Ghostrunner 2 – Recensione

Sviluppatore: One More Level Publisher: 505 Games Piattaforma: PS5 Genere: Azione Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 39,99 € Italiano: Sottotitoli

Dopo il grande successo riscosso dal primo capitolo (qui la nostra recensione), One More Level rispolvera Jack e le sue abilità da cyber-ninja per regalarci una nuovissima avventura con Ghostrunner 2. La base di partenza è decisamente solida, ma il team polacco non si è limitato a un “more of the same”, implementando numerose aggiunte e modificando la struttura del level design. Le cose sono migliorate oppure no? Scopritelo nella nostra recensione di Ghostrunner 2!

Una nuova minaccia

Ghostrunner 2 si ambienta un anno dopo la caduta di Mara, la Custode delle Chiavi, e l’eliminazione dal Cybervuoto dell’Architetto che aveva inizialmente provocato la disattivazione di Jack, il protagonista. Apparentemente senza motivo, il nostro Ghostrunner preferito si risveglia (allo stato originale, quindi senza le abilità apprese durante la prima avventura) e inizia nuovamente a collaborare con gli Scalatori, che gli assegnano la missione di perlustrare il reattore della Torre Dharma. Giunto a destinazione, Jack assiste a un rituale eseguito da altri tre Ghostrunner altamente sviluppati che riattivano un quarto guerriero di nome Mitra. La nuova minaccia prende il nome di Asura, di cui scopriremo la natura e l’obiettivo strada facendo.

Rispetto al primo capitolo, Ghostrunner 2 offre un comparto narrativo molto più ricco e valorizzato. Sarà possibile dialogare con gli Scalatori fra una missione e l’altra nel nostro rifugio (che funge da hub), mentre i dialoghi via radio saranno più frequenti e densi di significato. Il mondo di Ghostrunner ha una lore molto interessante che verrà svelata man mano, anche attraverso la raccolta di alcuni collezionabili. Per quanto riguarda la trama, lo sviluppo degli antagonisti è indubbiamente più curato e approfondito rispetto al passato, portandoci più volte a empatizzare con loro e a chiederci se davvero stiamo combattendo dalla parte giusta.

Deludente, invece, il finale, che risulta eccessivamente sbrigativo e lascia aperte fin troppe domande. Non escludiamo che possano essere rilasciati in futuro dei DLC volti a completare l’opera dal punto di vista narrativo. Anche fosse, la sensazione di climax crescente e la curiosità mossa per le scene conclusive finiscono in un notevole buco nell’acqua.

Vecchie abitudini

Veniamo all’elemento fondamentale dell’opera, ovverosia il gameplay. Affondando le radici su quanto di buono fatto nel primo Ghostrunner, anche il secondo capitolo si basa sulla stessa meccanica one-hit da ambo le parti, sia voi che i vostri nemici perirete al primo colpo. L’esperienza alterna delle articolate fasi di parkour a stanze in cui sarà necessario eliminare tutti i nemici presenti per poter proseguire. A queste due fasi principali se ne aggiungono altre due saltuariamente: il ritorno dei livelli nel Cybervuoto e la novità dei livelli in moto.

Le fasi di parkour sono molto simili a quelle vissute nel primo capitolo. Saremo chiamati a guidare ogni passo e ogni sterzata di Jack in maniera minuziosa, pena una inevitabile morte. Gli ambienti sono molto più grandi e richiamano una maggior abilità esplorativa. In queste fasi, ci sono meno corse sui muri e più utilizzi delle abilità di Jack. Questa scelta rende indubbiamente più variegato il parkour ma anche meno adrenalinico, andando quindi a spezzare quel ritmo incalzante che aveva contraddistinto il predecessore. Ne giova indiscutibilmente la raccolta collezionabili, facilitata da un radar perennemente attivo che ne segnala la presenza e la direzione sulla mappa. Raccogliere alcuni collezionabili richiederà un’accorta analisi dell’ambiente circostante alla ricerca del percorso idoneo. Il numero dei collezionabili è ben bilanciato, mentre il loro posizionamento stimola all’esplorazione (per altro spesso rimarcata nei dialoghi fra Jack e un membro degli scalatori piuttosto polemico in questi frangenti).

