Il capolavoro
Quando si tenta di recensire Strider si entra, per citare il capolavoro di Mel Brooks, in punta di piedi e in religioso silenzio, nel territorio del Genio.
Tenteró di spiegare come Strider sia per me (nelle intercambiabili versioni Arcade e Megadrive), il miglior gioco arcade della storia videoludica.
Strider primeggia su tutta la linea: grafica, sonoro, gameplay e perfino storia.
Inizieró da quest'ultima.
La storia a cui mi riferisco non e' quella, malamente tradotta e dozzinale, del manuale d'istruzioni (il ninja Hiryu salva il mondo dal cattivo imbacuccato) o delle spartane schermate statiche che fungono da cutscene, ma dell'avvincente narrativa composta da salti, sciabolate arrampicate. Una trama che non ci viene raccontata, ma di cui siamo parte integrante e che contribuiamo a affabulare capriola dopo capriola, sciabolata dopo sciabolata, grazie a un level design geniale e boss memorabili.
Sfuggiremo per il rotto della cuffia alla caccia del terribile Solo, agilmente scivoleremo tra le spire di un millepiedi robotico armato di falce e martello (composto dall'agganciamento di membri di un Politburo-cyborg), ci ingegneremo per raggiungere la nave volante Balrog, sfruttando i velivoli dei nostri stessi avversari.
In molti hanno tentato di narrare una storia tramite le azioni del giocatori (non affidandosi esclusivamente a muri di testo o interminabili cutscene) e in pochi vi sono riusciti pienamente, ancor meno con la maturita' di Strider.
La giocabilita' si attesta su vette altissime: Strider Hiryu balza, scivola e soprattutto si arrampica. Grazie ai suoi uncini, il protagonista puó aderire a soffitti e pareti di qualsiasi inclinazione dando al giocatore un meraviglioso senso di liberta' d'azione.
I power up poi, sembrano fatti apposta per entusiasmare il giocatore e rafforzare l'immaginario potente a cui il gioco attinge a piene mani - in primis la pantera robotica che seguira' il nostro avatar dopo la sua attivazione e il falco meccanico.
Il design di avversari e livelli e' suggestivo e azzeccato, impreziosito da un comparto grafico e sonoro di tutto rispetto. Ogni livello ha almeno un passaggio innovativo e memorabile: Hiryu che si staglia tra le cupole del Kremlino (o qualunque cosa sia); la corsa a perdifiato tra le mine e la rocambolesca arrampicata del secondo livello; Il combattimento con il mega-computer in grado di alterare la gravita'; i brontosauri da passeggio. Le musiche sono memorabili ed epiche al punto giusto, uno dei migliori esempi della grande scuola Capcom.
I difetti? Pochi e perlopiú legati al comparto tecnico: qualche sfarfallio qua e la, qualche rallentamento nei momenti piú frenetici, un numero piú basso di colori nella versione per Megadrive, che rimane comunque la versione casalinga definitiva al netto di emulazione e collezioni varie.
Il giudizio finale ve lo lascio immaginare: fatevi un favore e provate Strider - non ne resterete delusi.