Observer - recensione
Quello dei walking simulator, appellativo che purtroppo viene spesso somministrato con accezione negativa, è un genere tutto sommato giovane. Una tipologia di gioco che lascia da parte la necessità di esibirsi in prodezze col pad, e che mette al primo posto la narrativa e il lato emozionale. I ragazzi di Bloober Team, dopo averci deliziato con l'ottimo Layers of Fear, tornano a proporre un'esperienza disturbante e psichedelica intitolata Observer. Il titolo abbandona le atmosfere domestiche del primo lavoro degli sviluppatori e proietta il giocatore in un futuro non troppo lontano, in cui gli innesti cibernetici e le droghe sintetiche rappresentano la quotidianità per la maggior parte delle persone.
Ci troviamo in Polonia, devastata da un recente e grave conflitto che ha decimato la popolazione mondiale e reso inabitabili alcune zone del pianeta a causa delle radiazioni. La guerra ha devastato l'economia e l'unica grande società che riesce a prosperare e a mantenere saldo il controllo sulla popolazione è la Chirion Incorporated. Un po' colosso scientifico e un po' corporazione governativa, questa mega multinazionale è responsabile della maggior parte della tecnologia attualmente in circolazione. La commercializzazione e l'uso smodato di protesi tecnologiche e innesti ha però portato all'avvento di una nuova e terribile malattia, che si sta espandendo a macchia d'olio senza risparmiare nessuno.
Noi vestiamo i panni di Daniel Lazarski, un "Observer" appunto, ovvero un detective dotato di un particolare tipo di impianto cibernetico. L'agente si trova in macchina e sta parlando via radio con la stazione di comando, mentre fuori scroscia una pioggia incessante. All'improvviso la conversazione viene interrotta da un'intrusione esterna: un hacker si è introdotto nel sistema di comunicazione e dice di essere il figlio di Daniel. Lui all'inizio è incredulo, soprattutto a causa del fatto che i rapporti con suo figlio si sono interrotti circa vent'anni prima, ma poi cede alla tentazione di verificare coi propri occhi e si reca all'indirizzo che gli è stato indicato.