ghostrunner 2

Il Cybervuoto

Anche i livelli nel Cybervuoto riprendono quanto di buono visto nel primo capitolo, assumendo stavolta un ruolo meno marginale. Difatti, se nel predecessore questi livelli erano solamente degli intermezzi atti a far apprendere a Jack una nuova abilità, in questo caso il Cybervuoto risulta essere il rifugio di uno degli Asura, un metodo di hackeraggio di sistemi complessi e una perlustrazione della memoria di Jack, andata persa con la prima riattivazione. Essendo dunque più significativi anche a livello concettuale, i livelli nel Cybervuoto sono estremamente più longevi e complessi, ma mai stucchevoli o ridondanti. Esplorare queste realtà digitali è appagante e affascinante, anche grazie alla frequenza con cui ci vengono proposti. Inoltre, la boss fight che ha luogo nel Cybervuoto è nettamente la più spettacolare dell’intera opera.

Le fasi in moto

Nel mezzo del cammin di Ghostrunner 2, Jack sarà chiamato a uscire per la prima volta dalla Torre Dharma, andando dunque a perlustrare l’Esterno. Per l’occasione, farà uso di una particolare moto armata capace di scorrere anche sui soffitti e sui muri laterali a determinate velocità. Le sezioni in moto sono forse la principale novità di Ghostrunner 2, che risulta essere tuttavia piuttosto peccaminosa. Apprezziamo l’idea di fondo di trasporre il feeling della saga su due ruote, essendo le sezioni frenetiche e costruite sulla medesima meccanica del trial and error utilizzata per le fasi di parkour.

Tuttavia, i comandi non sono sempre precisi e reattivi e alcuni game over in moto sono decisamente frustranti, sensazione mai riscontrata in altre situazioni. Inoltre, i livelli ambientati all’Esterno fanno spesso uso della moto per spostarsi da una zona all’altra e, in quelle circostanze, ci siamo ritrovati spesso incastrati in elementi paesaggistici apparentemente innocui come un sasso, una radice o un palo della luce. Confidiamo in una patch post-lancio che possa risolvere almeno parte di queste problematiche, al momento accettabili ma tediose. Infine, la boss-fight in sella è sicuramente la meno convincente di quelle affrontate.

Il combattimento, fra tradizione e innovazione

Le fasi di combattimento sono indubbiamente il fiore all’occhiello di Ghostrunner e, anche in Ghostrunner 2, si prendono la scena. La struttura di base del combattimento è perfettamente ripresa dal predecessore, con il fendente semplice capace di tagliare a metà chiunque. Sarà sempre possibile parare gli attacchi e i proiettili, così come sfruttare lo scatto per schivare, rallentando brevemente il tempo in fase preparatoria. Sono presenti delle abilità standard, fra cui rivedremo lo Shuriken e Tempesta, così come quelle definitive (Lampo e Supremo due graditi ritorni). Le prime consumano una barra di energia che si ricarica completamente terminato il combattimento e che si rigenera lentamente durante quest’ultimo. Le abilità definitive sono estremamente potenti ma richiedono molti minuti per poter essere utilizzate nuovamente, chiamando il giocatore a farne uso esclusivamente in situazioni critiche.

La varietà dei nemici è stata notevolmente ampliata, così come sarà possibile per la prima volta interagire con alcuni elementi paesaggistici. Alcuni esempi sono la possibilità di far esplodere dei barili lanciandogli uno shuriken o utilizzare il rampino per trascinare dei pannelli addosso ai nemici. Inoltre, la scheda madre di Jack è stata semplificata, rendendo possibile l’attivazione di molte abilità passive simultaneamente che possono risultare decisive.

Tutto lascia credere che le fasi di combattimento siano migliorate, e invece la nostra sensazione è quella della perdita di quel feeling che ci aveva fatto innamorare del primo capitolo. Come un panino in cui vengono inseriti troppi ingredienti e si perde il gusto, Ghostrunner 2 disperde la propria identità in mezzo a molteplici variabili sconnesse fra loro. L’adrenalina e la soddisfazione che provavamo nel primo capitolo nel completare sezioni con molti nemici in pochi secondi non è più presente. Le aree sono troppo grandi e ricche di punti coperti, mentre l’abuso delle abilità rende le sezioni estremamente semplici. Questo ci permette addirittura di fermarci e aspettare che si ricarichino le abilità per poi riprendere la carneficina, con i nemici che semplicemente aspettano.

