Kaku – Ancient Seal – Recensione
C'è qualcosa di irresistibilmente strano nel partire per un'epica avventura con un porcellino volante al tuo fianco. Non è il pitch di un cartone animato, ma la premessa di Kaku – Ancient Seal, action RPG open-world sviluppato e pubblicato da BINGOBELL, studio indipendente cinese che si lancia nel mondo console con un titolo ambizioso e visivamente curioso. Disponibile su PlayStation 5, il gioco si presenta come un mix tra platform, combattimento e puzzle ambientato in un mondo primordiale, dove la magia e la tecnologia sembrano essersi dimenticate di litigare.
Non aspettatevi un kolossal pronto a rivaleggiare con i blasonati Tripla A: Kaku è figlio di un team piccolo, con alle spalle solo un titolo VR del 2017 (Tales of Glacier), ma è proprio questa sua natura artigianale che lo rende interessante da analizzare. È un gioco che prova a dire qualcosa, anche se a volte lo fa balbettando.
Il mito, il sigillo e il ragazzo col martello
La storia di Kaku: Ancient Seal è semplice, quasi archetipica, ma non priva di fascino. Il protagonista, Kaku, è un giovane appartenente a una tribù che vive in un mondo diviso in quattro regioni elementali: Fuoco, Acqua, Terra e Aria. Dopo un evento cataclismatico che rompe l'equilibrio tra queste forze, Kaku viene scelto per ripristinare l'antico sigillo che tiene insieme il mondo. Ad accompagnarlo c'è Piggy, un porcellino volante che funge da mascotte, compagno di viaggio e occasionale aiutante.
La narrazione si sviluppa attraverso dialoghi semplici e cutscene essenziali, con un tono che oscilla tra il fiabesco e il didascalico. Non ci sono grandi colpi di scena, ma il mondo costruito attorno alla missione di Kaku ha una coerenza interna che funziona. Ogni regione ha una sua mitologia, un suo ecosistema e una sua estetica, e il gioco si prende il tempo di fartele esplorare con calma.
Il difetto principale? La scrittura non sempre riesce a coinvolgere. I personaggi secondari sono poco caratterizzati e il ritmo narrativo tende a diluirsi, soprattutto nella seconda metà del gioco. Tuttavia, per chi ama le atmosfere da racconto tribale, c'è abbastanza materiale per restare incuriositi.

Martellate, salti e qualche inciampo
Il pilastro di Kaku è il suo gameplay, che mescola combattimento in tempo reale, platforming e risoluzione di enigmi ambientali. Kaku brandisce un martello come arma principale, con cui può sferrare attacchi leggeri e pesanti, concatenare combo e abbattere ostacoli. Il sistema di combattimento è basilare ma funzionale: ci sono schivate, parate e un albero delle abilità che permette di sbloccare nuove mosse e potenziamenti.
Il platforming è presente in modo costante, con sezioni che richiedono salti precisi, arrampicate e l'uso di meccanismi per aprire passaggi. Gli enigmi, invece, sono semplici ma ben integrati nel level design: leve da attivare, simboli da combinare, oggetti da spostare. Nulla di rivoluzionario, ma abbastanza vario da evitare la noia. Il mondo è semi-aperto, con aree esplorabili che si sbloccano progressivamente. Non c'è una vera libertà totale, ma ogni regione offre segreti, collezionabili e sfide opzionali. Il backtracking è incentivato da nuove abilità che permettono di accedere a zone prima inaccessibili.
Peccato per alcuni problemi tecnici: il sistema di lock-on è impreciso, la telecamera fatica a seguire l'azione nei combattimenti più concitati, e il bilanciamento della difficoltà è altalenante. Alcuni boss sono troppo semplici, altri frustranti per motivi sbagliati. Ma nel complesso, il gameplay ha un suo ritmo e una sua identità, soprattutto se si accetta la sua natura “grezza ma sincera”.

