I giochi del mio 2020
Aspetto sempre con curiosità la fine dell’anno per le immancabili top e flop, un po’ per scoprire qualche titolo che mi è sfuggito e leggere interessanti opinioni, un po’ per fare il punto della situazione e ripensare ai giochi che mi hanno tenuto compagnia negli scorsi mesi. L’anno è iniziato con l’arrivo in casa di un ottimo PC con il quale recuperare tutto il buono che questo mondo ha da offrire e duplicare in pochi mesi il backlog.
Ho avuto modo di giocare a moltissimi titoli quest’anno, anche se non tutti approfonditamente come avrei preferito. Come sempre, mi sono limitato a fare critica per quei giochi che ho potuto esplorare e analizzare fino in fondo, ma a differenza della volta scorsa ho preferito mettere in lista anche alcune esperienze delle quali ancora non ho avuto modo di parlare o delle quali non ho voluto scrivere. Cambia anche il formato: visto che l’idea di fare classifiche non mi è mai piaciuta, ha questo giro ho deciso di farmi i miei award personalizzati, con meno titoli del solito per dare spazio a quelli che veramente si distinguono tra tutti. Spero di poter leggere le vostre idee qui sotto e trovare nei commenti i vostri premi dell’anno.
Premio “Gateway Drug” – Slay the Spire
Così come The Binding of Isaac mi ha spinto verso l’assuefazione ai roguelike, così Slay the Spire mi ha fatto cadere nella trappola del Deckbuilding. Sempre di roguelike si parla, ma dopo i numerosi epigoni di Isaac questa ventata d’aria fresca è quello che ci voleva per tornare al caro un’altra-partita-e-poi-smetto. Bastano pochi minuti per imparare le basi di Slay the Spire e ne bastano ancora meno per condannare un’intera partita, ma servono ore e ore per poter vedere anche solo un quarto di ciò che il gioco ha da offrire e per ottenere la prima, sudata vittoria. È un gioco brutale, ma mai ingiusto nonostante l’RNG la faccia da padrona come in gran parte dei roguelike, e mi ha spinto a provare altri fantastici titoli deckbuilding, tra i quali Dicey Dungeons e Frost, tutti quanti altrettanto innovativi e divertenti.
Premio “Non lo gioco perché non c’è l’italiano” – Astrologaster
Io stesso sono stupito da quanto Astrologaster mi abbia catturato vista la mia poca simpatia per gran parte delle avventure narrative. Dietro a una presentazione grafica abbastanza minimale c’è un copione divinamente scritto e altrettanto divinamente recitato, pieno di umorismo ma anche di sentimento in un mix di scienza e storia. Per la prima volta mi sono trovato a pensare ad ogni mia scelta e non solo per timore delle possibili conseguenze. Purtroppo, per quanto possa gridare il mio amore per Astrologaster, la mancanza della lingua italiana farà sì che quasi nessuno si avvicinerà a questa vero e proprio capolavoro del genere.
Premio “Aiuto, non mi sento più le mani!” – Blood and Truth
Dico con orgoglio di annoverare Blood and Truth tra le grandi esclusive di casa Sony al pari delle importanti uscite degli scorsi anni. La realtà virtuale targata PlayStation è sicuramente la più debole tra quelle presenti sul mercato e non è riuscita ad attirare le attenzioni del grande pubblico e degli sviluppatori: le limitazioni hardware si fanno sentire e la piattaforma non ospita un buon numero di titoli veramente imperdibili, ma le perle non mancano e Blood and Truth è una di queste. Un’avventura che non rivoluziona il mondo della VR, ma regala tanti bei momenti da blockbuster d’azione in prima persona. La mancanza di contenuti di cui soffriva il gioco al lancio è stata ovviata con una serie di aggiornamenti di spessore che hanno portato una lunga lista di attività secondarie con le quali divertirsi una volta finita la campagna principale e il gioco è ora un must buy per i possessori di PSVR.
Premio “Avrei potuto imparare a suonare uno strumento” – Animal Crossing New Horizons
Non ho ancora recensito Animal Crossing New Horizons: preferisco aspettare l’anniversario dell’uscita, che dovrebbe coincidere con la fine della prima fase di supporto post-lancio, prima di provare a tirare le somme, ma dopo aver bruciato più di settecento ore dalla sua uscita non credo che avrei mai potuto escluderlo dalla lista. New Horizons è un ottimo gioco, ma mi viene difficile considerarlo il migliore della serie. Le novità sono tante e di spessore, in primis la possibilità di modificare la propria isola in più di un modo, ma alcune mancanze pesano davvero tanto sull’esperienza di gioco. Alcune sono state risolte dai numerosissimi aggiornamenti, i quali hanno anche aggiunto una imponente quantità di contenuti, ma in alcuni frangenti ACNH lotta contro il giocatore proponendo meccaniche abbastanza farraginose, senza contare l’assoluta povertà di dialoghi con gli abitanti dell’isola. Data la qualità degli aggiornamenti di cui sopra mi è permesso sperare che qualcosa possa cambiare in futuro, per il momento le ore continuano a salire giorno dopo giorno.
