Sid Meier's Civilization VI - recensione
L'aver consegnato il sesto capitolo nelle mani del team che ha "rimesso sui binari" Civilization V, attraverso due espansioni che progressivamente hanno ampliato le opzioni a disposizione del giocatore, ha garantito all'ultimo capitolo della celebre serie di strategici 4X firmata da Sid Meier una forte continuità con il suo predecessore. Questo, però, non ha impedito a Firaxis di far evolvere il suo brand più famoso in modo deciso.
Il modus operandi è lo stesso che ha consentito allo studio del Maryland di resuscitare con successo la serie di XCOM e di ridare spessore ad un Civ V spesso criticato per la sua linearità. In altre parole il team di Ed Beach si è mosso su di un sottile equilibrio che gli ha consentito di mantenere inalterate le principali caratteristiche dell'esperienza, andando a cambiare alcuni meccanismi che regolano le relazioni tra i vari elementi del gameplay e introducendo nuovi elementi in grado di stravolgere la gestione della civiltà.
Questo procedimento, chiamato in gergo 33/33/33, come la percentuale con la quale ognuno di questi elementi deve incidere su di un sequel, è la regola d'oro dei team di Sid Meier per creare dei seguiti in grado di modificare la percezione che si ha del gioco, pur rimanendo estremamente fedeli all'opera di base.
