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Sid Meier's Civilization VII: un impero in crisi d'identità?

L'uscita di Sid Meier's Civilization VII è attesa con grande aspettativa, ma l'accesso anticipato, iniziato il 6 febbraio, ha generato entusiasmo ma anche molte critiche. Il gioco durante il periodo di accesso anticipato si è trovato al centro di un acceso dibattito, con critiche e pareri discordanti da parte di critica e giocatori.



Civilization VI, il predecessore del 2016, aveva segnato una svolta, conquistando pubblico e critica. Civilization VII ambiva a superare quell'eredità, ma le prime impressioni dipingono uno scenario problematico, con critiche diffuse e delusione. Per capire questo lancio travagliato, è essenziale analizzare dinamiche di gioco e reazioni dei giocatori, esaminando luci e ombre di questo capitolo controverso. Quanto segue non vuole in nessun modo essere una recensione ma un analisi di quello che i fan hanno percepito e giudicato come un prodotto non in linea con le aspettative.



Per comprendere la situazione, è cruciale ripercorrere l'essenza di Civilization. Nata nel 1991, la serie ha definito il genere 4X, conquistando generazioni di giocatori con la gestione di una civiltà attraverso le epoche, l'equilibrio tra diplomazia e conflitto, il progresso tecnologico e culturale, orchestrato in un sistema a turni. Ogni partita è un racconto unico, forgiato dalla civiltà, dalla mappa procedurale e dalle interazioni con le civiltà rivali, guidate dall'IA o dalla sfida multiplayer.



In oltre trent'anni, la serie ha dimostrato evoluzione, osando innovazioni come le caselle esagonali di Civilization V. Ogni cambiamento ha generato scetticismo iniziale, spesso dissolto dalla validità delle nuove meccaniche. Con Civilization VII, lo schema si ripete, ma con intensità inedita e polarizzazione delle opinioni. Nonostante recensioni positive dalla stampa specializzata, il sentiment dominante tra i giocatori è critico, evidenziando una frattura tra critica e community. Questa discrepanza spinge a indagare le ragioni esplorando luci e ombre di Civilization VII, che è disponibile per tutti a partire da domani, 11 febbraio.



Civilization VII: tante criticità secondo i giocatori



Le critiche a Civilization VII sono circostanziate e convergono su aspetti cruciali. Per comprendere il malcontento, è necessario analizzare le aree nevralgiche che hanno generato reazioni negative.



Il primo elemento sotto accusa è la rifinitura del prodotto. Civilization VII si presenta come incompiuto, afflitto da problemi tecnici che minano fluidità e stabilità. Queste due problematiche potrebbero essere risolte domani con l'aggiornamento previsto per il lancio.



Segnalazioni di bug e glitch si diffondono rapidamente, testimoniando un'esperienza di accesso anticipato minata da anomalie grafiche, animazioni approssimative ed errori di programmazione che compromettono la progressione. Questa instabilità tecnica inficia il godimento e alimenta una percezione di trascuratezza, di un lancio affrettato e privo di adeguato testing. Oltre ai bug, si percepisce una mancanza di “polish” generalizzato, cura maniacale per i dettagli tipica delle produzioni di alto livello. Modelli poligonali semplificati, texture poco definite, animazioni rigide e un'interfaccia utente problematica contribuiscono a un'impressione di minor pregio rispetto agli standard della serie. Il confronto con Civilization VI è impietoso, sottolineando una regressione formale. Lo stato attuale di Civilization VII solleva interrogativi sul processo di sviluppo e sulle tempistiche del publisher, alimentando il sospetto di un lancio prematuro, dettato da logiche commerciali a discapito della qualità. Un precedente preoccupante per un franchise di tale calibro, che rischia di incrinare la fiducia dei giocatori affezionati.



