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Killing Floor 3 – Recensione

Tripwire Interactive torna con un nuovo capitolo della sua saga più splatter, e lo fa alzando l'asticella della brutalità. Killing Floor 3 ci catapulta in un futuro distopico dove l'umanità è ancora una volta sotto assedio da orde di creature mostruose. Con un comparto tecnico potenziato, un'atmosfera da incubo e un gameplay che spinge l'adrenalina a mille, questo nuovo capitolo punta a conquistare sia i fan storici che i nuovi arrivati.



A volte la pace si ottiene con la forza bruta



La storia è ambientata nel 2091, trent'anni dopo gli eventi del secondo capitolo. La megacorporazione Horzine è di nuovo al centro del disastro: ha creato un esercito di bio-armi chiamate Zeds, pensate inizialmente per scopi militari ma sfuggite al controllo. Le ultime speranze dell'umanità risiedono nella Nightfall, un gruppo paramilitare determinato a eliminare ogni minaccia con ogni mezzo. Non siamo di fronte a una narrazione profonda o articolata, anzi la trama è appena accennata e dovremo interpretarla e capirla dai brevi dialoghi con una voce fuoricampo e dalle sue richieste che rappresenteranno gli obbiettivi secondari di ogni missione. Il primario chiaramente è quello di sopravvivere alle ondate di mostri che ci assaliranno.



Insieme si può sopravvivere



Il cuore pulsante di Killing Floor 3 è, come sempre, il gameplay cooperativo a 6 giocatori. Affronteremo ondate sempre più aggressive di Zeds in mappe claustrofobiche e piene di insidie, alternando fasi di puro combattimento a momenti di preparazione tra un round e l'altro. In queste brevi pause potremo recarci presso un marchingegno con cui è possibile potenziare armi, acquistare equipaggiamenti o curarsi.



La gestione delle risorse, munizioni, armature e denaro, resta fondamentale, così come la necessità di collaborare per rianimare i compagni caduti o tenere sotto controllo l'avanzata nemica. Avremo la possibilità di scegliere tra diversi prototipi di guerrieri, ognuno con le proprie abilità e armamenti dedicati. Rispetto al secondo capitolo, ogni classe ha una progressione più profonda e ramificata, con perk passivi e attivi che danno una personalizzazione maggiore al proprio stile di gioco.



Tripwire ha lavorato molto sulla varietà dei nemici. Gli Zeds non sono solo più numerosi e resistenti, ma anche più intelligenti nei movimenti e negli attacchi. Alcuni sono capaci di scavalcare ostacoli, rompere coperture o persino coordinarsi con altri mostri, inoltre presentano attacchi e comportamenti diversi per ognuno di loro. I boss invece sono pochi, al momento se ne son visti solo tre, quindi alla lunga potrebbero diventare ripetitivi. Nonostante l'esiguo numero rappresentano una sfida per nulla banale e per poterli superare dovremo contare su una squadra ben affiatata.



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Tante armi, tante alternative



Una delle gioie del gioco è senza dubbio l'arsenale. Pistole automatiche, mitragliatori pesanti, armi da taglio motorizzate, lanciafiamme e perfino strumenti sonici: Killing Floor 3 offre una selezione folle e divertente di strumenti di morte. Ogni arma è letale e visivamente appagante, grazie a un sistema di smembramento dinamico che permette di distruggere i nemici pezzo per pezzo con precisione chirurgica. Il feedback dei colpi è crudo, soddisfacente, e la fisica realistica rende ogni uccisione un tripudio di gore. Esistono poi diverse un bel numero di varianti per ogni tipologia di arma. Ognuna con un costo crescente che ci costringerà a stringere la cinghia durante i rifornimenti tra le varie ondate per ottenere quelle più potenti.



Tripwire ha implementato una IA migliorata per gli Zeds: ora reagiscono agli stimoli, evitano zone pericolose, circondano i giocatori isolati e attaccano in branco. Questo costringe i giocatori a muoversi, coordinarsi e comunicare costantemente. Il gioco non premia più solo la potenza di fuoco, ma anche la collaborazione e la pianificazione. Un sistema di ping contestuale permette di segnalare rapidamente pericoli o obiettivi senza l'uso della chat vocale, semplificando la comunicazione nei gruppi casual.



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Distruggere uno Zed è sempre piacevole



Dal punto di vista tecnico, Killing Floor 3 segna un netto passo avanti rispetto al predecessore. Grazie all'Unreal Engine 5, l'atmosfera è densa e opprimente, con effetti di luce dinamici, ambientazioni dettagliate e modelli nemici ricchi di particolari grotteschi. Le animazioni, in particolare quelle delle uccisioni finali e degli smembramenti, raggiungono nuovi livelli di brutalità, esaltando l'estetica gore che ha sempre contraddistinto la serie.



Il frame rate si mantiene stabile anche nei momenti più caotici, anche se alcune volte ha strani cali incomprensibili, come ad esempio quando si apre l'interfaccia. La distruttibilità ambientale aggiunge un tocco tattico agli scontri. Ottima anche la colonna sonora, un mix di industrial metal ed elettronica, che accompagna perfettamente l'azione frenetica. Killing Floor 3 contiene elementi cosmetici acquistabili e una roadmap che prevede aggiornamenti periodici. Sebbene Tripwire abbia dichiarato che non ci saranno elementi pay-to-win vedremo come gestirà il supporto post-lancio, da sempre fondamentale per la longevità della serie.



Trofeisticamente parlando: caotiche sparatorie



Il Platino di Killing Floor 3 richiederà un certa dose di abilità, infatti, come potete vedere nell‘elenco trofei del nostro forum, le richieste sono quelle di uccidere i boss principali al massimo del livello di difficoltà. Ciò significa che non dovrete essere bravi solamente voi ma anche la squadra che vi affianca. Inoltre sono richieste un buon numero di ore di gioco per portare al massimo livello tutte le classi presenti.




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30 luglio alle 17:10