Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Deadlight: Director's Cut – Anteprima

Le realtà distopiche conseguenze di un'apocalisse zombie sono ormai diventate un'espediente narrativo talmente abusato da provocare un senso di imbarazzo al momento di affrontare qualsivoglia prodotto che tratti non-morti o similari, siano essi conseguenza di epidemie, esperimenti genetici o magia. Il fascino di un caracollante corpo in putrefazione, che ci si avvicina nell'intento di pasteggiare con il contenuto del nostro cranio, è scemato consistentemente nel corso degli anni, inflazionato dai numerosi titoli che ce ne hanno riversati centinaia addosso come carne da macello su cui sfogare le frustrazioni di limitate meccaniche melee, provando ad approfondire, con alterne fortune, altri elementi di gioco. Deadlight appartiene alla categoria di titoli in cui gli zombie rappresentano sì un pericolo costante, ma diventano comparse che lasciano la scena al vero protagonista, il level design. Il titolo Tequila Works, dopo essere approdato con successo quattro anni or sono sulle piattaforme Microsoft in occasione del Summer of Arcade, prova a rilanciarsi al nuovo pubblico in una versione Director's Cut per PC, Xbox One e PS4, raggiungendo dunque finalmente i videogiocatori in possesso di una console Sony.



ZOMBIE QUESTI SCONOSCIUTI
Quello che abbiamo potuto provare è solo uno stralcio di quanto ci verrà proposto il 24 giugno, in una versione rifinita e potenziata in cui poter rivivere l'esperienza originale con l'aggiunta della Survival Arena, modalità esclusiva in cui il protagonista verrà messo alla prova come ma avvenuto in precedenza. Prima di affrontare le novità, che verranno trattate in altra sede, è necessario verificare la validità  del lavoro svolto dal team in questo nuovo adattamento, che trasporta  il gameplay originale, rifinito nei controlli, in una nuova veste a 1080p che sfoggia nuove animazioni ed effetti particellari. Muovere i primi passi nelle buie stanze della lugubre Seattle del 1986 trasmette inquietudine vera, anche per le scelte visive che spingono al limite l'impegno percettivo del giocatore. Le ombre non sono solo un espediente atto a celare ostacoli od obiettivi, ma insegnano al giocatore come approcciare la nuova realtà di chi lotta per sopravvivere ogni giorno e non può mai abbassare la guardia, pena la morte. Trattandosi di un platform 2D incentrato sulla risoluzione di puzzle ambientali, è interesse del giocatore imparare presto a discernere le situazioni di pericolo da quelle in cui esiste sufficiente margine di manovra: il completo tutorial ci mostra in brevissimo tempo che la pericolosità degli zombie è tale solo nel momento in cui si compiono azioni azzardate. Al contrario, una sapiente analisi di ciò che ci circonda, unita a prontezza di riflessi e rapidità nei comandi, ci trasforma in un personaggio capace di superare intere aree di gioco senza soluzione di continuità, suggerendoci che lo scontro spesso è l'opzione meno consigliabile: il viaggio di Randall alla ricerca del “Safe Point” dove le Ombre (così sono chiamate le vittime dell'infezione) non sono presenti e in cui condurre quindi i propri familiari è fatto di salti millimetrici, arrampicate, sfondamenti e saltuarie colluttazioni, spesso in ambienti angusti quali piccoli appartamenti e corridoi in grado di amplificare la percezione dell'effettivo pericolo in cui si potrebbe incorrere. Grande cura è riposta nel pesare l'alternarsi tra situazioni claustrofobiche, con la telecamera che zooma sul giocatore, a momenti in cui lo schermo visualizza un'abbondante area di gioco da attraversare senza caricamenti, con risultati a tratti spettacolari nonostante la scala limitata di un progetto di questo tipo.



Una versione rifinita e potenziata in cui poter rivivere l'esperienza originale
Prendere familiarità con i controlli permette di superare presto delle prime prove e trovarsi di fronte al titolo nelle aree più aperte, in cui sebbene si rimanga legati inevitabilmente alla linearità delle due dimensioni, si gode di una profondità di campo che dona concretezza e credibilità al contesto, compensando con la bontà della direzione artistica alla facile ironia generata dalla “efficacissima” casualità con cui sequenze di ostacoli naturali e artificiali sono posizionati per permettere al giocatore di proseguire nella sua avventura. Non sarebbe però corretto soffermarsi su concetti quali la sospensione dell'incredulità con Deadlight Director's Cut, quanto conviene invece analizzare il level design, che nelle prime fasi di gioco fatica a stupire per freschezza e sfida, ma lavora alla grande per quel che concerne curva di apprendimento e conseguente trasmissione al giocatore della fiducia nei mezzi forniti dal gioco. Gli enigmi si risolvono in maniera intuitiva, grazie anche a semplici hint visivi, e donano soddisfazione: a volte ciò avviene anche con discreto margine di sicurezza, dando l'impressione di avere tra le mani un avatar più che adatto per le sfide che ci attendono nel prosieguo degli eventi.



Il nostro eroe non è però super e deve fare i conti con quelli che sono i limiti di un essere umano costantemente messo alla prova da grandi stress fisici e ristrettezze alimentari: oltre alla canonica salute, che inizialmente concede di ferirsi solo tre volte, si deve rispondere della fondamentale barra della stamina, che si consuma ad ogni scatto, salto o azione offensiva. Mai perderla di vista perché sforzare il personaggio oltre i suoi limiti porta ad una visione distorta della schermata di gioco, trovandosi magari senza forze in mezzo ad un gruppo di nemici o, peggio ancora, perdendo la presa da grandi altezze e andando incontro alla morte semplicemente per non aver riposato prima di imbarcarsi in una lunga sessione di atletismo ad alta quota. Quando poi non sono Ombre o pericoli come fiamme ed elettricità a bloccarci il cammino, entra in gioco la “Nuova Legge”, ordine autoproclamato che sta cercando di prendere il controllo di ciò che resta della civiltà. Ed è proprio quando si teme che questo gruppo di individui dotati di ben pochi scrupoli sia sulle tracce della nostra famiglia che la nostra prova si avvia alla conclusione, lasciandoci con una gran voglia di proseguire certamente per la curiosità di conoscere l'esito degli eventi, ma soprattutto per la naturalezza con cui siamo entrati in sintonia con controlli e meccaniche. Gli eredi di Prince of Persia e Another World sembrano essere ancora in grado di dire la loro in questa epoca di remake e remaster e questa nuova incarnazione di Deadlight mostra il potenziale di una produzione che forse non ha molto altro da raccontare a chi l'ha già vissuta durante la scorsa generazione, ma resta di  forte attrattiva per giocatori anche poco inclini al genere. Sperando, ovviamente, che le buone sensazioni vengano confermate dal prodotto finale.



L'articolo Deadlight: Director's Cut – Anteprima è estratto da GamesVillage.it.

Continua la lettura su www.gamesvillage.it

24 maggio 2016 alle 17:01