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Un secondo punto dolente è l'interfaccia utente. In un gioco strategico complesso come Civilization, l'UI è cruciale per la gestione dell'impero e l'interpretazione delle informazioni. In Civilization VII, l'interfaccia sembra ostacolare l'esperienza, a causa di scelte di design discutibili e controintuitive. L'UI di Civilization VII è percepita come eccessivamente complessa e farraginosa, una selva di menu e sottomenu che rende la navigazione macchinosa e dispersiva, difficoltosa anche per i veterani. Questa mancanza di immediatezza penalizza i neofiti e inficia la fluidità per gli esperti. L'eccessiva stratificazione dei menu crea un problema ergonomico: azioni basilari richiedono sequenze estenuanti di passaggi e click, costringendo il giocatore in un labirinto di finestre. Questa macchinosità rallenta il ritmo e genera frustrazione, soprattutto nelle fasi avanzate. Paradossalmente, nonostante la ricchezza di dati tipica della serie, l'UI sembra celare le informazioni chiave piuttosto che valorizzarle. Dati strategici cruciali risultano poco visibili, difficili da interpretare o confinati in menu secondari. Questa carenza di chiarezza mina la capacità decisionale del giocatore. A ciò si aggiunge un design poco ergonomico, che ignora il comfort visivo. Palette cromatiche poco riposanti, font piccoli e illeggibili, disposizione illogica contribuiscono all'affaticamento visivo, rendendo le lunghe sessioni faticose. Un'interfaccia più intuitiva gioverebbe all'esperienza, soprattutto per un titolo basato sulla complessità strategica.



Il Sistema delle Ere, principale innovazione di Civilization VII, è un'arma a doppio taglio e fonte di controversie. Questa meccanica, pensata per aggiungere dinamismo e mitigare l'effetto palla di neve, ha generato reazioni polarizzate. L'aspetto più contestato è il “reset” parziale ad ogni era. La perdita di unità obsolete, edifici superati e bonus civici è percepita come una penalizzazione immotivata, una rottura con la progressione organica e cumulativa della serie. La sensazione di rinunciare a progressi faticosamente conquistati genera frustrazione e interrompe il flusso di gioco, minando la continuità e la costruzione imperiale. Ancora più divisivo è il “cambio di civiltà”, connesso al Sistema delle Ere. La possibilità, e a volte necessità, di abbandonare l'identità culturale per una nuova, in linea con il progresso storico, è percepita come artificiale e poco coinvolgente, che snatura l'identità delle civiltà. L'idea di una “civiltà camaleonte” contrasta con l'enfasi tradizionale sulla costruzione di una nazione virtuale unica e coerente. Il Sistema delle Ere altera le dinamiche strategiche. La minaccia dei “reset” e l'incertezza sui cambiamenti futuri spingono a strategie a breve termine, all'ottimizzazione immediata piuttosto che alla pianificazione a lungo raggio. Questa volatilità strategica può essere stimolante per alcuni, ma disorientante e demotivante per molti altri, soprattutto veterani abituati a progressioni lineari e prevedibili. In definitiva, il Sistema delle Ere è un tentativo di innovazione audace, ma la sua implementazione attuale solleva interrogativi sulla sua efficacia e sul suo impatto sull'esperienza, con la community divisa tra chi vede un potenziale inespresso e chi lo considera un errore concettuale. Resta da vedere se Firaxis Games interverrà per rendere il Sistema delle Ere un elemento distintivo e apprezzato, o se comprometterà l'esperienza di Civilization VII.



