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Atomic Heart: Enchantment Under the Sea – Recensione

Il progresso, con la giusta mentalità, diventa un processo inarrestabile. Così la pensa anche Mundfish con il suo Atomic Heart che, a due anni dalla sua uscita, cambia completamente i connotati a un gioco già ottimo in partenza, ma ora decisamente evoluto e migliorato, come fosse un vero e proprio “Kollektiv 2.0”. Nel corso di questi due anni di sviluppo, la casa produttrice ha esplorato diverse alternative e aggiornamenti per Atomic Heart, volti a migliorarne il gameplay, a dare qualche piccola sistemata al suo controverso – per modo di dire – open world e a rilasciare dei pacchetti DLC che vanno ad ampliare la già intrigante storia. Enchantment Under the Sea è il terzo DLC su quattro, già incluso nell'Atomic Pass nonché nelle edizioni Gold e Premium.



Di ritorno nel dopoguerra



Tornare nei panni del Maggiore P-3 in Enchantment Under the Sea ha un sapore diverso rispetto a quanto vissuto con i primi due DLC. Mentre il primo, Annihilation Instinct, aveva un retrogusto da minestra riscaldata, un more of the same delle meccaniche già collaudate (ma a tratti ripetitive) del gioco base e il secondo, Trapped in Limbo, catapulta i giocatori in un mondo folle e alternativo, con setting e tonalità completamente opposte a quanto ci si aspettava, questo penultimo DLC si distingue subito dagli altri.



Si ritorna nella struttura 3826 fino ad arrivare per Chelomey, ora dominata dai robot, passando però per le profondità marine. Come suggerisce il titolo del contenuto aggiuntivo, il Maggiore P-3, accompagnato “mano nella mano” dalla coscienza di Katya, sua moglie, dovrà esplorare un nuovo complesso sottomarino nel centro di ricerca Nettuno per salvare l'umanità, ancora una volta, da un futuro oscuro.



In fondo al mar…



Enchantment Under the Sea comincia da dove avevamo lasciato il gioco base, catapultandoci fuori l'edificio dell'ultima boss fight, con la moglie di P-3 davanti a noi e gli speciali anelli nuziali da ritrovare. Pertanto è importantissimo non farsi tentare dalla curiosità di esplorare le profondità marine e completare la storia del gioco base prima di avviare il DLC, oppure ci si capirà veramente poco.



Ci si concentra nuovamente sul perno della storia alla base di Atomic Heart anche se per circa cinque o sei ore di gioco, questa volta scremando un tantino le aree open world non necessarie in favore di una maggiore linearità, nonostante il titolo offra comunque la possibilità – sacrosanta – di esplorare ogni anfratto della base sottomarina. Per quanto venga quasi naturale tentare di fare un accostamento tra la base Nettuno e la classica Rapture di BioShock, in verità le due realtà hanno poco in comune.



La base sottomarina di Atomic Heart, nonostante vi sia qualche parentesi quasi claustrofobica, non si lascia mai andare a quello stile di horror sottolineato dalla creatura di 2K Games e, anzi, ha un approccio più action e, a tratti, anche più impegnativo.



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Nuovi amici e nuovi giocattoli



Il DLC di Atomic Heart: Enchantment Under the Sea, va a migliorare la qualità del gameplay con l'aggiunta di nuove armi e abilità del guanto. Prima fra tutte, sia per importanza che per ordine cronologico di ricezione, è la frusta; con questa il giocatore può attirare a sé un nemico (o lanciarsi verso di esso) a velocità supersonica, facendo bene attenzione alla propria vulnerabilità durante il suo utilizzo. La frusta è utilizzabile anche come rampino, e infatti la feature aggiunge una migliorata – seppur limitata – tridimensionalità dei movimenti, consentendoci di spostarci anche verso l'alto per evitare gli attacchi nemici.



Questa meccanica, in realtà, è maggiormente usata durante alcuni scontri con i boss, e il più importante è il brutale incontro con la Roboragazza, ma non mancano tanti enigmi ambientali legati a questo potere. Tra le altre aggiunte c'è l'arma da mischia Rombotuono, una mazza di ferro con una sega circolare retrattile, un particolare fucile a impulsi donatoci da Nonna Zina e il potere poliedrico Incendio, fatto sia per colpire i nemici che per liberare passaggi.



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Yippie ki-yay



Con questo DLC sono stati fatti enormi passi avanti facendo piccoli passi indietro. Sacrificando la dispersività inutile dell'open world del gioco base in favore di aree più limitate e concentrate, traspare ed esplode tutta la creatività nel level design di Mundfish. Lo stesso discorso sento di poterlo esprimere anche nei riguardi dei dialoghi, decisamente più realistici e più “sentiti” che in passato così come per l'humor; sempre presente e anche in gran quantità, ma più azzeccato e simpatico perché finalmente meno intromesso e forzato nei dialoghi importanti.



La scrittura nella sua interezza ne risente positivamente grazie a questo cambio di direzione, anche per il maggior focus di battute tra P-3 e Katya, il primo affetto da amnesia, la seconda invece con ogni minimo dettaglio sul marito impresso nella memoria. Proprio questa dinamica rafforza il legame tra i due personaggi e amplia in profondità entrambi i caratteri. Impossibile non premiare questa crescita così matura della produzione, che passa anche per il level design e per una creazione delle ambientazioni davvero fenomenale.



Tutto il lavoro fatto dietro l'ambiente di gioco, che sia in superficie o nel sottomarino, merita una medaglia al merito; così come il comparto sonoro della produzione. Non soltanto per un doppiaggio eccellente condito da tonalità (quasi) mai esagerate e naturali, ma soprattutto per la colonna sonora che accompagna l'avventura sottomarina, forse uno degli elementi più sottovalutati ma di maggior qualità.



I trofei di Enchantment Under the Sea



Il set di trofei di questo terzo DLC di Atomic Heart è abbastanza contenuto. Sette trofei di bronzo e soltanto uno d'oro ci terranno compagnia, e per ottenerli tutti basterà essenzialmente completare la storia e trovare tutti i nascondigli del cacciatore, non dimenticandosi però di compiere azioni particolari come fare tre palleggi avanti e indietro con il delfino.




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15 febbraio alle 17:00

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