Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Forgive Me Father 2 – Recensione

C'è qualcosa di affascinante nel vedere un gioco che prende Lovecraft, lo scuote come un cocktail molotov e ci versa dentro un FPS old-school, un'estetica da fumetto pulp e una spruzzata di delirio. Forgive Me Father 2 sviluppato da Byte Barrel è questo: un sequel che non si accontenta di replicare, ma rilancia con più sangue, più caos e più domande esistenziali. Il problema? A volte sembra voler dire troppo, tutto insieme, con la delicatezza di un cultista che ti urla in faccia mentre ti lancia tentacoli.



Il pentimento è un labirinto, non un percorso



La storia riparte dal Prete, protagonista del primo capitolo, che si risveglia in un manicomio con l'accusa di aver sterminato un'intera cittadina. Non proprio il risveglio ideale. Da lì parte un viaggio mentale e fisico tra ricordi distorti, visioni da incubo e boss che sembrano usciti da un manuale di psichiatria illustrato. Ogni livello è una confessione, ogni nemico un trauma, ogni scelta un bivio morale.



Il gioco prova a costruire una narrazione ramificata, con lettere da raccogliere e decisioni che influenzano il finale. Funziona? Sì, ma solo se siete disposti a leggere e interpretare tra le righe. Non aspettatevi cutscene hollywoodiane o dialoghi memorabili: qui si comunica con sangue, silenzi e sguardi allucinati. E in fondo, è coerente con il tema.



La cosa interessante è che non vi viene mai detto chiaramente cosa è reale e cosa no. Il manicomio potrebbe essere un luogo fisico, un simbolo, o entrambe le cose. I boss non sono solo nemici: sono incarnazioni di colpa, rabbia, negazione. E mentre il Prete avanza, il giocatore si ritrova a chiedersi se stia davvero cercando redenzione… o solo un modo più creativo per giustificare la carneficina.



https://www.playstationbit.com/wp-content/uploads/2025/09/WhatsApp-Image-2025-09-29-at-04.31.07.jpeg



Se non schivi, sei morto. Se schivi, sei quasi morto



Il cuore pulsante di Forgive Me Father 2 è il gameplay. E per fortuna, batte forte. Le armi sono tante, brutali e soddisfacenti. Il sistema di smembramento è una gioia per chi ama vedere i nemici esplodere in pezzi ben definiti. Ma la vera novità è l'anima bullet hell: non basta sparare, bisogna danzare tra proiettili, schivare attacchi, gestire l'arena come se fosse una coreografia infernale.



Il level design supporta questa frenesia con ambienti che alternano claustrofobia e respiro, trappole e scorciatoie. Ogni scontro è un test di riflessi e nervi. Non c'è multiplayer, e va bene così: la campagna è pensata per essere vissuta da soli, con il controller che vibra come un cuore impazzito.



La curva di difficoltà è spietata ma onesta. I primi livelli ti illudono di avere il controllo, poi arrivano i boss e ti ricordano che il caos è il vero protagonista. Le abilità sbloccabili permettono di personalizzare il proprio stile: puoi diventare un tank che regge tutto o un assassino che non viene mai toccato. Ma in entrambi i casi, serve precisione. E nervi saldi. Perché qui, ogni errore si paga con una morte spettacolare e un respawn che ti guarda male.



https://www.playstationbit.com/wp-content/uploads/2025/09/WhatsApp-Image-2025-09-29-at-04.31.071.jpeg



Fumetto pulp con febbre alta



Visivamente, il gioco è un trip lisergico. Lo stile da graphic novel è spinto al massimo, con colori saturi, linee marcate e creature che sembrano disegnate da un illustratore sotto effetto di caffeina e incubi. Ogni livello è un quadro disturbante, ogni nemico un opera d'arte malata.



Il design dei boss è memorabile, e anche il protagonista ha un certo carisma, pur senza dire una parola. La palette cromatica è un pugno nell'occhio, ma in senso buono: ti tiene sveglio, ti inquieta, ti fa sentire dentro un fumetto che ha preso vita e ha deciso di odiarti.



https://www.playstationbit.com/wp-content/uploads/2025/09/WhatsApp-Image-2025-09-29-at-04.31.072.jpeg



Metal, silenzi e rumori che ti seguono nei sogni



Il comparto audio è una delle sorprese migliori. La colonna sonora alterna momenti di puro metal a silenzi che fanno più paura di qualsiasi scream. Gli effetti sonori sono curati, le armi suonano come devono, i nemici emettono versi che ti fanno venire voglia di controllare se hai lasciato la porta chiusa.



Manca il doppiaggio, e si sente. I monologhi scritti funzionano, ma una voce avrebbe dato più spessore al Prete e ai suoi tormenti. Detto questo, il sound design regge tutto il peso dell'atmosfera, e lo fa con stile.



https://www.playstationbit.com/wp-content/uploads/2025/09/WhatsApp-Image-2025-09-29-at-04.31.08.jpeg



Pentimento in formato Platino



Se siete di quelli che non si sentono in pace finché non compare il suono del Platino, Forgive Me Father 2 vi offrirà una sfida degna di un esorcismo. I trofei sono ben distribuiti tra progressione narrativa, kill count creativo e obiettivi secondari che richiedono un certo occhio clinico. Alcuni sono semplici: finisci il gioco, uccidi tot nemici, raccogli lettere. Altri invece vi costringeranno a giocare con stile, tipo completare livelli con restrizioni assurde.



Il Platino non è impossibile, ma non è nemmeno una passeggiata. Serve pazienza, riflessi e una buona dose di strategia, soprattutto per i trofei legati alla difficoltà. Se vi piace il backtracking e non vi spaventa rigiocare con build diverse, lo sbloccherete con soddisfazione.




L'articolo Forgive Me Father 2 – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.

Continua la lettura su www.playstationbit.com

2 ottobre alle 17:10