Anche l'albero tecnologico, guida per la progressione in Civilization, è criticato. La sua chiarezza e leggibilità, fondamentali per un gioco strategico, appaiono compromesse, rendendo difficile la pianificazione della ricerca. L'albero tecnologico di Civilization VII è un groviglio caotico e sovraccarico, un intrico di linee illeggibili. Questa confusione grafica rende faticoso seguire i percorsi tecnologici, individuare diramazioni e relazioni tra tecnologie, soprattutto nelle fasi avanzate. Individuare i prerequisiti tecnologici diventa laborioso e poco intuitivo. La confusione visiva costringe a esaminare ogni tecnologia e le linee di collegamento, rallentando il processo decisionale e rendendo la pianificazione tecnologica farraginosa. L'albero tecnologico di Civilization VII manca di struttura organizzata e gerarchia chiara. Le tecnologie appaiono disposte disordinatamente, senza logica evidente. Questa mancanza di organizzazione impedisce una visione d'insieme chiara dell'albero tecnologico, rendendo difficile orientarsi e pianificare la progressione scientifica e tecnologica a lungo termine. La scarsa chiarezza dell'albero tecnologico si ripercuote sulla pianificazione strategica complessiva. Diventa più difficile ottimizzare il percorso scientifico per obiettivi specifici e pianificare strategie a lungo termine basate sulla ricerca tecnologica. Questa difficoltà limita la profondità strategica e penalizza i giocatori che apprezzano la pianificazione tecnologica come elemento chiave. Un albero tecnologico più chiaro gioverebbe alla fruibilità e alla profondità strategica.



A questo si aggiunge la mancata possibilità di mettere in coda le ricerche come avveniva nei precedenti capitoli.



Anche il roster di civiltà e leader di Civilization VII non è immune da critiche, sebbene meno generalizzate, concentrandosi sulla selezione delle nazioni e su alcune scelte stilistiche controverse. Se la quantità di civiltà è considerata adeguata, la composizione del roster e alcune scelte di design hanno generato perplessità e dibattito. Alcuni giocatori hanno espresso sorpresa e disappunto per l'assenza di civiltà storicamente rilevanti, come l'omissione dell'Impero Ottomano/Turchi, considerata una lacuna significativa e difficilmente giustificabile. Stesso discorso può essere fatto per la mancanza dell'Inghilterra che ha avuto un'importanza molto rilevante per la storia umana. Altra civiltà mancante è l'India di Grandi, che per quanto meno rilevante sul piano storico, ha un'importanza molto marcata per la serie; i fan di vecchia data non dimenticano il famoso presunto bug che affliggeva Ghandi nel primo Civilization. Questa assenza, a fronte dell'inclusione di civiltà minori, solleva interrogativi sulle logiche di selezione e sulla rappresentatività storica del gioco. La possibilità di combinare liberamente leader e civiltà, novità di Civilization VII, è un'ulteriore scelta controversa che divide la community. Pur offrendo personalizzazione e flessibilità, questa meccanica è criticata per la mancanza di aderenza storica e per l'impatto sull'identità delle civiltà. La libertà di “mixare e matchare” leader e civiltà è percepita come semplificazione eccessiva e deriva verso un approccio più ludico e meno rigoroso, sacrificando l'accuratezza storica per la flessibilità di gameplay. Infine, alcune analisi suggeriscono che Civilization VII sembri spostare il focus dalle civiltà ai leader, invertendo una tendenza consolidata. Il sistema di “shifting civs” e la centralità dei leader potrebbero indicare una nuova direzione per il franchise, in cui l'identità delle civiltà diventa più fluida e intercambiabile, mentre il leader assume un ruolo preminente. Questo cambiamento di prospettiva non convince tutti, soprattutto i fan affezionati alla tradizione, che lamentano una perdita di enfasi sull'importanza delle civiltà a favore della centralità dei leader. Questa sensazione viene accentuata dal sistema dei Cimeli che permette al giocatore, dopo aver raggiunto un determinato livello con un leader, completando una serie di obiettivi specifici e generici, di assegnargli due Cimeli i quali aggiungono o modificano alcuni bonus. Una maggiore attenzione alla selezione delle civiltà e una riflessione sul sistema di leader intercambiabili avrebbero arricchito l'esperienza e soddisfatto le aspettative dei fan.



Ispirazione eccessiva o voglia di adottare novità?



