Klaus Lee Thunderballs – Recensione Speedrun
I platform 2D non stancano mai di colpire per la loro estrema capacità di resistere a tutto e a tutti, andare avanti e continuare a farsi giocare anche dopo decenni che son stati inventati. Le meccaniche semplici e immediate, oltre a dei personaggi spesso scanzonati aiutano a stuzzicare la fantasia degli sviluppatori, come i ragazzi di Nukklear che hanno creato Klaus Lee Thunderballs, analizzato nella nostra recensione Speedrun.

Una storia da film
Klaus Lee è quasi diventato un poliziotto a Beverly Hills, ma ha fatto anche domanda per diventare investigatore privato alle Hawaii, annoiandosi nell'attesa di scoprire se aveva ottenuto la posizione. Decisosi a tornare in California, ha lavorato come stuntman sconosciuto mentre gestiva una squadra di risolutori di problemi che venivano sempre battuti da un team più di successo per i clienti.
Una volta ha mancato per poco il colloquio di lavoro in una startup di New York e un tizio di nome Zeddemore ha ottenuto il lavoro come sterminatore di spiriti. Inoltre, ha a insegnato a Maverick sia a volare col suo jet che a giocare a beach volley. Un ragazzo decisamente impegnato e le cui avventure offrono esperienza al limite della realtà.
Tra esplosioni e ignoranza vecchia scuola
La prima cosa che salta all'occhio giocando a Klaus Lee Thunderballs è l'artigianalità dei livelli. Questi sono interamente realizzati a mano, elemento che aggiunge un pizzico di qualità all'insieme. La seconda cosa che si percepisce è la sensazione di peso e portanza del jetpack, elemento strutturale del gameplay. All'inizio sembra tutto facile, una classica passeggiata di salute col Platino regalato in stile Ratalaika. Ma ben presto sbatteremo il muso contro la realtà dei fatti: trial and error. Semplice, diretto, sintetico. Il gioco è brutale e ogni minimo errore vien fatto pagare a caro prezzo, cioè con il riavvio dell'attuale schema che stiamo affrontando.
Niente checkpoint, niente punti da cui ricominciare, niente “aiutini” ameni che possano salvarci da un potenziale disastro. Qui si va senza airbag, e si muore da eroi. Probabilmente gli sviluppatori guidano una vecchia Panda degli anni '80, magari i primissimi modelli in cui la cosa più sofisticata era il santino sul cruscotto. Insomma, proprio come il protagonista, Klaus Lee Thunderballs è un titolo per giocatori duri, che non hanno paura di fallire, riprovare e probabilmente fallire di nuovo.
Da lì in poi è una strada in salita, con livelli sempre più difficili che si scontrano con le limitate opzioni – se non la perfezione del giocatore – date dal personaggio stesso. Ci saranno poi sezioni avanzate del titolo in cui dovremo risolvere puzzle di vario tipo per sbloccare le porte, alcuni dei quali ci hanno messo nettamente alla prova.

Editor di livelli e personalizzazione dei controlli
Il gioco dispone anche di un interessante editor livelli che viene incontro a chiunque abbia la voglia, la pazienza e la fantasia per poter creare qualcosa di unico da poter poi giocare e condividere con altri. In questo modo gli sviluppatori riescono a creare un gioco praticamente infinito, ammesso che ci si qualcuno disposto a impegnarsi a giocarlo, che ne eleva le caratteristiche di base con una curva esponenziale.
Tra le altre caratteristiche c'è la possibilità di personalizzare i controlli, adattissima a un titolo ostico come questo, in cui qualunque stratagemma permette di diminuire le difficoltà da affrontare sul campo. Purtroppo non ci sono solo pregi: tra i lati negativi c'è una certa ruvidità e monotonia dei mondi di gioco, oltre a una colonna sonora che viene a noia dopo poche decine di minuti di ascolto, dato il suo timbro e la sua ripetitività. Ma a questo prezzo non si può pretendere che sia tutto perfetto, dopotutto.
Il Platino di Klaus Lee Thunderballs
Klaus Lee Thunderballs non dispone di un trofeo di Platino (e già questo è un brutto segno), ma come se non bastasse le altre coppe nascondono sfide non da poco, tra cui completare tutti i livelli con valutazione oro (affare decisamente non alla portata di chiunque) e altre sfide non proprio amichevoli. Ma un vero cacciatore di trofei non si farà troppi problemi a imbarcarsi in un viaggio davvero non per tutti.
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