Sniper Elite: Resistance – Recensione
La serie Sniper Elite si è sempre distinta per il suo mix di azione stealth, cecchinaggio realistico e ambientazioni storiche ben ricostruite. Sniper Elite: Resistance, sviluppato da Rebellion Developments, ci riporta nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, precisamente nella Francia occupata del 1944.
Nei panni di Harry Hawker, un cecchino britannico incaricato di supportare la Resistenza francese, il giocatore dovrà affrontare missioni di sabotaggio, eliminazione di bersagli strategici e infiltrazione dietro le linee nemiche. Il gioco ripropone le meccaniche consolidate della serie, con qualche piccola aggiunta, ma senza stravolgimenti.
L'elemento chiave che ha sempre contraddistinto la saga è la libertà d'azione, che consente di affrontare le missioni con un approccio stealth o più aggressivo, e anche in Resistance questa filosofia è rispettata. Tuttavia, il titolo riesce a tenere il passo con le aspettative dei fan o si limita a riproporre la solita formula senza innovazioni significative?
Un'ombra nella Resistenza
La narrazione di Sniper Elite: Resistance si sviluppa attorno a una nuova minaccia nazista, un'arma segreta che potrebbe ribaltare le sorti della guerra. Il protagonista, Harry Hawker, viene inviato in Francia per collaborare con i combattenti della Resistenza e sabotare i piani nemici, eliminando ufficiali chiave e impedendo la costruzione di questa nuova tecnologia distruttiva.
L'ambientazione è ben ricostruita e il contesto storico contribuisce a rendere il tutto più immersivo. Tuttavia, la trama non riesce a brillare particolarmente. Se da un lato il punto di partenza è interessante, dall'altro la narrazione segue schemi piuttosto prevedibili e i personaggi secondari non ricevono il giusto spazio per emergere.
I combattenti della Resistenza, che avrebbero potuto essere un elemento centrale della storia, restano invece delle semplici comparse, senza un reale coinvolgimento emotivo. Anche l'antagonista principale non lascia il segno, risultando piuttosto stereotipato. La storia, dunque, svolge il suo compito senza infamia né lode, accompagnando il giocatore senza mai sorprendere davvero.

Cecchino o fantasma?
L'aspetto più importante di qualsiasi Sniper Elite è il gameplay, e anche in Resistance il cecchinaggio rimane il cuore pulsante dell'esperienza. Il gioco offre un buon mix di azione, infiltrazione e pianificazione strategica, permettendo al giocatore di scegliere tra eliminazioni silenziose e scontri più diretti. Le missioni seguono una struttura consolidata: eliminazione di bersagli chiave, sabotaggi e infiltrazioni. Tuttavia, con il passare delle ore, si avverte una certa ripetitività nelle missioni, che tendono a seguire schemi simili senza particolari variazioni.
Le innovazioni rispetto ai capitoli precedenti sono poche, ma alcune meritano di essere menzionate: è presente un level design più articolato, che permette approcci più diversificati. La modalità Propaganda è un'aggiunta piacevole che aggiunge una serie di sfide secondarie. Si osserva un sistema migliorato di gestione del rumore e delle distrazioni, anche se limitato dall'IA.
Per quanto riguarda la modalità multiplayer non si distacca dai precedenti capitoli, avremo la possibilità di effettuare la campagna con un altro giocatore e all'interno di essa potremo essere invasi da altri cecchini. Non manca chiaramente la componente PvP, dato che esistono le classiche e storiche modalità a squadre o tutti contro tutti e molte altre. Le novità arricchiscono l'esperienza, ma nel complesso il gioco rimane molto vicino ai capitoli precedenti.

IA dei nemici e difficoltà
Come anticipato, uno degli aspetti meno convincenti è l'intelligenza artificiale. In modalità Normale, i nemici tendono a comportarsi in modo prevedibile e poco reattivo. Spesso è possibile muoversi indisturbati tra le linee nemiche senza che i soldati avversari notino la nostra presenza, anche quando la situazione suggerirebbe il contrario.
Questo problema diventa evidente soprattutto quando si tenta un approccio stealth: nonostante il sistema di distrazione basato sul rumore sia ben implementato, l'IA poco brillante limita l'efficacia delle meccaniche di infiltrazione. La difficoltà autentica, invece, rappresenta una vera sfida, costringendo a un utilizzo attento delle risorse e a una pianificazione meticolosa delle mosse.
Tecnica tra alti e bassi
Sul piano tecnico, Sniper Elite: Resistance presenta aspetti riusciti e altri meno convincenti. Visivamente, il gioco non mostra un grande miglioramento rispetto al capitolo precedente. Le ambientazioni sono ben curate e l'illuminazione aiuta a creare un'atmosfera suggestiva, il level design è ottimo e soprattutto le aree naturalistiche sono molto ricche, ma nel complesso non si nota un vero salto di qualità. Per quanto riguarda il frame rate su PlayStation 5, il gioco gira a 60 FPS stabili, garantendo una buona fluidità.
Le animazioni sono uno dei punti deboli del comparto tecnico. I movimenti dei personaggi risultano ancora legnosi, e le transizioni tra un'azione e l'altra non sono sempre fluide. Anche la fisica dei corpi presenta qualche imprecisione, con reazioni poco naturali ai colpi. D'altro canto, la balistica è ben realizzata: il comportamento dei proiettili è convincente e regala soddisfazione, rendendo il cecchinaggio un'esperienza appagante, oltre che le killcam rimangono un plus per questo titolo.
Il comparto sonoro è molto curato. Gli effetti audio delle armi e dell'ambiente sono di qualità, e il sistema di distrazione basato sul rumore è efficace. Le musiche riprendono i temi classici della serie, contribuendo a mantenere la giusta tensione durante le missioni.

Un Platino nel mirino
Ottenere il Platino in Sniper Elite: Resistance non è particolarmente complesso, se non per alcuni trofei che potrebbero risultare ostici per i giocatori meno esperti. La maggior parte dei trofei è legata al completamento della campagna e all'utilizzo di specifiche armi per eliminare i nemici. Tuttavia, ci sono sfide più impegnative, come completare la modalità Propaganda e terminare la storia in difficoltà autentica. Quest'ultima richiede precisione e una gestione attenta delle risorse, rendendo il percorso verso il Platino più impegnativo. Nel complesso, il trofeo di Platino è accessibile con un po' di pazienza e dedizione, ma potrebbe richiedere un certo impegno per chi non è abituato ai titoli stealth.
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