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Crossing Souls - recensione

Ritrovarsi a recensire a pochi giorni di distanza sia l'ottimo The Red Strings Club che Crossing Souls sembra quasi la più classica delle ironie della sorte. Ma cos'hanno esattamente in comune un'atipica avventura punta e clicca cyberpunk e un action-adventure con elementi platform che si presenta come un sentito tributo agli anni '80? In realtà molto più di quanto si direbbe a una prima occhiata, perché questi due progetti sono a loro modo due facce della stessa medaglia.



Sull'argomento torneremo più avanti perché adesso bisogna concentrarsi sul titolo realizzato dai ragazzi di Fourattic, un progetto potenzialmente molto interessante che è passato attraverso una buona campagna di raccolta fondi su Kickstarter, in linea con la maggior parte dei titoli basati sul crowdfunding degli ultimissimi anni. Ossia con quantità di denaro più contenute per progetti dalle dimensioni meno generose ma comunque caratterizzati da stile e ispirazioni in grado di far breccia nel cuore di un più o meno nutrito gruppo di possibili appassionati.



Ci sono i giochi che puntano sull'ormai diffusissimo genere roguelike, altri che strizzano l'occhio ai soulslike o a un livello di difficoltà particolarmente elevato oppure c'è chi, come Crossing Souls, decide di puntare su un sentimento che tra remaster, remake, reboot e miniconsole è indubbiamente molto forte negli ultimi anni: la nostalgia. La nostalgia in particolare per il periodo degli anni '80 ma in generale per icone del passato più o meno recente. Che l'intero progetto sia stato spesso bollato come una sorta di Stranger Things videoludico non è di certo un caso ma puntare solo sulla nostalgia non sempre è sufficiente per spiccare. La calda estate californiana di Chris, Matt, Charlie, Big Joe e Kevin saprà fare il passo decisivo verso il capolavoro?

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5 marzo 2018 alle 17:40