Leonardo96B

Papers, Please ci chiede di rivestire il ruolo di un ispettore di dogana, di controllare il passaporto, il sesso, l'altezza, alle volte le impronte digitali, i nomi ed eventuali alias, le date di scadenza, la vaccinazione e quant'altro per verificare se tutto corrisponde, ed infine di scegliere se lasciar passare o rifiutare la persona di turno. Ed è forse proprio in questa scelta che risiede la vera anima di Papers, Please: ogni giorno rincaseremo con pochi spicci, che dovranno bastare a sfamare la famiglia, e magari a comprare quel nuovo appartamento di classe superiore; siamo in grado di rifiutare l'ingresso di una donna che desidera soltanto rivedere il proprio marito? E invece di ignorare la mazzetta di uno spacciatore, quella stessa mazzetta con la quale potremmo pagare il riscaldamento ed evitare così che nostro figlio si ammali?

Un'esperienza che fa riflettere, incentrata sul tema filosofico dell'anima, attorno al quale si costruiscono le riuscite ed appaganti meccaniche di gioco. Immerso nell'evocativa ed a tratti inquietante atmosfera, il giocatore viene accompagnato solamente dalle piacevoli note della colonna sonora e dalle innumerevoli copie di sé stesso.

Il misterioso viaggio di un ragazzino senza nome, accompagnato da un'intrigante e a tratti inquietante atmosfera, tra uno stile grafico essenziale ma d'effetto e una colonna sonora quasi disturbante. Diversi i curiosi enigmi da risolvere, che tuttavia non tengono impegnati per più di qualche ora.

Seguito diretto di Episode One, non differisce molto da esso, ma se da una parte alcuni difetti permangono (su tutti le troppe poche novità presenti rispetto ad Half-Life 2), dall'altro sono state fatte diverse piccole ma piacevoli migliorie: offre una longevità un po' più alta, delle sezioni più interessanti e forse anche una storia leggermente più emozionante. Ed in fondo è sempre Half-Life.