The Evil Within 2 - recensione
Sebastian Castellanos ha perso tutto. Moglie, figlia e lavoro. Vive ogni giorno con sensi di colpa grandi come una casa, la stessa casa in fiamme che vede ogni notte nei suoi sogni. La sua mente è stata devastata dagli eventi che ha vissuto nello STEM. Gli omicidi del Beacon Mental Hospital erano solo l'inizio, lo specchietto per le allodole di un incubo ben più vasto e terrificante. Da allora la sua vita è andata in pezzi e la bottiglia è stata la sua unica amica. Non c'è redenzione per i suoi peccati. O forse sì?
In una delle sue serate peggiori, Sebastian viene contattato da una vecchia conoscenza che lo lascia a bocca aperta rivelandogli che sua figlia è ancora viva. È intrappolata nello STEM ed è in grave pericolo. Una squadra della Mobius è già stata inviata al suo interno ma non è più tornata. L'unica speranza che Sebastian ha di ritrovarla è di entrare nella nuova versione dell'infernale macchinario e cercare Lily di persona. Dopo aver accettato l'incarico, Castellanos precipita (letteralmente) nella cittadina di Union, un luogo apparentemente tranquillo e stranamente silenzioso, alimentato dalla mente stessa di Lily. Per certi versi ricorda Silent Hill ma è impossibile non avvertire nel gioco lontani echi provenienti dall'ultimo Alone in the Dark.
Il vostro primo obiettivo in The Evil Within 2 sarà cercare i membri della squadra Mobius dispersa e recuperare le informazioni da loro scoperte. La missione non inizia nel migliore dei modi. Sebastian trova quasi subito uno dei soldati, morto in un lago di sangue e in circostanze a dir poco bizzarre. Il suo corpo si trova al centro di un set fotografico e il momento della sua morte viene immortalato all'infinito da un loop 3D che da i brividi.
