morire nessuno.
Quest'ultima richiesta è legata a uno specifico trofeo ottenibile se non si lascerà morire nessun marine durante tutta la campagna, forse uno dei più ostici del gioco. Superate queste coppe, non vi resterà che potenziare al massimo tutte le classi dei marine durante una campagna, ritrovare tutti i datapad e sbloccare tutte le tecnologie xeno disponibili. DING! Un nuovo Platino di qualità da sfoggiare in bacheca.
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