Tra martelli, zuppe e rune
Kaku: Ancient Seal non offre una personalizzazione estetica profonda del protagonista, ma introduce alcune meccaniche di equipaggiamento e crafting che arricchiscono l'esperienza. Kaku può ottenere armature e accessori che modificano statistiche come difesa, resistenza e attacco, anche se il look rimane sostanzialmente invariato. Gli oggetti raccolti durante l'esplorazione – erbe, minerali, ingredienti – possono essere utilizzati per cucinare piatti che forniscono bonus temporanei, come rigenerazione della salute o potenziamento delle abilità.
Il sistema di crafting è semplice ma funzionale: si possono creare pozioni, potenziare l'equipaggiamento e sbloccare rune elementali che influenzano il combattimento. Non siamo di fronte a un RPG profondo in termini di build, ma queste meccaniche aggiungono varietà e incentivano l'esplorazione, premiando chi si prende il tempo di curiosare tra le rovine e i villaggi nascosti.

Un mondo che sa di leggenda
Visivamente, Kaku: Ancient Seal è un piccolo gioiello stilistico. Non per la qualità tecnica – le texture sono modeste, le animazioni rigide, e il frame rate su PlayStation 5 non sempre stabile – ma per la direzione artistica. Ogni regione ha un'identità visiva forte: la terra del fuoco è rossa e vulcanica, quella dell'acqua è azzurra e piena di rovine sommerse, quella dell'aria è sospesa tra le nuvole con architetture fluttuanti.
I colori sono saturi, quasi da acquerello, e il character design ha un tocco naïf che ricorda le illustrazioni per bambini. Kaku stesso è un protagonista dal look semplice ma efficace, e Piggy è adorabile senza essere stucchevole. Le creature nemiche variano da bestie tribali a golem elementali, con un design che privilegia la leggibilità più che la complessità.
Le cutscene sono realizzate con il motore di gioco e non brillano per qualità cinematografica, ma riescono a trasmettere l'essenza del mondo. C'è un senso di artigianalità in tutto, come se il team avesse dipinto ogni asset con cura, anche se con strumenti limitati.

Flauti, tamburi e silenzi che parlano
Il comparto audio di Kaku è discreto ma evocativo. La colonna sonora è composta da brani ambientali che utilizzano strumenti etnici – flauti, tamburi, corde – per creare un'atmosfera tribale e misteriosa. Ogni regione ha un tema musicale che ne riflette l'elemento dominante, e anche se le tracce non sono memorabili, contribuiscono a immergere il giocatore nel mondo.
Gli effetti sonori sono funzionali: il martello che colpisce, i versi delle creature, i rumori ambientali. Nulla di particolarmente raffinato, ma tutto al posto giusto. Il doppiaggio è assente, sostituito da versi e suoni gutturali che danno un tono da “lingua antica” ai dialoghi. I testi sono sottotitolati in italiano, con una traduzione corretta anche se non sempre brillante.
Il silenzio, in certi momenti, è usato con intelligenza. Alcune zone sono volutamente prive di musica, lasciando che il vento, l'acqua o il crepitio del fuoco parlino al posto della colonna sonora. È una scelta che funziona, soprattutto nelle fasi esplorative.

Il platino di Kaku: Ancient Seal
La lista trofei di Kaku: Ancient Seal è pensata per chi ama esplorare ogni angolo del mondo di gioco. Il platino non è particolarmente difficile, ma richiede tempo e attenzione: dovrai completare tutte le regioni, risolvere enigmi ambientali, sbloccare ogni abilità e affrontare boss opzionali. Alcuni trofei sono legati a collezionabili nascosti e missioni secondarie, ma nulla è davvero fuori portata. Non ci sono trofei mancabili, e il gioco consente di tornare nelle aree già visitate, rendendo l'esperienza di completamento più rilassata che stressante. In sintesi: un platino accessibile, ma che premia la costanza più che la bravura tecnica.
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