Sia chiaro, il gameplay non è diventato noioso, ma annotiamo un passo indietro rispetto al primo capitolo che era indubbiamente più essenziale ma anche più concreto. Non sempre aggiungere cose migliora la situazione. Ottime invece le boss fight, molto più interattive e coinvolgenti rispetto a quelle contro Hel e Mara vissute nel primo capitolo.

Il neon e l’emarginazione di Daniel

La qualità estetica e sonora di Ghostrunner, per essere un titolo indipendente venduto a 30 euro, ci aveva sorpresi in positivo. Anche stavolta il lavoro è encomiabile. Effetti di luce strepitosi e scorci ambientali (sia nella città interna alla torre che all’esterno) che invitano all’utilizzo dell’ottima modalità foto. Inoltre, abbiamo notato anche meno riciclo di modelli nella strutturazione delle mappe rendendo ogni inquadratura unica e affascinante. Riciclata (giustamente) l’interfaccia, sempre elegante e mai invadente. Eccezion fatta per i pannelli trascinabili con il rampino, l’ambiente resta sconnesso dal gameplay, risultando impossibile qualsiasi tipo di interazione. Anche stavolta sorvoliamo su questo aspetto visto il prezzo di lancio assolutamente non pretenzioso.

Dal punto di vista sonoro, la soundtrack di Daniel Deluxe del primo capitolo aveva convinto tutti ma la collaborazione non è stata ripetuta per quest’occasione. Daniel ha inciso solamente due brani della soundtrack di Ghostrunner 2, affidata a una pool di artisti synthwave più variegata. Rimane una colonna sonora di gran livello che accompagna ottimamente le nostre scorribande, ma Daniel aveva creato nel primo un filo conduttore assente in questo sequel. Migliorata invece la cura degli effetti sonori che seguono ogni azione in gioco. Pensate che sarà possibile addirittura sentire il rumore dei cadaveri che cadono a terra. Ottima la localizzazione in italiano.

Una scelta di mercato

In sostanza, Ghostrunner 2 è un degno sequel di un’opera maestosa quale fu il primo capitolo, che si porta dietro una scelta di mercato ben precisa: vendere il prodotto a più videogiocatori. Sebbene il periodo di lancio non sia il migliore possibile, essendoci la concorrenza di produzioni come Marvel Spider-Man 2, Ghostrunner 2 è molto più user-friendly del primo capitolo. L’opera è notevolmente migliorata dal punto di vista narrativo e aggiunge novità e migliorie praticamente ovunque. Tuttavia, questa scelta, combinata con l’intenzione di far uscire dalla “nicchia” il marchio, ha sacrificato il feeling unico e trascinante del primo capitolo. Chi ha giocato e amato il primo capitolo (e il DLC Project_Hel) rivivrà le stesse emozioni solamente a tratti. I nuovi adepti degli Scalatori, invece, potranno approcciarsi a questo mondo in maniera più confortevole. Non è necessario aver giocato il primo capitolo per apprezzare Ghostrunner 2.

Trofeisticamente parlando: ben 5 volte

Se il gioco è diventato più semplice, lo stesso non si può dire della caccia al Platino. La lista trofei di Ghostrunner 2 ricalca l’esperienza di gioco che One More Level ha pensato per noi. Tuttavia, mettere le mani sul Platino sarà impresa ardua a causa di due trofei d’oro in particolare. Il primo ci chiede di prendere la medaglia d’oro in tutte le sfide secondarie a tempo, le quali richiedono una maestria dei comandi molto superiore a quella necessaria per completare il gioco. Il secondo ci chiede di completare ben cinque livelli senza morire. No, non si può utilizzare il salvataggio in cloud per tutelarsi, dovranno essere run interamente clean. Roba da ninja professionisti, insomma.

VERDETTO

Ghostrunner 2, più che un "more of the same", è un "the same but more" del primo capitolo. One More Level ha implementato numerose migliorie tecniche alla sua opera aumentando la varietà sia nelle fasi di parkour che in quelle di combattimento, aggiungendo una componente narrativa coinvolgente. Tuttavia, la sensazione di adrenalina che aveva reso il primo capitolo leggendario va a disperdersi in un prodotto maggiormente user-friendly sottoposto a necessità di mercato più stringenti. Rimane un titolo di alto livello che consigliamo vivamente, ma i fan del primo capitolo potrebbero rimanere parzialmente delusi.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.