Outlast 2 - prova
Si può discutere anche animatamente su quale sia la vera essenza del survival horror ma per quanto le scuole di pensiero e gli appassionati non riescano sempre a trovarsi d'accordo su tutta la linea, la maggior parte di essi sarà probabilmente disposta ad ammettere quale sia l'attuale stato di questo genere.
Per quanto apprezzabile The Evil Within rimane, infatti, una mosca bianca insieme alla saga di Dead Space. Persino Capcom ha alzato bandiera bianca riconoscendo la direzione che il mercato sembra aver intrapreso con una certa decisione per quanto riguarda questo tipo di produzioni. Al di là del caso Resident Evil e delle effettive motivazioni che hanno spinto la compagnia nipponica ad abbandonare l'impostazione da TPS, il netto dominio della prima persona quando si parla di horror è innegabile (vedi anche Alien Isolation, ndSS).
Frictional Games con il suo Amnesia: The Dark Descent è stata una delle software house che ha permesso a una particolare tipologia di horror di proliferare e di dare vita a una serie di cloni più o meno riusciti e capaci d'introdurre delle meccaniche inedite, e piccole ma sostanziali variazioni sul tema. All'interno di questo gruppo rientra anche il primo Outlast, opera sviluppata dai ragazzi di Red Barrels che è riuscita a sdoganare il gioco "all'Amnesia" anche nel mondo console proponendo però un gameplay più veloce e adrenalinico e che non disdegnava il ricorso al più classico degli jumpscare.
