Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Steto96 condivide alcuni suoi interventi solo con i suoi amici. Se vuoi conoscere Steto96, aggiungilo agli amici adesso.

Steto96

ha scritto una recensione su Borderlands 3

Cover Borderlands 3 per PS4

Fermi al Confine

Fino alla fine, la paura che qualcosa potesse andare storto con Borderlands 3 è stata un forte deterrente a contenere il mio hype per questo nuovo capitolo di una delle mie serie preferite in assoluto, eppure non serve molto per accontentare un fan della serie: dopo il capostipite della serie, i due titoli che lo hanno seguito si sono accontentati di proporre la formula originale senza stravolgere nulla e aggiungendo poche, gradite novità.
Essenzialmente Borderlands 3 non si discosta da questa formula, proponendo ancora una volta un more of the same e accanto ad alcune gradite aggiunte ho riscontrato una serie di scelte che non ho apprezzato fino in fondo.
La trama non si allontana molto dal seminato: una volta scelto uno dei quattro nuovi Cacciatori della Cripta, ci troviamo arruolati nei Crimson Raiders comandati da Lilith, protagonista degli scorsi giochi. La minaccia è ora duplice: i Gemelli Calypso hanno radunato sotto un’unica bandiera tutti i banditi di Pandora. Più che bandiera è meglio parlare di religione, dato che Troy e Tyreen si sono autoproclamati divinità e sono pronti ad aprire una misteriosa Grande Cripta per ottenere un potere immenso. Tocca quindi a noi mandare in fumo i piani dei due antagonisti prima che questi scatenino l’Apocalisse sul polveroso pianeta.
La storia di questo terzo capitolo è sicuramente ben più strutturata rispetto ai precedenti titoli, ma in generale ho trovato la scrittura più debole rispetto agli scorsi capitoli soprattutto in termini di umorismo. Chiariamoci, è probabilmente uno degli aspetti più imbarazzanti della serie, ma è anche quello che la distingueva dalla marea di giochi che si prendono troppo sul serio. Sicuramente il team dietro le sceneggiature non sono gli stessi e purtroppo si sente.
È abbastanza pacifico dire che la trama non è mai stato il punto di forza della serie. Il padrone di casa è infatti quel collaudatissimo misto di sparatutto ed RPG che ha dato vita a un nuovo, seguitissimo genere. Il feeling armi alla mano è ottimo, il migliore della serie: il peso di ciascuna arma si sente e finalmente anche i fucili a pompa hanno una loro fisicità degna di tale nome, con tanto di occasionale ragdoll dei nemici investiti da una scarica di proiettili. La formula shoot & loot è quindi più in forma che mai, appagante al punto da dare dipendenza. Ancora una volta le armi hanno subito un ottimo re-style che le ha rese ben identificabili per tipo e marca, nel secondo caso anche con l’introduzione di modalità di fuoco secondarie che variano molto l’azione di gioco, inoltre non mancano le personalizzazioni estetiche, come decalcomanie applicabili all’arma per cambiarne colore e una gamma di ciondoli per abbellirle ulteriormente.
Il nuovo sistema di gestione dello skill tree non propone grossi cambiamenti rispetto a quanto visto nelle passate iterazioni. La novità più grande è la possibilità di personalizzare la propria abilità di classe sbloccando mano a mano nuove opzioni per renderla sempre più letale. Nel caso del mio Cacciatore, Moze, è stato possibile equipaggiare il mio mech con una serie di armi assai diverse, tra railgun, minigun, lanciafiamme e lanciagranate, per poi attribuire a ciascuna arma un modificatore passivo. Le combinazioni sono numerose ed è stato divertente cercare le sinergie tra le mie abilità passive e i modificatori di ciascuna arma.
La varietà di nemici è soddisfacente. Oltre ai banditi e le creature di Pandora che già conosciamo sono stati introdotti una buona quantità di nuovi nemici, tra soldati ben corazzati, creature pericolose e alieni ben poco amichevoli. Per fortuna la varietà non è solo limitata al loro design, ma anche ai loro attacchi e alle loro debolezze. La quantità di Boss è molto più bassa che in passato. Ad alzarsi è stata la qualità degli scontri, ben più articolati e caratterizzati, una miscela che ho gradito moltissimo. Si è anche cercato di migliorare il parco di vetture del gioco, con tanto di missioni e sezioni della quest principale da completarsi a bordo di un bolide e un sistema di personalizzazione che permette di creare il proprio mezzo preferito scegliendo decalcomanie, armi e pezzi che offrono bonus sempre diversi.
Al contrario, non ho gradito l’impostazione delle varie ambientazioni di gioco. La trama del gioco ci porterà a visitare un buon numero di pianeti diversi, pretesto che garantisce una buona varietà nel design delle zone che andremo a visitare e distruggere, ma se una volta queste zone erano per la maggior parte delle macro-aree ripiene di posti da scoprire e missioni secondarie da completare, il numero e la dimensione di queste macro-aree è drasticamente diminuito. Molte delle zone proposte sono poco più di larghi corridoi, e prima di trovare una area aperta che ricordi quelle del passato della serie passeranno molte ore. La quantità di quest facoltative è diminuita di conseguenza. Per compensare sono state introdotte una serie di attività secondarie non particolarmente entusiasmanti, più vicine alla raccolta di collezionabili che ad attività vere e proprie.
La sensazione è che gli sviluppatori abbiano cercato di spingere il giocatore a concentrarsi sulla quest principale, anche se temo che questa povertà di contenuti sia stata pianificata in vista delle prossime espansioni del gioco.
Il post-game si presenta abbastanza ricco con una serie di arene con ondate di nemici da sconfiggere e una serie di piccoli dungeon perfetti sia per i cacciatori solitari, sia per i più festaioli. Il tutto è abbinato alla Mayhem Mode, che permette di selezionare un livello di difficoltà tra quattro presenti in modo tale da aggiungere alcuni modificatori randomici all’esperienza di gioco per renderla più competitiva, ma anche in grado di elargire un loot migliore, inoltre i punti esperienza guadagnati in questa modalità permettono di sbloccare altre abilità e aumenti ad alcune delle statistiche del personaggio.
Alcuni dei difetti endemici della serie sono rimasti, come la gestione dell’inventario e dei menù semplicemente infernale, mentre altre aggiunte, come la possibilità di tele-trasportarsi aprendo semplicemente la mappa, sono assai gradite. Sempre parlando di menù si può arrivare a discutere degli aspetti tecnici: mentre la grafica è molto piacevole agli occhi, i giocatori hanno sofferto per molte settimane a causa di numerosi bug, glitch e ritardi vari. Per buona parte della mia esperienza ho avuto problemi nel gestire l’inventario, non potendo contrassegnare i miei oggetti come preferiti o come spazzatura, inoltre fino a poche settimane fa aprire il menù muoversi tra le varie schede era un’azione accompagnata da una serie di lag molto fastidiosi. La colonna sonora del gioco è di gran lunga la migliore della serie e in più di un momento propone delle tracce talmente godibili da desiderare di avere un lettore musicale in-game per poter ascoltare queste tracce durante le mie scorribande.
Per fortuna il gioco è ben supportato, con eventi stagionali assai gradevoli, nuove attività e alcune espansioni in arrivo nel futuro prossimo.
Borderlands 3 non è né il peggiore, né il migliore titolo della sua serie, ma offre comunque quello che un fan della serie vorrebbe: più Borderlands. Nonostante alcune sbavature, mi ha saputo divertire moltissimo e non vedo l’ora di continuare a giocare, sperando di poterlo veder crescere ancora con nuovi contenuti.