Syndrome - recensione
La settimana scorsa stavo giocando a Syndrome, quando ad un certo punto ho notato che sulla home page di Eurogamer era apparsa la recensione di un gioco horror chiamato Phantaruk, redatta da Daniele (Cucchiarelli). La somiglianza tra l'opera descritta nell'articolo e il titolo che avevo tra le mani era davvero palpabile. Certo, erano presenti differenze a livello di contesto narrativo e di scelte di gameplay, ma la sostanza era fondamentalmente quella, così come l'ambientazione.
Immagino siano molteplici i motivi che hanno riportato alla ribalta gli horror tra i videogiocatori: titoli come Amnesia, Slender, Outlast e anche il Playable Teaser del cancellato Silent Hills, hanno a modo loro apportato qualche apprezzata novità al genere. Se al rinnovato desiderio di sperimentazione aggiungiamo strumenti di sviluppo sempre più alla portata di tutti e una comunità che brama veder saltare sulla sedia i propri beniamini di YouTube, ecco che la ricetta per il ritorno in auge degli horror è servita.
Così, in questo mare di creatività in tempesta anche il piccolo studio indipendente Camel 101, con i suoi tre sviluppatori, prova a dire la sua. Syndrome è la prima esperienza horror auto-prodotta dal trio ma assolutamente non la prima opera frutto del loro lavoro. Lo studio è infatti operativo dal 2009 e ha all'attivo ben sette titoli dei generi più disparati, dai giochi per bambini fino agli strategici in tempo reale, passando per gli immancabili puzzle game.