Premio “Non ti scordar di me” – The Last Of Us Part II
Non credo che riuscirò mai a dimenticare The Last Of Us Part II. Ancora oggi, sei mesi dopo aver visto i titoli di coda, ripenso spesso a quello che è e che è stato questo gioco, anche con una certa dose di dispiacere per l’ambiente che gli si è creato attorno e che non ha permesso di costruirci sopra un buon discorso del quale io ho davvero bisogno. The Last Of Us Part II non è perfetto, nulla lo è. È incredibilmente potente in un modo che faccio fatica a descrivere e contemporaneamente avrei migliaia di parole da dire e temo che il tempo per poterne parlare sia ormai passato e lo si è impiegato nel peggiore dei modi.
Premio “Prendi ‘sti soldi e comprati un gelato” – Genshin Impact
Fino al giorno prima dell’uscita manco sapevo che Genshin Impact fosse un free to play e lo avrei preso anche al Day One. L’ho scaricato, l’ho provato e ancora dopo qualche ora non riuscivo a credere che Genshin Impact fosse un f2p. Di giochi simili per smartphone ne ho provati una manciata e ne sono uscito sempre dopo pochi minuti senza capire come facessero a spillare miliardi su miliardi a gente da tutto il mondo. Forse non proprio simili, perché Genshin Impact è comunque un ottimo arpg con una marea di contenuti, in continua espansione come solito nel settore, e un battle system davvero niente male. Io, che non ho mai speso per una microtransazione che fosse una, ho giustamente pensato che avrei anche speso per il gioco al lancio e quindi avrei potuto anche lasciare un obolo. Due volte. Per il battle pass però, perché non sono un ludopatico.
Premio “Perché gli indie lo fanno meglio” – Katana Zero
Compri un gioco per riempire il buco lasciato da Hotline Miami e ti ritrovi con un giocone che, con tutto l’amore che provo per HM, riesce a superarlo di diverse spanne. Katana Zero fa solo due cose e le fa fottutamente bene: racconta una storia dalla premessa brillante e dagli sviluppi fuori di testa, senza mai abbassare il tiro e costruendo un enorme crescendo verso un climax di rara, prepotenze bellezza, il tutto supportato da un gameplay frenetico, preciso, approfondito livello dopo livello e sempre fresco. Condiamo il tutto con una soundtrack da lode e bacio academico e ci sono tutte le ragioni per smettere di far finta che questo gioco non esista.
Premio “Puoi aggiustarlo, sì con Bob!” – Fallout 76
Mettiamo subito in chiaro che Bethesda non ha mai e poi mai fatto un Fallout. Interplay ha fatto dei Fallout. Obsidian ha fatto Fallout. InXile ha fatto dei Fallout migliori di Bethesda (andate subito a recuperare Wasteland). Tutto il resto è una serie di strani spin-off, e una volta fatta pace con questa enorme verità Fallout 76 rimane comunque un gioco pensato male ed eseguito peggio. Non posso pretendere di sapere quanto fosse rotto al lancio al di là delle compilation di bug e glitch che hanno circolato per mesi, ora come ora il gioco è giocabile tanto quanto un classico titolo di casa Bethesda, ovvero sempre con un’incredibile quantità di scivoloni tecnici che nella maggior parte dei casi ti fa ridere sotto i baffi per qualche secondo anziché farti bestemmiare dopo aver rotto in modo permanente il gioco. Gli enormi aggiornamenti degli scorsi anni hanno portato moltissimi contenuti sul tavolo, con questline, eventi, nuovi oggetti per l’housing e così via, rimane il fatto che l’adattamento delle meccaniche di Fallout 4 è a dir poco atroce senza contare le “obsolescenze programmate” di Bethesda per spingere all’uso di microtransazioni.
In un mese ho raggiunto le cento ore su Fallout 76.
Non si può negare quella magia da classico gioco Bethesda, quella che ti spinge a esplorare e vivere nel mondo nonostante tutto, quella che ti dà così tanta soddisfazione quando costruisci per la prima volta la tua casa prima di partire per l’avventura successiva, quell’intimità nel trovare piccole storie raccontate anche senza nessuna parola. Per quanto rotta, continuo a ritornare nell’Appalachia di Fallout 76 e ci sto bene.
Kappakappa3
Quanto mi intriga Slay The Spire! Sicuramente uno dei prossimi titoli che proverò
Steto96
@Daniel San la prima volta che ho vinto è stata con il Defect pieno di orbs di ghiaccio per avere un costante ricambio di armatura ad ogni turno e in quella run sono stato io ad arare tutti
RetroGamerAndrew
Katana Zero gioco pazzesco, e concordo nel ritenerlo superiore a HM... e HM e' tuttora uno dei miei preferiti.
Trobar clus
Proverò Astrologaster, allora, grazie
Steto96
Spero ti piaccia anche solo la metà di quanto è piaciuto a me