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Feist, un emulo di Limbo solo in apparenza - recensione

Quegli occhietti lucenti che brillano su uno sfondo oscuro sono ormai un marchio di fabbrica che appartiene indissolubilmente a Limbo: il puzzle game travestito da platform di Playdead è divenuto un fenomeno culturale a tutto tondo e ha fatto il suo nella riscossa degli sviluppatori indipendenti che sempre più spesso si affacciano sul mercato PC e console raccogliendo lodi da critica e pubblico.



I ragazzi di Bits & Beasts, autori dell'inquietante Feist, ovviamente sapevano benissimo che dotare il protagonista del loro gioco dello stesso simbolo distintivo, così visibile su quella sagoma che mette in risalto due piccole zampette e una montagna di peli, avrebbe causato paragoni affrettati e piuttosto scomodi.



L'avventura, del resto, si apre quasi nello stesso modo. Il piccolo mostriciattolo è prigioniero, rinchiuso in una gabbia sospesa a diversi metri dal suolo. Dopo esservi liberati, muoverete i primi timidi passi in una foresta solo di poco meno monocromatica di quella attraversata nelle fasi iniziali del titolo di Playdead. Proprio per questa estrema somiglianza, inizierete spostandovi con un pizzico di timore, preparandovi mentalmente alla sfilza di enigmi che dovrete risolvere e agli ostacoli da aggirare prima di raggiungere la tappa finale.

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24 luglio 2015 alle 17:45