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MGW 2017: Kingdom Come: Deliverance - prova

Solitamente le ambientazioni medioevali all'interno del nostro medium preferito sono integrate da tutta una serie di elementi di fantasia come mostri, magie e armamentari incredibili atti a rendere il gioco epico e a far sentire il protagonista un invincibile eroe. Sarebbe infatti un vero peccato se alla vigilia di un'importante battaglia venissimo fatti fuori dalla peste bubbonica, o se al posto di un maestoso purosangue dovessimo percorrere fangosi sentieri in groppa ad un ronzino spelacchiato.



I ragazzi di Warhorse però non la pensano così. "Al diavolo il fantasy e viva la simulazione medioevale" dev'essere il loro motto, e questo traspare perfettamente in Kingdom Come: Deliverance, titolo su cui abbiamo messo le mani durante la Milano Games Week 2017.



Come detto poche righe fa, Kingdom Come: Deliverance è un po' uno Skyrim senza draghi, classi o magie, un simulatore di medioevo senza compromessi in cui (almeno all'inizio) saremo il più anonimo tra i paesani: il figlio di un fabbro senza abilità e dalle scarse capacità intellettuali e dialettiche. Ci troviamo in un villaggio della Boemia, anno del signore 1403, e nostro padre conscio della nostra inettitudine ci affida dei semplici compiti, tra cui recuperare del denaro da un compaesano a cui è stato venduto del materiale a credito.

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1 ottobre 2017 alle 12:40

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Provato in fiera; graficamente buono ma nulla più (qualche problema di pop-up e compenetrazioni varie) ma a livello di design e ricostruzione storica veramente un lavoro interessante. A livello di trama ho visto poco ma i personaggi sembrano particolarmente vivi e realistici, non tanto come animazioni ma come "carattere".