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Vis__07

ha scritto una recensione su God of War

Cover God of War per PS4

Mitico.

God of War è cambiato. Il nuovo corso della saga di Santa Monica si allontana dai sentieri tracciati in precedenza, e smania per rompere le catene che tenevano il protagonista inchiodato ad una progressione inquadrata e lineare. Invece che in un puro vessillo dell'action game, questa (prima) avventura nordica di Kratos trasforma la serie in un grande baluardo dell'action/adventure, promuovendo un incedere più libero e riscoprendo il valore dell'esplorazione. Cambiano i ritmi di gioco, cambia il passo della narrazione, e tra le meccaniche si affacciano sistemi di sviluppo e progressione di stampo ruolistico. Eppure l'anima di God of War è ancora lì: ed emerge, in tutta la sua imperiosa potenza, durante le risse rabbiose e brutali, durante gli scontri violenti con le creature di un folklore gelido e curioso, durante il racconto di una prova ancora una volta sovrumana. È questo nucleo narrativo centrale che rappresenta il fulcro del gioco, raccontando la storia di una tormentata paternità, di riscoperta e accettazione della propria natura, piena di personaggi ottimamente caratterizzati e di momenti intensi, anche se un po' troppo moderata per quel che riguarda il numero e la veemenza delle boss fight. Attorno a questo cardine solido e incrollabile c'è però molto di più. Ci sono contenuti opzionali di una qualità inarrivabile, ci sono storie nascoste e luoghi meravigliosi, c'è la digitalizzazione di un'intera cosmogonia: un ammaliante intreccio di miti, scontri, personaggi e attività. God of War si può consumare in fretta correndo come folli per le venti ore della sua main quest, oppure si può esaurire godendosi tutte le sfaccettature del sistema di potenziamento, attardandosi nei regni segreti e tra i fiordi del Lago dei Nove, e raggiungendo agilmente le quaranta ore di gioco. È proprio in questo secondo caso che il titolo esibisce il miracolo produttivo compiuto da Santa Monica, presentandosi come uno degli action adventure più densi, sorprendenti e ricchi delle ultime tre generazioni. God of War, insomma, non è lo stesso di tredici anni fa, e per fortuna. Come Kratos ci insegna, per sopravvivere bisogna adattarsi, cambiare. La saga dello spartano lo fa nel migliore dei modi, travolgendo il mercato con una forza tale da lasciare ammutoliti.

Vis__07

ha scritto una recensione su The Last of Us Remastered

Cover The Last of Us Remastered per PS4

Emozionante

The Last of Us Remastered resta The Last of Us. Si può obiettare che il mercato abbia bisogno di nuove idee, che ripubblicare un titolo appena un anno dopo la sua uscita metta ancora più in luce la colpa terribile di una retrocompatibilità non garantita; e dire magari che non vale la pena tornare ad inseguire Joel ed Ellie da una costa all'altra dell'America. E invece no: ne vale la pena, nonostante tutto. Nonostante una linearità che ancora dissemina qua e là le sue trappole, nonostante combattimenti concettualmente molto ripetitivi, nonostante le piccole storture dell'Intelligenza Artificiale che neppure l'opzione “Realismo” ha saputo scacciare del tutto: The Last of Us resta ancora dov'era. Al vertice di quel filone narrativo del videogioco che raggiunge con il lavoro di Naughty Dog la sua più piena maturazione. The Last of Us è un gioco smisurato, perché intreccia un racconto spietato e indimenticabile con una “narrazione ambientale” che esibisce tutti i dettagli di una catastrofe umana. Attento ad esplorare registri diversissimi, The Last of Us non si inventa niente sotto il profilo delle meccaniche ludiche: prende invece una struttura classica e la espande, lasciando poi che il giocatore possa interpretare ogni scontro come meglio crede. Diciamoci la verità: non è mai stata questa, l'eccellenza del titolo Naughty Dog, e non lo è adesso in questa versione riveduta e corretta. Qui ci sono, semmai, i 60 frame al secondo, che al netto di qualche rallentamento si fanno notare agli occhi dei più attenti; ci sono effetti di luce che risvegliano le atmosfere di gioco, texture più definite in quasi ogni situazione. E i modelli poligonali dei protagonisti che lasciano di stucco, anche a fronte di alcune sequenze che invece evidenziano la genesi “old-gen” del materiale originale. Ma ancora, non è questo che conta: non importa il solido impegno tecnico, gli altissimi valori produttivi di questa riedizione, il fatto che The Last of Us, adesso, non sfiguri su PlayStation 4. Quello che resta è il racconto. Che riesce ancora a farci piangere, arrabbiare, urlare dentro. Che scuote ogni nostra convinzione con queste sue cesure violente, col nero invadente dello schermo che rivela una grandiosa economia narrativa. The Last of Us, un anno dopo, insiste ancora ad essere smisurato, poetico, spietato. E allora insistiamo anche noi, con voti che molti continuano a considerare esagerati. La verità è che pure The Last of Us è esagerato: perché va oltre ogni cosa che si sia vista fino ad oggi, e racconta una storia che resta. Anzi: che resta ogni volta. The Last of Us, scrivevo un anno fa, è “un videogioco che esalta, emoziona, fa palpitare; che restituisce al giocatore la sua centralità, ed ai personaggi l'indipendenza della loro visione”. Oggi, in questa sua nuova e scintillante edizione, si lascia rigiocare e rileggere, oppure si lascia scoprire per la prima volta in modo che nulla sia come prima. Prendete questa riedizione come una scusa, o magari come la prima occasione per giocare a Left Behind, allo stesso tempo prologo e chiosa delle vicende, e ancora una volta grande esempio di narrazione interattiva (ammantato però da una poetica esistenziale tutta diversa, avventata come i baci di un'adolescente, amorosa e curiosa). Qualsiasi sia la vostra giustificazione, fate in modo di rigiocare a The Last of Us, perchè lo riscoprirete ancora bellissimo e terribile. Vi insegnerà di nuovo che l'amore è in fondo un atto di egoismo, e che non sempre esiste una seconda possibilità sulla terra: alle volte -quando tutto è perduto- bisogna solo godersi l'attimo e lasciare che ogni cosa muoia.

Vis__07

ha scritto una recensione su Resident Evil 7 Biohazard

Cover Resident Evil 7 Biohazard per PS4

Terrificante

Resident Evil aveva bisogno di ripartire. Uno stacco netto rispetto alle sue declinazioni più recenti, anche se questo voleva dire cambiare tutto: personaggi, nomi, ambientazioni e atmosfere. Rinnegando persino la visuale in terza persona, che a certi fan sembrava imprescindibile per conservare il carattere della serie. Non lo era. Resident Evil 7 recupera le conquiste dei migliori horror di matrice indipendente, da Outlast ad Amnesia, ma non sconfessa la sua tradizione più antica, mutuando l'impianto della prima trilogia. Ne esce un'avventura più intima, a tratti angosciante e spaventosa: soprattutto viscerale, capace di avvolgere il giocatore grazie all'inquadratura così “personale”, di terrorizzarlo in maniera subdola e inaspettata. Al contempo tutti i tratti distintivi che hanno reso celebre Biohazard ai tempi della prima PlayStation sono di nuovo al loro posto, esattamente come li ricordavamo. Resident Evil 7 aggiorna insomma una formula antica ma sempre efficace, e lo fa con un rigore ed un coraggio inaspettati. È più di un ritorno: è un nuovo inizio. L'alba di un orrore che speriamo non abbia fine.

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