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Game of Thrones – Il Trono di Spade – Finale Sesta Stagione – Recensione

Da sei anni a questa parte, a ogni finale di stagione de Game of Thrones – Il Trono di Spade si pone impellente una domanda: devo continuare a regalare 50 e più minuti a puntata del prezioso tempo della mia breve vita anche l'anno prossimo? Gli anni passati la pochezza di contenuti in cui la serie sguazzava quasi senza vergogna mi portavano a rispondere senza esitazione di no. E se gli spettatori continuano a essere tantissimi e il voto che assegna impunemente IMDB rimane fisso al 9.5, una domanda del genere rimane legittima, di più, necessaria, fosse anche solo perché si tratta di un prodotto la cui qualità per la sua natura seriale può cambiare molto di anno in anno.





E tanto è cambiata nel corso degli anni. Ultimamente Il Trono di Spade si è trasformato in poco più che un distributore automatico di meme. Gli spoiler sulla serie, quegli spoiler che un tempo distruggevano amicizie e davano vita a faide hanno perso importanza a causa della prevedibilità su cui gli sceneggiatori si sono adagiati. Allo stesso tempo la serie è stata capace di finire nientemeno che nel dibattito sul referendum inglese per uscire dall'Europa. Un giornalista ha richiamato l'attenzione sui fondi europei per l'industria creativa erogati per le scene della serie girate in Irlanda del Nord, location prediletta per quelle del nord di Westeros (piccolo appunto: il rubinetto dei fondi si chiuderebbe probabilmente fra un paio d'anni e il telefilm non dovrebbe andare oltre l'ottava stagione, perciò il problema si porrà per altre produzioni).



Gli spoiler sulla serie, che un tempo distruggevano amicizie, hanno perso importanza a causa della prevedibilità



Ma parlavo della sceneggiatura. Gli scrittori hanno eseguito il difficile compito di “allungare il brodo” con esiti incerti, certo non aiutati dallo scrittore dei libri da cui Game of Thrones – Il Trono di Spade è tratta George R.R. Martin, e il fatto che stia impiegando un'infinità di tempo a scrivere l'ultimo è solo uno dei problemi. Tralasciando per il momento la trama, la cosa peggiore de Il Trono di Spade sono i dialoghi, che guarda caso costituiscono mediamente l'80-85% di una puntata. La metà dei quali scritti sulla falsariga del “sei con me o sei contro di me”. Ciò nonostante, alcuni segnali fanno intendere che lo sganciamento del telefilm dalla saga letteraria sia una cosa positiva. Il Trono di Spade, se non altro, ci prova. I costi, compresi i sempre più alti compensi delle star principali, sono stratosferici, ed è giunto il momento di avviarsi a una degna conclusione. Si parla di altre due stagioni, da sette e sei episodi l'una, e poi tutti a casa. Basta ricordare agli spettatori italiani Il Segreto di Rete4, si saranno detti. E ora vediamo questo benedetto finale di stagione (d'ora in poi spoiler alert).





La decima puntata si presenta con il botto. Letteralmente. Ed è stato bello vedere saltare in aria l'Alto Passero e passerini con la povera Margaery al seguito, non fosse per un piccolo particolare: perché tediarci per una stagione intera con infinite discussioni sul ritrovamento della fede per farli poi morire male tutti assieme? Cersei sempre magnifica, per carità, astuta, manipolatrice e completamente, irrimediabilmente folle: riesce a eliminare il figlio disadattato, i suoi nemici e a crearsene di nuovi tutto in colpo solo. Cersei ha una visione artistica della politica, in cui lei è creatrice, pennello e tela, e il sangue di tutti quelli che la circondano come colori. Applausi. Avrebbe potuto avvertire in qualche modo la regina dell'attentato, almeno per salvaguardare la già fragile integrità mentale di Tommen. Ma la sua causa è punire. Avrebbe potuto almeno tenere d'occhio Tommen, dato che veder esplodere la bella moglie e il proprio Passero preferito può causare traumi. Ma lei niente. Il suo unico obiettivo è sedersi sul trono e governare da sola i sette regni, dato che per qualche ragione si è convinta che lei sia l'unica capace di farlo. Guadagnare la cima più alta è una cosa, mantenerla è un'altra. E finora nessuno è durato più di sei mesi. Infatti il figlio a quel punto fa l'unica cosa sensata. Si toglie quella breve vita segnata dal dolore, dal rifiuto, da un nome orribile e dall'incesto dei genitori. Bravo lui.



La decima puntata si presenta con il botto. Letteralmente.



Finalmente ci viene rivelata l'identità della mamma di Jon Snow, nonché quella del padre, ed era anche l'ora. La teoria per la quale il bastardo di Winterfell fosse il figlio di Raeghar e Lyanna era in realtà paventata da tempo, e la sua conferma rende ufficialmente Daenerys la zia di Jon. Matrimonio in arrivo quindi. Fatto curioso, Bran è al momento l'unico personaggio vivente a conoscere la verità, perciò finalmente ha un ruolo diverso da quello di farsi scarrozzare a destra e a manca. Comunque l'alleanza fra i due significherebbe un terreno di gioco molto difficile per Cersei Lannister, già minacciata dall'alleanza Tyrrell-Dorne e dal probabile malcontento del Jamie, spedito a Freylandia dalla sorella per poter far fuori il figlio indisturbata e farsi incoronare regina. In ogni caso, un certo odore di epicità aleggia finalmente su Il Trono di Spade.



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27 giugno 2016 alle 16:31