Un ulteriore fronte di critica riguarda la presunta “ispirazione” eccessiva di Civilization VII da titoli concorrenti, in particolare Humankind e, in misura minore, Old World. Questa “ispirazione”, percepita come “copiatura”, alimenta un dibattito sull'originalità di Civilization VII e sulla sua capacità di innovare e distinguersi. Le accuse di “copiatura” si concentrano sul Sistema delle Ere, meccanica centrale di Civilization VII che presenta similitudini evidenti con il “culture shifting” di Humankind. Entrambi i giochi prevedono la transizione della civiltà attraverso le epoche, con la possibilità, e in Humankind la necessità, di cambiare identità culturale. Questa convergenza meccanica, unita ad altre affinità stilistiche e di design, ha indotto molti giocatori a parlare di “clone di Humankind” o “Civilization: Humankind Edition”, mettendo in discussione l'innovazione di Civilization VII e la sua originalità. Le critiche all'”ispirazione” eccessiva non si limitano al Sistema delle Ere e al confronto con Humankind. Alcuni giocatori individuano “ispirazioni” anche da Old World, soprattutto per l'interfaccia utente e per alcune dinamiche di gestione interna della civiltà. Sebbene meno marcate, queste similitudini contribuiscono alla percezione di un gioco eccessivamente debitore verso la concorrenza, che ha attinto a piene mani dalle idee altrui senza forgiarsi una forte identità originale. Tuttavia, è doveroso sottolineare che il concetto di “ispirazione” è intrinseco allo sviluppo videoludico, soprattutto in generi consolidati come gli strategici 4X. È fisiologico che gli sviluppatori osservino le soluzioni della concorrenza, traendo ispirazione per nuove meccaniche. In definitiva, la questione dell'”ispirazione” e della “copiatura” rimane aperta e controversa. Se Civilization VII presenta similitudini evidenti con titoli concorrenti, è necessario valutare se siano il risultato di una legittima ispirazione o di una mancanza di originalità. La risposta è soggettiva e dipende dalla prospettiva di ogni giocatore. Resta il fatto che questa critica rappresenta un ulteriore elemento di discussione e divisione nella community di Civilization VII, contribuendo a un quadro complessivo di accesso anticipato travagliato.



L'oro dell'impero: non solo macerie e polvere



Nonostante le critiche, sarebbe ingiusto dipingere Civilization VII come un disastro privo di pregi. Accanto alle ombre, emergono luci, aspetti apprezzati da critica e community che testimoniano un potenziale inespresso. È doveroso dedicare spazio anche ai punti di forza di Civilization VII, per offrire un quadro d'analisi completo e sfaccettato.



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Paradossalmente, il Sistema delle Ere, criticato e controverso, è considerato da alcuni un elemento potenzialmente positivo, un tentativo di rinnovare la formula di Civilization e introdurre dinamiche inedite. L'intento di dinamizzare la progressione, stimolare l'adattabilità strategica e rompere la linearità è apprezzato da chi cerca nuove sfide e imprevedibilità. L'implementazione attuale del Sistema delle Ere presenta criticità, ma l'idea di base è valida e promettente per una parte della community, che vede in questa meccanica un diamante grezzo da sgrezzare. Con aggiustamenti, bilanciamenti, miglioramenti dell'interfaccia e maggiore chiarezza, il Sistema delle Ere potrebbe evolvere in un punto di forza di Civilization VII, diventando un elemento distintivo e apprezzato, capace di conferire freschezza e longevità inedite.



Un altro aspetto positivo è la sopravvivenza della profondità strategica tipica della serie Civilization. Nonostante le critiche all'interfaccia, alla chiarezza dell'albero tecnologico e al Sistema delle Ere, il nucleo strategico sembra rimanere solido. Le molteplici variabili da gestire, le infinite opzioni strategiche, la complessità delle dinamiche di gioco e la profondità delle meccaniche diplomatiche, militari, economiche e culturali rimangono elementi centrali di Civilization VII. Chi cerca una sfida intellettuale stimolante, un gameplay ricco, sfaccettato e denso di possibilità strategiche, potrebbe trovare in Civilization VII pane per i suoi denti, riscoprendo il “cuore di Civilization” che batte ancora sotto le critiche. La varietà di approcci strategici e la libertà di plasmare la propria civiltà rimangono inalterati, garantendo un'esperienza profonda, appagante e rigiocabile all'infinito.



