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Xenoblade Chronicles 2 - recensione

In soli nove mesi Switch è diventato il gadget più desiderato del pianeta. Nintendo infatti è stata capace non solo di lanciare una console che ha cambiato il modo di concepire il videogioco, ma anche di equilibrare le uscite alla perfezione mantenendo tra l'altro un livello qualitativo davvero altissimo.



A chiudere questo 2017 da record arriva ora Xenoblade Chronicles 2, il JRPG che molti attendevano come il Messia. Come ben sapete, spesso accade che una cosa tanto attesa si trasformi poi in una delusione, ma fortunatamente non è questo il caso. L'ultima fatica Monolith infatti è un gioco di dimensioni monumentali, estremamente affascinante sotto molti punti di vista e con quel giusto grado di distacco dai precedenti capitoli che lo rende adatto tanto ai fan quanto ai neofiti della saga.



Al centro della scena troviamo Rex, un intraprendente orfanello (gli eroi dei GDR giapponesi sono tutti orfani, e i più "fortunati" perdono i genitori nei primi 3 minuti del gioco) che sopravvive recuperando rottami e tesori con la sua bella tuta da palombaro. Solo che non si tuffa nel mare, bensì in un oceano di nuvole. Sì, perché i pochi umani sopravvissuti in questo futuro fantasy vivono sospesi su enormi continenti semoventi. O meglio, vivono sul dorso di enormi Titani che se ne stanno buoni e tranquilli mentre i loro "ospiti" costruiscono città sulla loro schiena.

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30 novembre 2017 alle 14:10