Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

The Inpatient - recensione

Esistono vari tipi di orrore. C'è quello esplicito e fragoroso, tipico degli slasher movie anni '80 come Nightmare, Halloween e Venerdì 13, ma anche quello dei torture-horror tanto di moda negli ultimi dieci anni, da Saw L'Enigmista a Hostel. Ne esiste una versione più subdola, che si fa sentire meno ma che colpisce all'improvviso con insana ferocia. Di questa categoria fanno parte giochi come Resident Evil e Outlast, ma anche film quali Le Colline hanno gli Occhi.



C'è poi una terza categoria, ancora più silenziosa ma per questo forse più terrificante, quella degli horror psicologici. Al cinema se ne sono visti tanti, ambientati più che altro in tetre e isolate magioni o in lugubri e inquietanti ospedali. Se avete visto film come Session 9, Shutter Island e The Ward del maestro Carpenter sapete di cosa state parlando.



The Inpatient è una bestia appartenente a questa terza specie. Fin dall'inizio in molti lo hanno accostato a Resident Evil 7, forse per il periodo di uscita (quasi un anno esatto dall'ultima fatica di Capcom) o forse per via di quelle due lettere che campeggiano su entrambe le confezioni dei giochi: VR. Sono invece due titoli profondamente diversi. Tutti e due si svolgono principalmente in ambienti chiusi ed opprimenti, ma dove RE7 imprime nel giocatore un senso d'ansia e paura dovuto più che altro a minacce fisiche, The Inpatient lo precipita in uno stato di incoscienza quasi totale e in un orrore che cresce in maniera diversa.

Continua la lettura su www.eurogamer.it

23 gennaio 2018 alle 06:10