Anche il comparto tecnico di Civilization VII merita un riconoscimento, nonostante le carenze di “polish” e i problemi di stabilità. Graficamente, il gioco si difende bene, al netto di alcuni elementi non coerenti con il resto della grafica, offrendo ambienti suggestivi, modelli poligonali dettagliati e una direzione artistica coerente con lo stile della serie. Il sonoro, come da tradizione, è immersivo e curato, con musiche evocative e un sound design efficace che creano un'atmosfera coinvolgente. Pesa solo la mancanza di una voce vera ai vari leader, che interagiscono tra loro attraverso versi. Non è una rivoluzione grafica o sonora, ma il comparto tecnico di Civilization VII si attesta su standard qualitativi solidi e apprezzabili, un punto a favore in un quadro problematico. La qualità visiva e sonora contribuisce a un'esperienza immersiva e coinvolgente, nonostante le criticità tecniche.



Forse la vera speranza per Civilization VII risiede nel suo potenziale di miglioramento, nella possibilità che Firaxis Games intervenga per correggere le criticità e valorizzare i punti di forza. Le problematiche relative alla rifinitura, all'interfaccia, all'albero tecnologico e al Sistema delle Ere non appaiono insormontabili. Bug, glitch, interfaccia macchinosa e mancanza di polish sono aspetti corregibili, migliorabili, affinabili con aggiornamenti, patch e interventi di bilanciamento. Firaxis Games ha dimostrato di saper ascoltare il feedback della community, di supportare i giochi nel tempo con aggiornamenti corposi e di trasformare lanci problematici in successi duraturi. La speranza è che Civilization VII segua questa strada virtuosa, evolvendo, maturando e trasformandosi nei mesi successivi al lancio, fino a diventare il capitolo glorioso che i fan si aspettano. Al momento, Civilization VII appare come un work in progress, un progetto in divenire che necessita di tempo, impegno e ascolto attivo della community per raggiungere la sua forma migliore, ma non privo di elementi positivi e potenziale intrinseco. Il futuro del gioco dipenderà dalla capacità di Firaxis di trasformare le critiche in opportunità e riconquistare la fiducia dei giocatori.



Conclusioni: Civilization VII, un Impero in attesa di rifondazione



Civilization VII si presenta come un titolo ambivalente e divisivo, capace di suscitare reazioni contrastanti. Un accesso anticipato travagliato, segnato da critiche severe e feedback non entusiasta. Le ombre sul gioco sono tante e consistenti: rifinitura lacunosa, interfaccia labirintica, Sistema delle Ere indigesto, albero tecnologico confuso e aspettative tradite. Un quadro preoccupante, che solleva interrogativi sul futuro di questo capitolo e sulla sua capacità di onorare il suo nome.



Eppure, nonostante le criticità, non tutto è perduto. Accanto alle ombre, brillano luci: profondità strategica, comparto tecnico solido, al netto dell'instabilita, c'è potenziale di miglioramento concreto, legato alla capacità di Firaxis Games di ascoltare le critiche e intervenire con aggiornamenti. La speranza è che Firaxis raccolga la sfida, ascolti le critiche, e si impegni a rifondare questo impero videoludico in crisi di identità. Il futuro di Civilization VII è ancora da scrivere e dipenderà dalla volontà degli sviluppatori di trasformare le perplessità e le critiche dei giocatori in un'opportunità di crescita valorizzando il potenziale inespresso. Riusciranno Firaxis e 2K a riconquistare la fiducia dei fan e trasformare Civilization VII nel capitolo glorioso atteso? Solo il tempo e la qualità dei futuri aggiornamenti daranno una risposta definitiva. Al momento, Civilization VII rimane un titolo sospeso, in attesa di un giudizio definitivo, un impero videoludico in crisi di identità, bisognoso di una rifondazione profonda e coraggiosa per tornare a splendere.

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10 febbraio alle 17:00