Vampyr - recensione
Quella del vampiro è certamente una figura pittoresca, capace di mutare ed adattarsi ad un enorme numero di situazioni. Basti pensare al mostruoso ed ormai vetusto attempato Nosferatu, protagonista dell'omonimo film del '22 liberamente ispirato al romanzo di Bram Stoker, da cui poi venne tratta una pellicola più moderna. E come non menzionare la versione più romantica dei succhiasangue nel celebre Intervista col Vampiro, la trasposizione in salsa cinecomic Blade, quella indirizzata ad un pubblico più "teen" di Twilight o ancora, la disamina del mostro secondo una visione più scientifica ad opera di Del Toro in Nocturna (aka The Strain).
Se cinema e letteratura hanno dato il loro contributo per rendere celeberrimo questo mostro spesso tormentato dalla sua condizione di immortale, anche i videogiochi non sono certo da meno. Il nostro medium può vantare la paternità di alcuni dei non morti zannuti più memorabili di sempre, Alucard e Raziel su tutti. Attenzione però, perché oggi arriva su PC e console il nuovo lavoro dei ragazzi di Dontnod, che dopo il loro ottimo Life is Stange hanno deciso di buttarsi (con successo) nel campo degli action GDR. Preparatevi, perché Vampyr ha tutte le carte in regola per diventare un nuovo caposaldo dell'immaginario vampiresco collettivo.
Ci troviamo a Londra, corre l'anno 1918, una figura barcollante emerge dal cumulo di corpi esanimi di coloro che non sono riusciti a sfuggire al flagello dell'influenza spagnola. L'uomo è sotto shock, scosso e inconsapevole della sua nuova condizione, l'unica sicurezza di cui dispone è rappresentata dalla sete che lo attanaglia. Una sete apparentemente inestinguibile, vorace, capace di annebbiare gli altri sensi e di indurlo a compiere azioni che rimpiangerà per il resto della sua interminabile esistenza.
