Mirror's Edge Catalyst - recensione
Più di sette anni e mezzo fa vedeva la luce una nuova proprietà intellettuale sviluppata dal talentuoso studio svedese DICE, forte del successo della serie Battlefield. Mirror's Edge, questo il nome dell'IP, prometteva una grande rivoluzione nel panorama dei videogiochi in soggettiva, grazie a delle meccaniche di gameplay totalmente innovative.
Qualche mese dopo, quando uscì su PC, m'innamorai dell'idea alla base di quell'opera, in grado di trasmettere così bene la sensazione di fare parkour, ma anche l'emozione di essere costantemente braccati e in fuga dalle forze paramilitari corporative che controllavano la città. Gli arti visibili di Faith durante le acrobazie aggiungevano quel tocco in più in grado di elevare ulteriormente la novità rappresentata dal gioco.
Purtroppo, anche se con un discreto successo di critica, Mirror's Edge non riuscì a fare breccia nel cuore delle masse, rivelandosi un mezzo insuccesso dal punto di vista commerciale. DICE ed Electronic Arts non si sono però dati per vinti, e hanno provato a migliorare le meccaniche del gioco facendo tesoro degli errori del passato. Uno dei difetti principali identificati dalle testate specializzate riguardava proprio la struttura a corridoio che mal si sposava con la libertà d'azione teoricamente offerta dal parkour.
