Elite Dangerous: Horizons - recensione
Ci siamo lasciati con il Reloaded di Elite: Dangerous pubblicato circa un mese fa per fare il punto su tutte le novità e i miglioramenti proposti dal simulatore spaziale di David Braben nel corso del 2015. Evoluzioni importanti rispetto a una versione 1.0, affascinante ma ben lontana dal potersi considerare un gioco completo in grado di rappresentare quel punto di arrivo che molti si aspettavano già a Natale scorso.
Dopo un lungo periodo di beta è giunto il momento di Horizons, un'espansione standalone per PC che permette agli acquirenti di portarsi a casa i contenuti standard di Elite Dangerous e tutta una serie di contenuti extra esclusivi per chi effettua l'acquisto di questa versione. Sul modello di prezzo e su come s'interfacci il gameplay di Horizons con quello dei possessori di Elite Dangerous in versione liscia, torneremo alla fine della recensione, perché ci sono parecchi contenuti da trattare.
Il focus di questa espansione è abbastanza chiaro: dare la possibilità ai giocatori di atterrare sui pianeti con la nave che normalmente usano per muoversi nella spazio ed esplorarne la superficie a bordo di un veicolo a sei ruote. Gli atterraggi sono possibili su basi con tutte le caratteristiche degli spazioporti (vendita di merci, hangar, gestione missioni, ecc.) ma anche sulla superfice dei pianeti stessi in modo simile a un classico allunaggio. Non tutti i pianeti presenti nella galassia sono visitabili; atterrare su una stella o un gigante gassoso è ovviamente impossibile, per non parlare di quelli di massa troppo grande o troppo piccola da creare problemi di spostamento di un essere umano. Di tutti i corpi celesti presenti nel gioco ne sono stati dunque selezionati una buona parte di quelli di dimensioni ed atmosfera adeguate, e resi visitabili tramite numerosi accorgimenti. In futuro saranno disponibili per l'atterraggio anche i pianeti abitabili come la Terra.

Sneaky
Meh... Per l'esplorazione dei pianeti spero in No Man's Sky