"Star Wars Battlefront II? Non era nostra intenzione creare una slot machine per spremere denaro dalle persone"
"Per me è importante che i grandi publisher diano una mano nella realizzazione dei giochi indie. Quando possedevo la mia compagnia avevamo la stessa passione e convinzione che hanno parecchi piccoli sviluppatori di oggi e ho vissuto le stesse lotte e difficoltà. Proprio per questo posso dire una cosa: quando feci tutto questo venti anni fa penso che fosse più facile di quanto lo sia oggi. Gli sviluppatori di oggi si trovano in un mondo molto diverso e più difficile. Ho capito che potevo aiutare, che come compagnia dovremmo dare una mano. Credo che dovremmo essere in grado di permetterci di supportare la comunità di sviluppatori".
Il significato pare: se le compagnie più grandi non supporteranno gli sviluppatori indie allora chi lo farà? È con queste parole che si apre l'intervista concessa da Patrick Soderlund, vicepresidente esecutivo di EA, a The Guardian. Un'intervista che si è concentrata sull'impegno di EA nei confronti di progetti più contenuti come Fe ed A Way Out ma che non poteva di certo non tornare su una delle vicende più significative degli ultimi mesi: il caso Star Wars Battlefront II.
Come sappiamo il gioco si è ritrovato al centro di parecchie critiche per il sistema di progressione e la gestione di loot box e microtransazioni. EA e DICE hanno cercato di cambiare le cose ma il danno a livello di immagine (che tra l'altro tra molti giocatori non era già particolarmente positiva) è stato evidente. Soderlund spiega la posizione sulla vicenda Star Wars Battlefront II e le intenzioni di EA con queste parole:

Akar
Le scuse arrivano tardi